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O tempora, o mores potremmo inveire deplorando il degrado a cui può abbassarsi un’attrice amata e diretta dai massimi registi del cinema italiano e straniero. Lei, splendida e acclamata nel Gattopardo diretta da Luchino Visconti, interprete credibile e delicata per Comencini, Fellini, Damiano Damiani, Sergio Leone, Luigi Zampa, Luigi Magni, scende dal piedistallo dove era stata per oltre cinquant’anni, dimentica di aver rappresentato un’epoca storica per il grande schermo non solo italiano e si trasforma in un’attricetta inserita in un contesto ultra borgataro e “caciarone”.
La diva è morta, dalle sue ceneri è nata una povera signora forse alla ricerca di una rinnovata notorietà che, alla soglia degli 80 anni, può apparire ancora un motivo di vita. Ma che bisogno aveva Claudia Cardinale di far parte di una serie obsoleta, grossolana, intrisa di situazioni volgari e di un linguaggio tutt’altro che oxfordiano? Che bisogno aveva di affiancarsi ad una Manuela Arcuri, ad una Federica Nargi,ad una Adua del Vesco, lei signora della recitazione e dell’arte di affascinare con la sola presenza? Ogni segno di distinzione è sparito. Adesso è inserita in un contesto dove a dominare sono soltanto i classici ingredienti da soap opera, per di più esasperati all’ennesima potenza da un uso abnorme del dialetto romano mortificato da espressioni troppo colorite e piene di doppi sensi. Dovrebbero ricordare gli sceneggiatori la dignità del vernacolo romanesco consacrato nella letteratura dialettale classica da Giuseppe Gioacchino Belli.
Non esiste più nulla della Claude Joséphine Rose Cardinale unica a conseguire, negli anni Cinquanta e Sessanta, una notorietà internazionale insieme a Sophia Loren e Gina Lollobrigida. Dall’alta aristocrazia della recitazione all’immobilismo statico e asettico di atteggiamenti nei quali si fa fatica a riconoscere l’antica nobiltà artistica.
Lei, che ha sempre detto di essere contraria a ritocchi estetici, è apparsa diversa, quasi irriconoscibile in un ambiente che, per dignità professionale, non le apparteneva. Il suo curriculum è lungo e prestigioso, contempla una lista infinita di titoli da I soliti ignoti diretta da Monicelli a Claretta con la regia di Pasquale Squitieri, solo per citarne alcuni. Recitare accanto a Burt Lancaster e Alain Delon e poi ritrovarsi a condividere la scena con personaggi tipo Lalla la Sciacalla o Jessica Lolli, rappresentano il vero degrado artistico di una diva. Dal sublime al trash, insomma, il passo è stato breve.
Certo, nel cast de Il bello delle donne…alcuni anno dopo ci sono altre attrici come Giuliana de Sio, Lina Sastri, Barbara de Rossi e Anna Galiena. Ma nessuna ha mai incarnato un mito internazionale di bellezza e di credibilità artistica come Claudia Cardinale.
la “Credibilità artistica”, signora Marilda Caterini, lei non sa cosa sia. se si permette di inserire il nome di Giuliana de sio nell lista delle attrici che non l hanno rappresentato. e il talento di un attore , se c è, non decade in nessun contesto e a nessuna età, faccia una riflessione più seria e competente , se ci riesce