Dario Brunori, in arte Brunori Sas, noto cantautore cosentino, si cala per la prima volta nel ruolo di conduttore, in un programma, da lui stesso ideato. Un racconto in cinque episodi sui desideri, sulle paure e sulle contraddizioni della “generazione di mezzo” a cui appartiene.
Salute, casa, lavoro, relazioni e Dio. Cinque racconti per immagini, in cui Brunori traccia il profilo di una società in continua mutazione. Un’Italia descritta attraverso luoghi musica e parole.
“E’ il mio mondo che si confronta con altri mondi” dice Brunori.
Primo appuntamento dedicato alla paura di invecchiare. Titolo della puntata “Far finta di essere sani”. Ospiti, l’attrice Carolina Crescentini e lo scrittore Francesco Piccolo.
Al termine di ogni puntata, un intervento del poeta Guido Catalano.
Seguite con noi la diretta.
Si parte con Brunori in Piazza XV marzo a Cosenza, sullo sfondo il Teatro Comunale, dedicato al pianista Alfonso Rendano.
Il cantautore discute con la statua del filosofo, suo concittadino, Bernardino Telesio.
“Mi devo sforzare di essere la voce della mia generazione, di noi giovani di 40 anni” dice Brunori. Telesio si raccomanda “l’importante è che non sia la solita trasmissione fintamente intellettuale”.
Concluso questo scambio immaginario di pareri, il filosofo chiede “20 euro per la consulenza” e Sas a malincuore glieli da.
Sulle note de “La vita liquida”, estratta dall’album “A casa tutto bene” del 2017, dello stesso Sas, ci si trasferisce nel suo salotto di casa. Dario disteso sul divano sofferma il suo pensiero sulle profonde differenze tra il mondo di oggi e quello degli anni 80 in cui è cresciuto. “Perfino le vecchie porcherie con le quali siamo cresciuti negli anni 80, oggi hanno la loro versione salutista. Addirittura la birra analcolica”, dice Sas.
La salute di certo è la prima cosa, essere e sembrare belli oggi è diventato un vero e proprio imperativo. Uomini e donne sono maniaci della propria cura personale, una cura che non lascia nulla al caso, bada ad ogni piccolo e apparentemente inutile dettaglio.
Brunori si chiede e chiede contemporaneamente al pubblico: “Perché vogliamo essere sempre così perfetti?”
La trasmissione va avanti con Dario Brunori che incontra giovani come lui in ristoranti, palestre, in uno studio di tatuaggi, in un centro estetico e in un’agenzia di moda.
In ordine, una giovane tatuatrice dice che “il tatuaggio non è una cosa così frivola come pensiamo, perché in esso si racchiude una storia che si vuole mettere su pelle”.
Una ragazza intenta a tatuarsi le spalle sottolinea “come il corpo sia imprescindibile dall’anima”. A tutti si offre la possibilità di esprimere il proprio parere sulla società in instancabile trasformazione.
Una personal trainer fa notare come “l’idea che si debba avere un certo tipo di immagine è diventato un modello sbagliato nella nostra società, soprattutto per colpa dei media“.
Intervengo anche due modelle che sottolineano come nel loro lavoro “anche a 25 anni si è considerati vecchi e si è dell’idea che bisogna rimanere sempre giovani e belli a prescindere dall’età”.
Interviene in trasmissione l’attrice Carolina Crescentini, che racconta episodi della sua vita. Come quando a inizio carriera le proposero un piccolo ritocco estetico, da lei rifiutato.
L’attrice fa anche notare come in Italia delle volte i ruoli cinematografici vengano assegnati in base al fisico e non ad altri parametri.
“Rivendico il diritto di invecchiare”, continua la Crescentini, “così con il tempo cambieranno anche i ruoli da interpretare, passando magari dal ruolo della figlia a quello della mamma”.
Sas si sofferma sulla difficoltà di cambiare le nostre abitudini. In particolare documenta come è mutata l’abitudine del fumo con l’avvento delle sigarette elettroniche.
