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Prima della sigla voliamo sul luogo dell’omicidio odierno: un gatto delle nevi a Crest investe un uomo. Subito dopo il vicequestore è avvisato dell’accaduto, proprio mentre si trova insieme alla sua amante Nora (Francesca Cavallin). Scopriamo che la squadra non è certo di primo livello: l’agente Casella è anziano e per problemi alla prostata urina sul luogo del delitto, mentre l’agente D’Intino ha paura dei cadaveri.
Conosciamo anche un po’ di vita privata di Rocco Schiavone: all’interno della sua abitazione infatti l’uomo parla con Marina, la moglie morta da diverso tempo. Nonostante ciò non riesce proprio a resistere al fascino di Nora. Ecco qua un altro vizietto del vicequestore, che per rilassarsi ama fumare un bel spinello.
Le indagini sono ancora ferme e il Questore Andrea Costa inizia ad incalzarlo, con un gergo sin da subito moto colorito. 36 ore per scoprire qualcosa da dire ai giornalisti. I primi passi sono mossi grazie alla preziosa autopsia del medico legale Alberto Fumagalli (Massimo Reale).
Luisa Pec, una donna del posto, denuncia la scomparsa del marito e sarà proprio un tatuaggio a confermare che l’uomo, Leone Miccicchè, è la vittima. Pià tardi il vicequestore va al rifugio della donna. Luisa smentisce possibili problemi con la criminalità organizzata ma evidenzia una lite con il maestro di sci. Schiavone non sembra convinto, nonostante la donna provi a portarlo dalla sua parte con la notizia di una gravidanza.
Ad Aosta arriva anche Sebastiano, un amico storico di Rocco, che come sempre propone affari non leciti. I sospetti si fanno sempre più intensi sul maestro di sci Omar; infatti non solo l’uomo ha avuto una lunga storia con Luisa prima del suo matrimonio, ma la porta della scuola era anche aperta.
Furbo come una vecchia volpe Schiavone scopre, facendosi dare la carta d’identità, l’indirizzo dell’uomo e così decide di entrare in casa sua, dove trova tantissime foto di Luisa Pec e la piantina del rifugio. Il vicequestore coinvolge, nell’affare illegale del camion di droga, anche il giovane e valoroso, ma bisognoso di soldi Italo Pierron (Ernesto D’Argenio).
Nel rimorchio prima della droga però vengono trovati diversi profughi. Dopo un ora l’episodio ancora non decolla: ritmo lento, poche emozioni e bisogna dire che anche la bravura di Marco Giallini appare fuori luogo nelle dinamiche narrative. Sorpresa nella sorpresa, oltre alle sostanze stupefacenti ci sono anche delle armi.
In soccorso alla squadra arrivano i verdetti dell’autopsia: nel fazzoletto che Leone aveva nella trachea c’è una traccia ematica differente da quella della vittima ma sempre di un uomo. Così per confrontarlo con il sangue del maestro di sci, il principale indiziato, decide di dargli un pugno. Omar svela come Luisa abbia un debito con lui. Il confronto del DNA però conferma compatibilità.
Altro “colpo di scena” tra le lettere della vittima viene ritrovato un’analisi dello sperma che dimostra come fosse sterile. Ritornato sul luogo del delitto insieme al fidato Pierron, il vicequestore trova un mozzicone di sigaretta e firma un duplice mandato di arresto: “perchè i colpevoli sono due”.
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Il vicequestore irrompe durante il funerale: la prima colpevole è proprio Luisa Pec, l’altro invece il capo dei gatti delle nevi Luigi. L’uomo cerca di scappare ma è bloccato dagli altri uomini della squadra. Durante gli interrogatori arrivano le due confessioni, ma entrambi sostengono che non volevano ucciderlo.
Accelerata in modo spasmodica la risoluzione del caso, senza però che a casa si riesca a capire e vedere come Rocco Schiavone è arrivato a questo punto. L’altra nota stonata sono le continue parolacce e gesti poco conformi alla legge del vicequestore. Il lato positivo delle storia invece è l’anima della moglie, che continua a dare consigli e stare accanto al marito nonostante sia morta.
Rocco Schiavone termina qui e vi da appuntamento a venerdì con il secondo appuntamento.