I palinsesti televisivi sono sempre più pieni di programmi di approfondimento che accompagnano i telespettatori dalle prime ore del giorno fino a tarda notte. Si inizia con i competitor diretti come Uno Mattina, Mattino Cinque e Omnibus, nel primo pomeriggio continua la sfida tra La7 (protagonista anche con Coffee Break e L’aria che tira) e Rai1 grazie a Tagadà e La Vita in diretta.
In prima serata poi c’è solo l’imbarazzo della scelta: diMartedì, #Cartabianca (in onda anche tutti i giorni alle 18.25), Piazzapulita, Nemo-nessuno escluso, Quinta Colonna, Non è l’Arena. Infine immancabili le seconde serate d’approfondimento politico: l’inossidabile Porta a Porta di Bruno Vespa, Matrix su Canale5 e Night Tabloid il lunedì su Rai2.
Un tale affollamento faceva prevedere l’ennesima stagione con ascolti deludenti. Ci si aspettava una sorta di guerra tra i poveri per conquistare, magari, qualche centesimo di share in più. Sorprendentemente tutto questo non è accaduto, e i talk show politici stanno mostrando una nuova vita.
Si distingue La7 rete tradizionalmente dedita all’informazione. Giovanni Floris con il suo diMartedì ha raggiunto più volte il 9% di share, Non è l’Arena di Massimo Giletti viaggia intorno al 7% di media. Ottimi ascolti anche per tutti i programmi quotidiani e per le Maratone di Enrico Mentana, come dimostra il day after le ultime elezioni politiche.
In ripresa anche i talk show politici Rai. Porta a porta di Bruno Vespa resta una garanzia ma a stupire è la grande crescita di due format estremamente differenti l’uno dall’altro come Nemo – Nessuno escluso, che viaggia intorno al 5% e #Cartabianca che è passata dal 4,2% del 2017 al 5% di questi ultimi mesi.
Se da un lato l’offerta è aumentata numericamente, dall’altro si è notevolmente uniformata. Tutti i talk show si occupano di argomenti standard con cui discutere con ospiti da alternare secondo lo stesso schema narrativo. Forse l’unica vera eccezione è il format più dinamico di Nemo – Nessuno escluso.
Le motivazioni di questa rinascita, quindi sono da ricercare in due ambiti: sociale e televisivo/giornalistico. Iniziamo dal primo.
L’Italia ha vissuto la campagna elettorale più lunga e tormentata della storia della Repubblica con partiti e leader politici che si sono sfidati a suon di promesse elettorali, quasi in una sorta di gara di salto in alto, alzando l’asticella con ogni promessa. L’elevato numero di elettori indecisi si è come riversato sui talk show politici per cercare di capire bene per chi votare attraverso gli argomenti presenti nei vari programmi.
Subito dopo il fatidico 4 marzo gli elettori si sono ritrovati nell’incubo di oltre due mesi di stallo politico (che forse stanno terminando in queste ore con l’accordo Lega-M5S ndr). Proprio la preoccupazione e la necessità di avere informazioni in tempo reale, ha fatto sì che gli italiani siano tornati ad affidarsi ad uno dei mezzi più famigliari, semplici e caldi: la televisione.
È proprio qui che entra in campo la seconda motivazione di questa rinascita, quella giornalistica. Infatti, con estremo piacere va sottolineato come, escluso qualche episodio sgradevole, e qualche programma populistico, sono diminuite le risse verbali; l’esempio di questa evoluzione è proprio la chiusura di Dalla Vostra Parte. A volte capita che due ospiti si confrontino in modo duro, anche accavallandosi nel parlare, ma alla fine conduttori di peso come Bruno Vespa, Myrta Merlino, Bianca Berlinguer o Giovanni Floris riprendono in mano la situazione, si fanno rispettare e così consentono ai telespettatori di elaborare una propria riflessione.
Innalzamento qualitativo, qualche format leggermente innovativo, professionisti di livello al posto di comando e aumenti degli ascolti; tutte buone notizie per la televisione italiana, almeno per adesso. Vedremo in seguito.