Un concerto alternativo a quello trasmesso da Rai Tre, il vostro. Che reazione vi aspettate da parte dei media?
Quest’anno abbiamo ancora Radio 1 come media partner, abbiamo confermato il rapporto e il direttore è entusiasta. Anche i messaggi politici che lanceremo dal palco avranno una cassa di risonanza molto più grande.
Abbiamo avuto un riscontro maggiore da parte dei media. Alla conferenza c’erano molte testate e sono già usciti diversi articoli.
In generale comunque, quest’anno c’è più attenzione; evidentemente i numeri dell’anno scorso sono serviti a confermare l’importanza dell’evento. E in fin dei conti, anche chi ci ignora fa il nostro gioco.
Che significa che chi vi ignora fa il vostro gioco?
L’anno scorso, definendoci sagra di paese, la Cisl ha decretato il nostro successo. Quest’anno invece, durante la nostra conferenza stampa, gli organizzatori di piazza San Giovanni hanno pensato bene di far uscire la lista ufficiale dei loro nomi. Sono tutti piccoli segnali che dimostrano che il primo maggio sia diventato una competizione, ma noi non siamo in gara con nessuno. Anzi, al momento riteniamo di essere l’unica festa dei lavoratori in cui affrontare determinate tematiche. L’altra ormai è diventata una kermesse in cui promuovere i propri dischi.
Radio 1 è una radio della Rai, l’azienda si è dimostrata interessata all’evento per quanto riguarda le sue reti televisive?
Noi abbiamo contattato le reti nazionali. La Rai evidentemente non è interessata perché ha il dominio sul concerto di san Giovanni. Sky invece si è dimostrata interessata per un breve motivo, sembrava avesse accettato anche le nostre richieste, si parlava degli sponsor durante la diretta, però poi è tutto svanito. Sono spariti.
A questo punto, a pensar male si fa presto, specie se si va contro i poteri forti dei sindacati e un certo sistema politico della comunicazione.
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Ci spieghi meglio perché secondo lei si sono tirati indietro.
Della questione tarantina nessuno parla in maniera approfondita e seria, quindi è evidente che i partiti politici e i gruppi sindacali continuano ad avere interesse nel mettere il silenziatore a una manifestazione che, sempre più, è fatta di voci che urlano e chiedono di essere ascoltate. Noi su quel palco gridiamo le nostre verità.
Sull’affare Ilva non si spende nessuno per spiegare all’Italia cosa stia avvenendo. Nessuno scrive nella pagine dei giornali o dice nei telegiornali del decreto che è stato approvato, rinominato proprio “decreto salva Ilva” perché non tocca minimamente la questione ambientale né quella sanitaria. Non si racconta che i lavori di bonifica saranno rispettati solo nell’80% delle richieste, mentre nel 20% mancante le modifiche agli impianti più inquinanti, che non ci sarà un registro dei tumori, che non ci sarà insomma niente di ciò che serve alla città. Nessuno ne parla perché, banalmente, sull’Ilva hanno mangiato tutti.
Non dimentichiamo che Riva ha sovvenzionato le campagne elettorali di tutti i partiti che si sono succeduti al governo.
Lei è conosciuto dal pubblico soprattutto come attore di fiction. Pensa di portare il suo impegno politico anche nella recitazione?
Chiunque faccia qualsiasi lavoro, ha il dovere di esporsi politicamente. La politica si fa per strada, tra la gente, quando si ha un’idea forte e la si vuole esprimere: tutti dovrebbero avere un senso civico, uno spirito critico politico. Tutto ciò non ha alcuna connessione con la professione di una persona.
Ci anticipa i prossimi impegni lavorativi?
Dopo il primo maggio mi chiuderò in studio per provare lo spettacolo Orfeo e Euridice.
E invece a che punto è la realizzazione de Il giovane Montalbano?
È in post produzione, la seconda serie dovrebbe uscire in autunno.