Licia Colò ci accompagnerà sulle Dolomiti, nella Grotte di Punkva e nell’Abisso di Macocha della Repubblica Ceca, fino alla “Scala dei Turchi” in Sicilia.
Le prima puntata , “Il regno dell’acqua”, ha trattato l’importanza delle risorse idriche per la sopravvivenza sul nostro pianete. Mentre “L’equilibrio possibile”, la seconda puntata, ha focalizzato l’attenzione sugli equilibri degli ecosistemi sella Terra.
Niagara – Quando la natura fa spettacolo segna il ritorno in Rai di Licia Colò, dopo quattro anni lontano da Viale Mazzini.
È prodotto dalla Rai e pensato per fa conoscere bellezze naturali e incontaminate, gli animali meravigliosi e l’habitat in cui vivono.
Niagara vuole anche sensibilizzare il pubblico su alcuni degli enormi problemi legati allo sfruttamento delle risorse, al riscaldamento climatico e alla distruzione di interi ecosistemi ad opera dell’uomo. Tutti guai che stanno stravolgendo irrimediabilmente la Terra.
Insieme ad altri programmi – come “5 cose da sapere” di Giovanni Muciaccia e ad un “Sereno Variabile” rivisitato – inaugura quello che il Direttore di Rai2, Andrea Fabiano, ha definito “filone divulgativo” per la seconda rete Rai.
Licia Colò apre la puntata spiegando che si parlerà dell’evoluzione geologica della Terra. Un vero e proprio organismo vivente, in perenne cambiamento da centinaia di milioni di anni.
Si parte dalla Dolomiti, con l’aiuto di “Ely”, il drone che fa da mascotte teconologica del programma.
Nel 2009, le Dolomiti sono state dichiarate “Patrimonio dell’umanità” dall’Unesco. Furono studiate per la prima volta da Déodat de Dolomieu, un geologo francese che fu catturato dalla loro particolarità. A renderle così caratteristiche è il fatto di essere costituite da “dolomia”, una roccia particolare che è formata da piccoli cristalli. Quando viene colpita dei raggi solari, la dolomia è in grado di rifletterli in modo unico, dando vita a colori mozzafiato.
Adesso, Licia Colò ci fa conoscere le Dolomiti con una ricognizione in elicottero. L’impatto è notevole.
Ora, il Fisico nucleare Valerio Rossi Albertini – primo ricercatore al CNR, esperto di chimica e fisica dei materiali – ci parla di come cambia il nostro pianeta con la tropicalizzazione del clima.
Tropicalizzazione non vuole dire solo temperature alte: a causa del surriscaldamento degli oceani, potrebbero cambiare le correnti d’aria, quindi anche le condizioni di umidità e le precipitazioni. In alcuni luoghi potrebbe diventare molto più caldo, in altri molto più freddo. Ciò vuol dire che salterebbe l’equilibrio dell’intero ecosistema.
Il loto, una pianta particolarmente propensa all’adattamento ai cambiamenti climatici, potrà essere da esempio per capire come non soccombere al mutamento.
Niagara – Quando la natura fa spettacolo si sposta di qualche centinaio di chilometri, in Repubblica Ceca, tra le foreste della Moravia.
È lì che si trovano le Grotte di Punkva, 40 chilometri di cunicoli scavati dall’acqua nella roccia calcarea, con stalattiti e stalagmiti ad ogni angolo.
L’Abisso di Macocha fa parte sempre del sistema dell Grotte di Punkva ed è una depressione mozzafiato di 138 metri tra due montagne, creata anch’essa dallo stesse infiltrazioni di acqua che hanno creato le Grotte.
All’Abisso di Macocha è legata una leggenda: una matrigna invitò il suo figliastro a raccogliere dei frutti in quella zona, ma poi gli diede una spinta per gettarlo nel dirupo ed ucciderlo. Il bambino si salvò cadendo sugli alberi e venne salvato da alcuni cacciatori, che poi fecero fare la stessa fine alla donna. Macocha significa proprio “matrigna”.
L’interno delle Grotte toglie il fiato.
Alessio Aversa ci porta nella Foresta di Białowieża, al confine tra Polonia e Bielorussia.
Un ecosistema preziosissimo, l’unico di questo tipo in Europa. Qui vivono gli unici esemplari di bisonti europei rimasti.
