L’anziano interprete di don Matteo ha lasciato la serie. Al suo posto l’aitante e palestrato nuovo capo della Forestale che dovrebbe catturare l’attenzione e la curiosità di quel pubblico femminile abituato ai “belli da soap opera”. Il compito di Liotti è far dimenticare il suo precedessore. E, bisogna dirlo, ci riesce in maniera quasi indolore. Innanzitutto i telespettatori faranno a meno degli atteggiamenti statici e quasi ieratici di un Terence Hill che interpretava Pietro a San Candido proprio come don Matteo a Spoleto. Stessa espressione facciale, medesima inflessione, sorriso stereotipato e, naturalmente, buoni sentimenti. Pietro la guardia forestale era il don Matteo senza la tonaca, in groppa ad un cavallo e non in sella alla bicicletta.
Adesso è arrivato Francesco che non recita come Clarke Gable ma fa parlare i suoi muscoli e il fisico. E si tormenta interiormente perchè è posseduto da demoni e da rimorsi che, naturalmente, si sono svelati fin dalla prima puntata. Ma anche lui dispensa affidabilità e mostra un alto senso del dovere. Anche lui partecipa alla vita del piccolo centro nel quale, a dispetto dalla bellezza paradisiaca dei paesaggi e delle montagne, accadono eventi drammatici. Il buono, o meglio il buonismo, si mescola alla malvagità ma anche alla pura commedia di alcune situazioni. Come quella di cui è protagonista Fedez. Il rapper, che interpreta se stesso, fatica ad inserirsi nel contesto del racconto: colpa della sceneggiatura contorta che, pur di sorprendere, non esita dinanzi a nulla.
E così tra ragazze scomparse, sensi di colpa, malattie drammatiche, indagini della Forestale e capricci di Fedez che vuole “fidanzarsi per finta” per essere lasciato in pace dalla stampa, si cerca di costruire una serie differente dal passato.
Infine, la recitazione degli attori non è certo indimenticabile. Al contrario, si salvano in pochi. Senza storia l’interpretazione di Rocio Munoz Morales, statica e monotona priva di ogni sfumatura espressiva. Il suo unico pregio è la bellezza. Appena accettabile quella di Liotti che almeno mostra qualche espressività. Roccia, al secolo Francesco Salvi, si distingue almeno per anzianità di servizio.
Il prodotto è stato costruito sulla scia del passato per cui il gradimento del pubblico è quasi certamente assicurato.
il problema della serie non è solo nella recitazione spesso imbarazzante dei vari protagonisti: permane, rispetto alla (o alle?) serie precedente una sceneggiatura che presenta storie improbabili (e qui passi pure), messe in scena con particolari grottescamente inverosimili, e ambientate inspiegabilmente in luoghi continuamente variabili e lontani fra loro: chi conosce un minimo la Val Pusteria non può non notarlo. Forse i personaggi si spostano con il teletrasporto…
Permangono panoramiche aeree totalmente gratuite, forse allo scopo di catturare l’occhio dello spettatore…
L’ultima puntata conteneva una serie di assurdità degne di un fumetto: l’aereo da turismo che si schianta contro la montagna, i 4 passeggeri (trafficanti di droga) che riescono inspiegabilmente a lanciarsi col paracadute… Liotti da’ un’occhiata e decreta all’istante “un Cessna (?) si è schiantato, si sono lanciati col paracadute” (si vedono intanto per un attimo dei parapendii!!..). Segue una grottesca scalata notturna (con corda rigorosamente avvolta attorno al collo come da scuola di roccia..) per recuperare la borsa con la droga che è misteriosamente scampata allo schianto e posata in cima alla parete.. (in realtà dopo tanto scalare sono arrivati su un un altopiano…) Ma per favore, signor regista, ci risparmi altri orrori….
c’è qualcosa che non quadra.. il capo della forestale nella prima puntata arriva da non si sa dove a san candido, dove nessuno lo conosce,.. nella seconda puntata lui si reca in cimitero a pregare nella tomba del figlio.. perché il bambino è nel cimitero di San Candido?
Che polpettone
come puro intrattenimento e con la complicità di straordinari paesaggi ben fotografati, la serie potrebbe anche andare se ci si arma di benevolenza e bocca buona; Liotti e Ianniello sono simpatici, quest’ultimo avrebbe originali capacità comiche non fosse avvilito da una stupida, irritante e improbabile love story con la legnosa e antipatica modella. Purtroppo i personaggi femminili e rispettive attrici – tranne forse la sorella dell’appuntato, l’unica con qualche barlume espressivo di simpatia – sono il tallone d’Achille della serie.