“Dal fumo al vapore” dice Brunori, introducendo Gianluca Cesati, designer industriale, tra l’altro appassionato di sigarette elettroniche.
“Avevo come ispirazione sin da piccolo gli Indiani d’America, che nei film venivano sempre sconfitti” dice Cesati, aggiungendo come la passione per il fumo e, contemporaneamente, la voglia di smettere di fumare, l’abbia portato a realizzare numerose sigarette elettroniche da collezione.
Si vola a Palermo dal cantante Antonio Di Martino, Il quale sottolinea come l’attuale società “vuole renderci un po’ eterni pupi”. Insieme raggiungono il museo dei “Pupi Siciliani”.
“L’essere umano è di per sé un eterno adolescente”, conclude Di Martino.
Si chiude la prima parte della trasmissione.
Si riparte con lo scrittore Francesco Piccolo, che racconta la sua evoluzione alimentare e come ha affrontato la paternità e l’età adulta. Piccolo ci fa notare come per lui “la vera vita non è solo quella dei 20 anni”, ma sottolinea come si trovi meglio a vivere la sua attuale età.
Lo scrittore ci racconta anche del “terrore” di diventare padre, credendo che la sua vita da “eterno Peter Pan fosse finita”. Piccolo parla del suo rapporto con il cibo, essendo figlio di ristoratori, che lo ha portato per quasi 20 anni “a mangiare ogni giorno carne al sugo”, cosa oggi più che mai considerata non salutare.
Sas si concede un trancio di pizza, ma viene interrotto dalla telefonata di sua madre che lo invita casa. Attraverso “l’armadio magico”, un espediente scenografico che annulla le distanze, la raggiunge immediatamente.
Brunori continua il suo percorso incontrando il cantante Francesco Motta, il quale arriva portando con se una bottiglia d’acqua, a voler significare a detto sua “una ricerca di sobrietà”. I due cantautori discutono del rapporto delle persone con il tempo che scorre. Brunori fa notare come il primo album da solista di Motta sia dedicato proprio alla “fine dei 20 anni”.
“Avevo voglia di esorcizzare le paure e i cambiamenti che in quel periodo della vita ci sono, come ad esempio l’aver voglia di trovare una sorta di stabilità”, dice Motta, aggiungendo poi “di non averla ancora trovata”.
Questo pensiero per Motta “E’ un grande cambiamento rispetto ai 20 anni”.
“Da piccolo non volevo essere capito, oggi è il contrario”, conclude il cantautore.
Ultima parte di puntata incentrata sul tema della disabilità. “Il corpo non è un limite”, dice giustamente Sas.
Si torna al punto di partenza, a Cosenza, dove Dario incontra Sergio e suo cugino Roberto. Insieme raccontano la storia di Piero Romeo, giovane tifoso del Cosenza calcio, prematuramente scomparso nel 2011.
Sergio sottolinea la grande solidarietà di Piero “Si occupava di raccogliere fondi per le popolazioni del centro Africa”. Continua “Alla sua morte abbiamo costituito un’associazione che porta il suo nome”. “Con quest’associazione, oltre a continuare l’opera di solidarietà di Piero nei confronti della gente d’Africa, ci occupiamo anche della nostra città”, conclude Sergio. Roberto aggiunge che “Una società può davvero definirsi sana, quando è capace di accogliere tutti allo stesso modo”.
I ragazzi tramite la loro associazione ed i ricavi di un piccolo spettacolo teatrale, sono riusciti a costruire un parco nel centro della città. “In grado di accogliere i bambini di tutto il mondo e non solo di Cosenza e della Calabria“, prosegue Roberto, chiudendo nel dire “Bisogna liberarsi dall’atteggiamento di vittimismo”.
Sas si chiede come sarà andata la prima puntata. “Partito con l’idea di fare chiarezza, mi ritrovo più confuso di prima”, continua Brunori.
Si chiude la prima puntata di Brunori Sa, con le parole del poeta Guido Catalano, “Ero a una festa, al diciannovesimo bicchiere di chinotto, vidi entrare la ragazza più bella del mondo”.