Sempre superiore agli avvenimenti che ha commentato e che lo hanno attraversato, Bruno Pizzul è riuscito nel raro compito di unire gli italiani appassionandoli al calcio. Nato a Udine nel 1938, il telecronista friulano è stato un discreto calciatore a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, costretto anzitempo a ritirarsi dal calcio a causa di un infortunio grave al ginocchio. Appassionato di lettere moderne, si laureò pochi anni dopo il ritiro finendo con l’insegnare nelle scuole medie superiori della provincia di Udine. Non era questo, però, il suo destino. E fu così che nel 1969 Pizzul vinse un concorso Rai nella sede di Radio Trieste che lo portò dopo un anno alla sua prima telecronaca sportiva, avvenuta nel 1970 con la partita di Coppa Italia Juventus-Bologna. Da lì in poi il telecronista friuliano non si fermò più, scalando con successo le gerarchie della televisione sportiva italiana.
Nel 1972 commentò la sua prima finale dei Campionati Europei di allora (che un tempo si chiamavano Coppa Henry Delaunay) tra le squadre di Germania Ovest e Urss, tutt’altro che un incontro facile viste le ingerenze sovietiche su parte della popolazione tedesca di allora. Un anno dopo ancora, fu sua la telecronaca della finale della Coppa delle Coppe (oggi conosciuta come Coppa Uefa) tra il Milan di Nereo Rocco e Luciano Chiarugi e il Leeds United allenato da Don Revie. Dalle telecronache sportive, Bruno Pizzul passò di lì a poco alla conduzione dello storico rotocalco televisivo La Domenica Sportiva. Dal 1975 fino al 1993 (anno in cui venne affiancato da una giovanissima Simona Ventura), la sua conduzione della DS tenne incollati allo schermo milioni di telespettatori prima dell’esplosione delle televisioni commerciali Mediaset. Trasmessa su RaiUno sino al 1995, il programma condotto da Pizzul fu anche uno dei primi a colori della storia del nostro paese (la prima diretta a colori fu del 06 marzo del 1977).
Ma soprattutto Bruno Pizzul è ricordato da tutti noi come la voce par excellence della Nazionale Italiana. A partire dai campionati del mondo di calcio svoltisi in Messico nel 1986 e dominati dall’Argentina di Diego Armando Maradona, Bruno Pizzul fu la voce del calcio italiano. Accompagnò, infatti, la nazionale italiana sul piccolo schermo durante i campionati mondiali di Italia ’90, tra le numerose vittorie esaltanti sino alla amara sconfitta dello Stadio Olimpico di Roma contro l’Argentina in semifinale. Commentò le altrettanto sfortunate partecipazioni di Usa ’94 e Francia ’98, abbandonando la telecronaca il 21 agosto del 2002, nell’infausta sconfitta che la nostra nazionale (allora poco brillante) subì contro la Slovenia per 1-0. Tutto ciò, ovviamente, all’insegna di un sodalizio costante e fecondo tra il telecronista friulano e RaiUno.
Eppure la carriera del mattatore teleradiofonico udinese non finisce qui. Lontano dai microfoni più importanti della televisione italiana, Pizzul si prese i suoi anni di riposo a cavallo tra il 2002 e il 2012, commentando sporadicamente partite di calcio di poca importanza o prestando la sua voce alla telecronaca (non in diretta) della Nazionale Italiana di Marcello Lippi, vincitrice nel 2006 della Coppa del Mondo, su La7 (che decise così di omaggiarlo facendogli commentare l’ultima grande e prestigiosa vittoria calcistica del nostro paese). Dopodiché Pizzul compì quel colpo di coda che appartiene a tutti i più grandi stakanovisti. Decise di concludere anzitempo la pensione rilanciandosi nel mondo dell’informazione calcistica. Così dal 2014 si ripresentò tutte le mattine su RaiNews, alle ore 07:30, per una disamina sportiva della giornata passata e ventura, mentre nello stesso anno venne ingaggiato per condurre, durante i Mondiali di Calcio del 2014, un programma a metà strada tra il calcio e la risata con Teo Teocoli su Radio Monte Carlo.
Oggi Bruno Pizzul ricalca i palchi dell’informazione sportiva come opinionista e analista tecnico fisso nel programma che più lo ha rappresentato e coinvolto nella sua carriera, La Domenica Sportiva, in onda su RaiDue. Inutile ribadire la grandezza della sua presenza. Basta pensare alla sua voce e un pensiero rassicurante finisce coll’accarezzare i più bei ricordi calcistici (e non solo) di ognuno di noi. Ciò nonostante è importante ricordare come la sua carriera si sia incontrata in larga misura con la storia stessa della televisione del nostro paese.
Insieme alla sua voce che colorò il calcio rendendolo uno sport narrativo, anche la televisione si fece a colori.
Tanti, tantissimi auguri a Bruno Pizzul che ha dimostrato ancora una volta la sua signorilità: dopo aver subito, qualche giorno fa, un furto nella sua casa, lo ha commentato con una elegante e malinconica ironia che invita a riflettere.