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L’intervista si è svolta al Teatro Sistina, dove Fiorello ha dato vita ad un mini spettacolo cantato creando un’atmosfera del tutto particolare. Sul palco, con le luci basse, inizia la chiacchierata: quali sono i “supereroi” di Fiorello? Sicuramente Frank Sinatra, che ascoltava estasiato da piccolo: adeso, da adulto, ancora si emoziona quando canta My way. Il primo disco acquistato invece, è stato probabilmente Anima mia dei Cugini di Campagna; poi però ci ripensa, forse era Nel sole di Al Bano. Il dubbio è che fosse stata la sorella a comprare il disco dei Cugini di Campagna.
Di certo, il primo pezzo cantato con una band è stato Cavallo bianco dei Matia Bazar. Senza mai dimenticare di accennare i motivi delle canzoni citate, Fiorello ricorda quando, da piccolo, aveva incontrato Little Tony dopo un concerto in piazza in un paese: era “l’epoca in cui tutti avevano il ciuffo”, e il bambino era stato accompagnato dal cugino grande, che lavorava come guardia. Insieme, i due hanno aspettato davanti alla roulotte. Quando il cantante uscì, diede un buffetto sulla guancia a Fiorello dicendogli “Ciao moré”.
L’intervista si rivela uno show, com’era da aspettarsi: tra imitazioni e brani, Fiorello scherza chiedendo a Pani e Mollica se l’hanno preso per un juke box.
Il discorso si sposta sulla figura paterna: amava Modugno, ne cantava i pezzi e gli somigliava anche fisicamente. Per Fiorello dunque, l’immagine del padre è strettamente connessa con Modugno: lui e i fratelli sono cresciuti con il suo mito, amando soprattutto Amara terra mia. Erano gli anni in cui gli italiani migravano: non a caso Nicola Di Bari firmava Vagabondo e i Nomadi Io, vagabondo, che Fiorello avrebbe poi reinterpretato. Il gruppo lo ha anche ringraziato, perché il loro successo era stato un po’ dimenticato.
Nella sua poliedrica carriera, Fiorello può vantare anche di aver duettato con Mina: “Io che non ho studiato, lì mi sono sentito un cantante. Poi sono uscito da casa sua ed è tornato tutto come prima”.
Da Frank Sinatra a Fred Bongusto, poi è arrivata “l’infornata dei cantautori anni ’70”: “Ci si chiudeva in casa, coi capelli lunghii e i pantaloni a zampa; si stava in camera ad ascoltarli per tutto il pomeriggio”.
Tra i nomi che ne hanno segnato il percorso artistico, non manca l’affettuoso ricordo di Mike Bongiorno: “Ci siamo divertiti tanto. Vi assicuro che quando giravamo la pubblicità, lo spot era solo l’ultimo atto. Era un comico, anche involontario”. Viene riproposto un collegamento di Fiorello e Baldini con il Tg1: i due promuovevano uno show serale, e mentre parlavano con il conduttore David Sassoli, spuntò Bongiorno del basso dello schermo.
Un altro aneddoto riguarda Battiato. Fiorello registrò per scherzo una versione alterata di Centro di gravità permanente, ovviamente imitando l’autore; senza avvisarlo, Cecchetto la passò a Radio Deejay, trasformando la parodia in successo. Così, all’aeroporto di Catania, Fiorello venne fermato da Battiato, che gli chiese lumi su ciò che gli accadeva negli ultimi tempi: la gente che incontrava infatti, gli chiedeva se fosse per caso diventato scemo.
Passando per le parole di Camilleri, la puntata si conclude con Fiorello che canta A muso duro.