Come si è trovato nel riprendere il ruolo di Coliandro dopo circa 6 anni?
Confesso di aver provato, oltre ad una forte emozione anche dei timori. Mi chiedevo se fossi stato ancora in grado di prestare il mio volto all’ Ispettore Coliandro. É bastato che i Manetti Bros battessero il primo ciak per annullare il gap temporale dal 2010 ad oggi. Mi sono ritrovato nel personaggio immediatamente. {module Pubblicità dentro articolo}
Sarà il solito ispettore o cambierà qualcosa della sua personalità?
Di Coliandro non cambia nulla, personalità, timori ed incertezze resteranno quelli di sempre. Caratteristiche amate da un pubblico trasversale che ha eletto Coliandro a modello in cui potersi riconoscere. Certo qualche ruga in più io la avrò sul viso e gliela regalo volentieri. Ma questo è l’unico segno distintivo tra il passato e il presente.
Perché Coliandro piace tanto ad un pubblico differente?
Perché è uno di noi, un uomo con i suoi difetti, con le sue paure, con il suo disincanto nel quale potersi rispecchiare. Lo scrittore Carlo Lucarelli ha dato vita nelle pagine dei suoi libri, ad un ispettore che è stato facile portare sugli schermi televisivi. E sono certo che il pubblico continuerà ad amare il personaggio coinvolto in avventure tutte differenti una dall’altra e dai tratti spiccatamente cinematografici.
Quanto è stata importante la regia dei Manetti Bros?
È stata determinante. Loro conoscono il personaggio fin dagli inizi, dal 2006. Ed hanno infuso ritmo e vigore nel racconto delle storie. {module Pubblicità dentro articolo}
È stata importante la città di Bologna come sfondo?
Anche Bologna è stata determinante per la riuscita delle sei puntate. La città rappresenta un altro protagonista, di essa vengono fotografati gli angoli più suggestivi che si fondono, in un’armonia totale, con le vicende di Coliandro. Il risultato è una regia che assume tratti letterari e dà ampio spazio alla rappresentazione e alla comprensione del racconto televisivo.
Ci racconta come si sono svolte le riprese?
Abbiamo lavorato a Bologna e dintorni nel corso di tutta l’estate. Coliandro è una produzione a basso costo perché rappresenta una piccola serie nell’ambito di RAI fiction, destinata alla seconda rete che da poco è tornata ad ospitare serie televisive di produzione propria. Certo è stato faticoso, ma tutti nel cast avevamo una forte motivazione: rendere al meglio i nostri personaggi e dare al pubblico la sensazione di una perfetta credibilità recitativa.
Lei ha anche dei film per il grande schermo in uscita?
Sì, si tratta di due pellicole, la prima è “Nemiche per la pelle”, la seconda è “Miami Beach” dei fratelli Vanzina in uscita nel marzo prossimo.
Invece per la tv sta girando Studio Uno. Ci dice di che si tratta?
È una fiction che ripercorre la storia del più grande show degli anni 60, Studio Uno, nel quale trovarono la popolarità le mitiche gemelle Kessler. Le riprese sono in corso a Torino. E la storia gira intorno al programma perché non tutti volevano si realizzasse. {module Pubblicità dentro articolo}
Qual è il suo personaggio?
Io mi calo nel ruolo di un funzionario Rai che rema contro la realizzazione di Studio Uno. La fiction sarà un’occasione per constatare quali contrasti esistevano in Rai all’epoca: da una parte c’erano idee innovative, dall’altra invece quelle tradizionali. Rivedremo anche molti personaggi noti che hanno partecipato al programma.
Ci sarà una terza stagione della serie “Una grande famiglia”?
Al momento sembra proprio di no, la storia dovrebbe essere proprio finita.
C’è un personaggio nel quale vorrebbe calarsi e che non ha ancora interpretato?
Vorrei interpretare un personaggio drammatico, diretto da uno dei tanti registi bravi che abbiamo in Italia.
Qual è il suo rapporto con la lettura?
Sono un lettore onnivoro, leggo di tutto.