Sabrina Nobile incontra Bebe Vio, la campionessa olimpica di scherma che, dopo aver contratto la meningite all’età di 11 anni, ha subito amputazioni a gambe e avambracci. La ragazza, qualche giorno fa, ha postato in rete un’immagine che la ritrae insieme a Massimiliano Rosolino e David Ciaralli mentre si scattano una foto utilizzando la protesi del suo braccio come prolunga. La foto postata sui social è accompagnata dal seguente commento dell’atleta: “Mamma mi ha sempre detto che sarei potuta diventare qualsiasi cosa nella vita… quindi ho deciso di essere un selfie stick”.
L’inviata commenta con Bebe la foto postata in rete. Durante l’intervista, la schermitrice spiega alla Iena come funziona la sua protesi, la stacca e gliela “consegna” per sorreggere il microfono. A seguire alcuni stralci dell’intervista:
Bebe: A me non è sembrata una cosa così strana. È normale per me staccarmi qualcosa e darlo agli altri. Anche in classe, quando andavo a scuola, se c’era una lezione un po’ noiosa mi arrivava dal fondo una voce: “Bebe mi passi il braccio che mi sto annoiando?” e usavano le mie braccia per iniziare a giocare, a scrivere e tutto quanto.
Iena: Una persona che vede uno spirito come il tuo pensa: “Forse su certe cose non si deve e non si può scherzare”?
Bebe: No, invece, secondo me è il contrario e, secondo me, esattamente perché siamo persone normali, siamo persone alla pari, come io ti prendo in giro perché sei delle Iene, una persona può prendermi in giro perché mi stacco il braccio per fare una roba. Io sono fiera delle mie protesi, mi piacciono. […] Le mie caratteristiche mi piacciono, io così mi sento bene, mi sento forse meglio di come mi sentivo prima. […] In un certo senso io devo ringraziare la malattia perché mi ha fatto scoprire tutto un nuovo mondo che è quello paraolimpico e mi piace un sacco, sto scoprendo lo sport paraolimpico e per me è la cosa più bella di tutte. Per me il sogno era Rio, e adesso io a Rio ci sono andata.
Iena: Per quanto riguarda la disabilità, va bene solo se una persona disabile si prenda in giro da sola o anche se a prenderti in giro sono io?
Bebe:Tu devi prendermi in giro, perché secondo me se sei disabile in generale, soprattutto quando esci dall’ospedale, ti trattano come se fossi un cavalluccio di cristallo, […] un oggettino delicato. Secondo me, quando arriva uno che ti dà una pacca sulla spalla e ti dà una scossa pure è meglio, perché sei una persona normale e ti devono trattare normalmente. Quindi, bisogna prendersi in giro, bisogna prendere in giro gli altri. Se vedo uno in carrozzina, io ci tengo a prenderlo in giro perché faccio capire anche a lui che non lo sto trattando come un disabile. Sì, sei disabile, è una circostanza, anche io sono disabile, però l’essere trattati come disabili, secondo me è la cosa sbagliata.
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Per capire se sia giusto fare satira su tutto, persino su un argomento delicato come la disabilità, la Iena intervista, inoltre, chi, per lavoro, le risate le “fabbrica”: Vauro Senesi, vignettista del Fatto Quotidiano; Cinzia Leone, disegnatrice e scrittrice satirica; Emilio Giannelli, vignettista del Corriere della Sera; Giorgio Forattini, disegnatore satirico; Makkox, fumettista e autore satirico; Maryse Wolinski, vedova del disegnatore Wolinski morto nella strage di Charlie Hebdo; Sergio Staino, vignettista e direttore dell’Unità e Milo Manara, fumettista e scrittore satirico.
A seguire, degli stralci:
Iena: Della disabilità si può ridere?
Giorgio Forattini: No, sull’handicap non si può ridere.
Iena: Della disabilità si può ridere?
Maryse Wolinski: Personalmente non mi piaceva che mio marito facesse questo tipo di disegni.
Iena: Della disabilità si può ridere?
Makkox: Satira sui portatori d’handicap? Se la faccio io che, effettivamente non conosco quel mondo, risulterei superficiale, aggressivo in maniera sbagliata, però, se lo facesse un portatore di handicap non è che gli dà il permesso, ma rende il suo discorso satirico e umoristico, consapevole, tu sai di che cosa stai parlando. Un portatore di handicap che conosce quel mondo e tutte le sue problematiche può essere un grande autore satirico. Con questo presupposto si può ridere di tutto.
Iena: Della disabilità si può ridere?
Emilio Giannelli: Sull’handicap non si può ridere, però, quando, noi l’handicappato non vogliamo considerarlo diverso, includerlo nella categoria sul quale si può scherzare credo che sia non uno sfregio all’handicappato ma veramente metterlo in linea con le persone normali.