Ad aprire la conferenza è il direttore di Rai 3, Stefano Coletta: “Quando scende in campo Santoro si resta sempre stupefatti dalla sua passione e dal desiderio di sperimentare. Questo progetto è frutto di un lunghissimo lavoro, che giustappone il mestiere giornalistico e registico“. Il numero uno della terza rete aggiunge: “Ho visto in anteprima la prima puntata questa notte e sono rimasto dalla qualità e dalla struttura del racconto”.
Dopo la proiezione di un breve filmato relativo alla prima puntata, è Michele Santoro a prendere la parola: “Con questo progetto, dedicato al caso Moro, non ci occuperemo solo dei 55 giorni tra il sequestro e il ritrovamento del cadavere, ma andremo anche avanti fino all’omicidio del generale Dalla Chiesa. Moro lanciò una sfida agli equilibri politici internazionali del suo tempo, perché si rese conto che c’era necessità di un rinnovamento nel Governo del Paese”. E aggiunge: “Aveva una visione evolutiva della democrazia italiana, che allora era molto contrastata. L’idea che mi sono fatto è che la strozzatura del nuovo equilibrio politico (il possibile compromesso storico, ndr) che si stava per prospettare ha portato anche delle conseguenze e delle involuzioni nella politica, anche nel Pci. Nella vicenda del rapimento Moro credo ci fossero già le avvisaglie della crisi della Prima Repubblica”.
Santoro entra nel merito del programma: “La nostra fiction è costruita sulla base dei risultati investigativi della Commissione parlamentare dedicata all’omicidio Moro. Solo un personaggio è totalmente inventato, la giornalista Silvia che cerca di indagare sull’accaduto. Viaggeremo, dunque, verso lo svelamento delle nuove piste investigative, del tutto vere”. Parentesi sulle risorse della Rai: “Lavorando a Torino da più di un mese ho potuto notare la grande qualità e preparazione di tutti i tecnici. In Rai c’è un laboratorio potenziale che potrebbe esplodere: per farlo ci vuole anche la volontà politica“.
“In studio ci saranno i protagonisti di quegli anni: Andreotti, Berlinguer, Buscetta e Licio Gelli, uno per puntata. Saranno al centro della scena“, aggiunge il giornalista salernitano. Giulio Andreotti sarà interpretato da Remo Girone, mentre tornerà Andrea Tidona (nella prima stagione fu Hitler) nei panni del capo della P2. “Bobo Craxi interpreterà il padre, Bettino”, dichiara.
“Oggi il contesto editoriale è inadeguato“, aggiunge Santoro ammettendo che esperimenti come il suo spesso vengono messi in secondo piano anche dalla comunicazione. “Chi due anni fa diceva che i talk show erano morti penso sia un’idiota, non moriranno mai“, attacca. “Credo che la politica sia stata trasformata in una sorta di soap opera che immagino porterà a risultati demenziali“.
Poi aggiunge: “Manderò il mio curriculum a Camera e Senato per candidarmi al Cda Rai”. E poi espone i due punti del suo programma: “In primis bisogna sapere quanto costa realmente ciò che viene prodotto dal servizio pubblico. Poi, il 40% della produzione Rai deve essere affidato a produttori indipendenti, con delle idee nuove”.
Michele Santoro spiega come la struttura del format cercherà di affrontare l’argomento in un immaginario continuum tra docu-film e dibattito in studio. In pratica, come già si era fatto in particolare nelle prime due puntate di M della scorsa stagione. “Il nostro compito non è tanto fornire un ricordo istituzionale, ma svelare tutte le magagne che ci sono dietro a questo caso“, chiude.
La conferenza stampa termina qui.