Il vero nemico, però, per tutti i player del settore rimane la pirateria audiovisiva. Secondo gli ultimi dati FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali), in Italia sarebbero oltre 700 milioni le transazioni illegali operate nel 2017 che avrebbero già bruciato 6500 posti di lavoro nell’industria dello spettacolo.
La FAPAV, in collaborazione con produzioni e distribuzioni, sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione. Al di là della questione strettamente giuridica, Fabrizio Ioli (senior vice president home entertainment & consumer products) ha enunciato i cinque buoni motivi per un consumo digitale: “freschezza dei contenuti, l’accessibilità del costo, l’alta qualità audiovisiva, non occupa spazio in casa e, infine, custodisce la magia del cinema”. C’è, inoltre, un altro aspetto che può far gola: qualora ve lo siate perso al cinema, esattamente dopo 105 giorni, il film è disponibile su Prima Fila (rimanendo nell’ambito televisivo) e su altre piattaforme.
Forte di queste novità, “Kong: Skull Island”, “pensato come un mito che prende vita”, può essere fruito in maniera più moderna. I più grandi, anche i meno affezionati al “gorilla”, ricorderanno quante pellicole siano state prodotte con protagonista l’“ottava meraviglia del mondo” (definizione che fu persino usata come titolo di un film). La prima apparizione sul grande schermo risale addirittura al 1933 con la gloriosa RKO. A crearlo fu Merian C. Cooper., suggestionato da un esploratore scientifico. Da allora Kong (a cui fu aggiunto successivamente il “rango” di King) ha vissuto diverse avventure ed è stato declinato in varie forme di fruizione, non solo cinematografica, ma anche interattiva (videogioco), senza dimenticare i fumetti prodotti.
“Kong: Skull Island” di Jordan Vogt-Roberts è il reboot (riedizione) di King Kong, oltre a far parte della serie MonsterVerse, iniziata con Godzilla e che proseguirà con Godzilla: King of Monsters e Godzilla vs. Kong. Sicuramente il lungometraggio firmato da Peter Jackson ha lasciato il segno (2005), anche per la spiegazione che offre sulle origini del gorilla.
Assistendo a “Kong: Skull Island” colpisce come l’attenzione resti alta, anche quando sembra che si sia creato uno stato di calma. La guerra in Vietnam sta per concludersi e un gruppo eterogeneo di scienziati, soldati ed esploratori si avventura così nelle profondità di una mitica e sperduta isola del Pacifico, tanto pericolosa quanto affascinante, per l’appunto l’isola del teschio. “Al di là di ogni loro aspettativa, la squadra procede inconsapevole di entrare nel dominio del potente Kong, innescando la battaglia finale tra uomo e natura.
Nel momento in cui la loro missione di scoperta diventa una lotta per la sopravvivenza, dovranno combattere per sfuggire da un Paradiso primordiale dove gli uomini non sono contemplati” (dalla sinossi). Andando oltre gli effetti spettacolari e riflettendo a un livello più profondo, ci si rende conto di quanto anche attraverso un fantasy si possano comunicare dei messaggi importanti e universali. Quest’opera tratta le conseguenze dell’andare oltre il limite, come si possa perdere il controllo con il cosiddetto umano che può trasformarsi in disumano e viceversa, fino a un tòpos del genere e di Kong: il contatto tra chi (apparentemente) spaventa e la donna. A condire il tutto ci pensano, insieme all’équipe tecnica, il cast stellare: Tom Hiddleston, Brie Larson, Samuel L. Jackson, John Goodman e John C. Reilly.
“Kong: Skull Island” va giustamente contestualizzato nell’era e nell’ottica del blockbuster, godendone della visione in quanto tale.