Il cambiamento del microclima in atto, però, con l’aumento delle temperature e delle precipitazioni sta mettendo a rischio la sopravvivenza di specie uniche, come di alcuni scarabei.
A tutto ciò sta contribuendo anche l’uomo con una scellerata opera di deforestazione, giustificata con l’eliminazione di alberi malati.
In tanti hanno provato ad opporsi, sia singoli individui che organizzazioni ambientaliste, ma hanno ottenuto pochi risultati, finora.
Gli orsi polari continuano la loro lotta per la sopravvivenza. Niagara – Quando la natura fa spettacolo ripropone la questione dello scioglimento dei ghiacci dell’Artico, su cui l’uomo ha quasi tutte le responsabilità. L’orso polare è nato e si è evoluto per vivere con il ghiaccio: senza di esso, può solo estinguersi. Non riuscirebbe a cacciare.
Nella Baia di Hudson, in Canada, molti orsi polari stanno già vivendo questo problema e sono costretti a spostamenti anomali. Ciò comporta molte insidie per la loro sopravvivenza, anche perché spesso non riescono a fare abbastanza scorte grassi (soprattutto di foca).
Il numero degli orsi polari è calato del 22% nella Baia di Hudson. Per procurarsi il cibo necessario a non morire, gli orsi stanno cambiando tipo di alimentazione e si stanno prendendo più rischi.
In alcuni casi, si sta assistendo ad orsi che mangiano le carcasse di propri simili, un comportamento mai osservato prima. Ma in troppi non ce la fanno ugualmente.
Il turismo degli esseri umani, poi, contribuisce ad alterare la regolarità della vita degli orsi.
Anche se gli stessi orsi, negli ultimi anni, cercano di più il contatto con gli insediamenti umani e, addirittura, con i propri acerrimi nemici: lupi e cani.
Adesso Licia Colò ricorda il naturalista sudafricano Wayne Lotter. Ha dedicato la sua vita alla difesa delle specie protette in Africa, portando a termine molte lotte contro il bracconaggio. Era uno dei più famosi e bravi naturalisti che si occupavano di protezione degli elefanti in tutto il continente. È stato ucciso circa un anno fa, probabilmente da un gruppo di bracconieri.
Avete mai visto un canguro arboricolo? Nel Queensland, in Australia, c’è una donna di nome Margit che se ne prende cura, li accudisce se stanno male e, in casi particolari, li ospita in casa.
Niagara – Quando la natura fa spettacolo si sposta in Sicilia. Esattamente, alla “Scala dei Turchi”, una parete rocciosa a picco sul mare sulla costa agrigentina. È costituita da marna, una roccia calcarea, levigata per milioni di anni da vento e pioggia.
Il nome viene dal fatto che è fatta di tanti scalini e dall’appellativo – “turchi”, appunto – dato dagli abitanti del posto agli stranieri, soprattutto africani, che arrivavano a Realmonte.
La Scala dei Turchi è “Sito di interesse cmunitario” ed è candidata per diventare “Patrimonio dell’Unesco”. Nei decenni scorsi è stata minacciata dall’abusivismo edilizio. Ma è stata salvata ed ora vive il suo massimo splendore, con milioni di turisti che la visitano ogni anno.
Niagara – Quando la natura fa spettacolo si avvicina alla chiusura con il fotoreperter Luca Bracali, andato in provenza per realizzare un reportage sulla fioritura della lavanda.
Fotografare e realizzare video sulla fioritura non è facile. Dura pochi giorni e richiede condizione di luce particolari. Un lavoro paziente e delicato.
Il lavoro delle api è insostituibile anche in questo caso: l’impollinazione che garantiscono è fondamentale per la fioritura.
Gli ultimi minuti sono dedicati nuovamente alla “Scala dei Turchi” e alla documentarista Claudia Capodarte, celebre per le sue immersioni nei fondali di tutto il mondo, anche a contato con balene e squali. La Capodarte è stata tra le prime a mostrare una ricchezza della fauna mediterranea prima sconosciuta ed ha contribuito a far conoscere molto anche questo tratto di mare agrigentino.
La terza puntata di Niagara – Quando la natura fa spettacolo finisce qui.