Qual è l’aspetto che più l’ha colpita di Pippo Fava?
Senza dubbio l’incontenibile vitalità di un grande intellettuale che non è stato soltanto un eroico giornalista d’inchiesta, ma anche uno scrittore, un drammaturgo e un pittore. L’incontenibile volontà di vivere la sua esistenza in tutte le sue forme era uno dei suoi tratti distintivi, che sono sideralmente distanti dalla cupezza e da un’idea di morte o anche di eroicità o di destino eroico. Fava non aveva nessuna voglia di essere trascinato in quel tunnel mortifero da cui non è più uscito. Riusciva a rimanere fedele a ciò che raccontava con grande onestà, ma allo stesso tempo riusciva a prendersi la libertà, tipica degli artisti, di trasfigurare la realtà e di inquadrarla da un altro punto di vista.
Lei si è dovuto immergere in una realtà lontana nel tempo, poiché la storia raccontata dal film inizia nel 1984 con l’assassinio di Fava per poi tornare indietro al 1980, quando il giornalista tornò a Catania. Al contempo, ha dovuto calarsi in una realtà geografica che non le appartiene, dato che la Sicilia non è la sua terra natia. Alla luce di questi elementi, come è riuscito a preparare il suo ruolo?
Nonostante sia nato e cresciuto a Roma, in realtà ho delle origini siciliane, poiché i miei nonni materni erano di Grotte, vicino a Racalmuto (in provincia di Agrigento, ndr). Non ho avuto la possibilità di frequentare quelle terre nella mia infanzia perché i miei nonni morirono quando ero ancora piccolo e lì non abbiamo più parenti. Evidentemente, però, qualcosa di siciliano è rimasto dentro di me e ogni tanto fuoriesce. Detto ciò, nel prepararmi al ruolo di Pippo Fava ho seguito il percorso già fatto in passato, quando ho dovuto affrontare personaggi realmente esistiti: un lungo lavoro di avvicinamento, fatto di raccolta dei materiali più svariati sulla sua vita e sul contesto in cui questa storia era ambientata. Ho cercato di assorbire tutte queste informazioni dopo averle attentamente studiate, per poi arrivare ad un momento in cui ho capito che era necessario dimenticarle. Quest’ultimo passaggio mi è stato necessario per provare a dare una personale interpretazione al ruolo e provare a fare il famoso ‘salto mortale’ che si richiede ad un attore quando gli viene chiesto di incarnare nuovamente una vita realmente vissuta.
Se volete ascoltare integralmente l’intervista che Fabrizio Gifuni ha rilasciato ai nostri microfoni, il modo è molto semplice. Basterà cliccare “Play” sul video in testa al nostro post.