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Ci spieghi meglio il significato di Un’altra storia
Si tratta di una campagna sociale di raccolta fondi che utilizza il linguaggio della commedia romantica. Il cortometraggio presenta tre spot, ciascuno interpretato da una coppia di attori: Adriano Giannini e Ksenia Rappoport, Giorgio Pasotti e Alessandra Mastronardi, Fabio Troiano e Claudia Gerini.
Il tono degli spot è ironico, tanto che quella che sembra violenza su una donna, si rivela poi ben altro: un gioco delle parti che fa parte della quotidianità del rapporto di coppia. I tre spot si intitolano La partita di calcetto, L’anniversario e Le scarpe nuove.
Possiamo parlare di una campagna femminista?
In realtà il femminismo non c’entra niente. Più in generale, quando si parla di violenza sulle donne, è una questione di emancipazione culturale, che non c’è da entrambi i lati. Bisogna mettersi d’accordo sin dall’inizio sui termini di una relazione.
Nella produzione di Un’altra storia è coinvolto anche il Gruppo Trussardi. È un tema a cui suo marito tiene in particolar modo?
Lui è molto attivo da questo punto di vista. Bisogna chiarire una cosa: innanzitutto la sua azienda è composta dal’88% di donne, poi ha: una mamma, due sorelle, una moglie, due figlie, una figlia putativa, e persino il cane femmina. Perciò altro che quote rosa…
A proposito di violenza sulle donne, lei lo scorso anno è stata oggetto di molte critiche, proprio da parte di donne, per la sua scelta di tornare subito al lavoro dopo il parto
Io non ho detto niente, mi sono solo limitata ad andare a lavorare perché stavo bene. Molti mi hanno attaccata perché sono tornata dopo tre giorni dalla nascita di Sole, ma nessuno può giudicare una mamma: ci sono quelle che stanno bene, altre che hanno problemi in gravidanza. Poi ci sono quelle come me che, dopo la gravidanza, hanno una scarica di adrenalina pazzesca; io sono stata fortunata. Mettiamo le cose in chiaro: fare Striscia la notizia non è certo come fare un lavoro di nove ore in piedi. Si, c’è un impegno, però sto seduta dietro un bancone, al massimo vado in redazione a fare i doppiaggi: è un lavoro tranquillo.
Lei ha fatto dell’ironia la sua caratteristica distintiva, come mai è stata scelta questa chiave di lettura anche per i tre spot?
Perché tutti hanno brutte esperienze o attraversano momenti tristi, perciò esorcizzare è l’unica soluzione. L’ironia l’ho imparata in Italia: io, essendo svizzera, venivo da una mentalità molto diversa, più rigida. Qui ho imparato a sdrammatizzare.
Ci anticipa qualche impegno lavorativo?
Per ora Striscia, poi, quando a Natale finisco, mi godo i miei ultimi tre mesi di gravidanza in serenità.