E’ realizzato da Rai 3 e dal Tg3. E si compone di cinque puntate in onda in seconda serata.
Come si intuisce già dal titolo, la terza rete diretta da Stefano Coletta, inizia un viaggio sulle rotte del narcotraffico. Data l’importanza della trasmissione e la stretta attualità, è stata indispensabile la collaborazione tra Tg 3 e la rete.
Innanzitutto le puntate sono una vera e propria full immersion in zone proibite dove la legalità non esiste perchè è stata sostituita da corruzione e violenza. Vedremo come si lotta per il controllo dei territori e quanto sono ferocemente attivi i cartelli del narcotraffico, gruppi di guerriglieri, paramilitari, gruppi di polizia autocostituita non riconosciuti.
Sarà un viaggio che parte dalla Colombia, arriva al Messico e si porta fino alla Calabria. Sarà il procuratore Gratteri insieme ai suoi uomini a raccontare come hanno scoperto gli affari della ndrangheta con i narcotrafficanti Sud americani e quali sono state le indagini portate a termine.
La prima puntata in onda mercoledì 17 luglio in seconda serata, punta l’attenzione sulla coltivazione dell’ oppio del Messico, terzo produttore al mondo di eroina. La guerra messicana della droga è un conflitto armato in cui si scontrano i cartelli messicani della droga tra loro e contro le forze armate del governo messicano.
Le autorità statunitensi e messicane affermano che in Colombia, luogo dove si trovano la maggior parte delle piantagioni, la produzione di droghe illegali è in crescita da quando la principale rotta di rifornimento di cocaina e altre droghe illegali che entrano negli Stati Uniti passa per il Messico e l’America Centrale
Un viaggio in un territorio senza regole tra le milizie di Filo de Caballos, un piccolo villaggio roccaforte della polizia comunitaria di Guerrero che combatte una guerra feroce contro il cartello del sud. Una guerra lunga che affonda le radici negli anni e ha bisogno di soldi per sostenersi. Dal Messico si giunge poi all’Italia con l’intrecciarsi di sorprendenti vicende dove si documenta anche di religiosità opportunistica della ndrangheta che venera la Madonna di Polsi con quella primordiale dei messicani e del culto pagano della Santa Muerte, “protettrice dei pistoleros”.
Si parla poi di El Chapo Guzman il più noto e spietato dei narcotrafficanti messicani.
Il viaggio si protrae per cinque puntate nei campi di droga e nei laboratori nascosti nella selva colombiana. A raccontare sono ragazzini di 13 anni che lavorano indefessamente una giornata intera per pochi pesos. Vivono in miseria ma fanno guadagnare milioni di dollari ai gruppi criminali che li sfruttano.
Nella 2015, a oltre 8 anni e mezzo dall’inizio della guerra alla droga messicana dichiarata dal presidente Felipe Calderón nel dicembre 2006, i cartelli messicani secondo erano rimasti in otto.