Luca Ward è una delle voci più conosciute del cinema italiano. Nella carriera di doppiatore ha prestato il suo timbro inconfondibile a decine di attori in film e serie tv di grande successo, da Russel Crowe a Samuel L. Jackson, da Mel Gibson a Nicolas Cage, Tom Hanks e Bruce Willis. Ma ha anche recitato in tante produzioni nostrane come Cento Vetrine, Elisa di Rivombrosa, Capri e Braccialetti rossi. Adesso è impegnato nelle prove del musical Mamma mia, di cui si dice molto contento per la qualità dello spettacolo e perché ci si diverte tantissimo.
Gli abbiamo chiesto, tra l’altro, come nasce il suo personaggio in Un posto al sole e quale sarà il suo futuro, il rapporto con Napoli e come gestisce il suo lavoro.
Lei è entrato in occasione del ventennale di Un posto al sole, ad ottobre 2016. Il suo Matteo sembrava dovesse essere “a tempo”, invece è ancora protagonista.
Sono i piccoli esperimenti che si fanno quando entrano personaggi nuovi in un meccanismo rodato. Si fa un piccolo test per capire come ci si trova con la Produzione, se tutto funziona, se il pubblico gradisce. E poi da lì, piano piano, le cose si sono evolute e si evolveranno.
Quindi Matteo rimarrà ancora nelle vicende di Un posto al sole?
Beh, per adesso c’è e ne combinerà di tutti i colori.
Che dobbiamo attenderci, in particolare?
Parecchi colpi di scena. Molto forti, che riguardano il suo passato, la sua vita prima di arrivare nella soap. Però non anticipiamo troppo.
Come si è avvicinato ad Un posto al sole?
Galeotta è stata mia moglie Giada (l’attrice Giada Desideri, ndr). Giada ha fatto per tanti anni Un posto al sole, me ne ha sempre parlato molto bene. Anche della Produzione, di come è strutturata e organizzata. Del resto dividendomi tra doppiaggio, radio, televisione, teatro (al Sistina), ho bisogno di una produzione che sia realmente organizzata e forte. E in Un posto al sole ho trovato proprio quello che mi serviva. Ecco perché alla fine stiamo andando avanti e stiamo cercando di mantenere il personaggio.
Lei è una delle voci più famose del cinema italiano. Come cambia l’approccio tra il doppiaggio e la recitazione sul set?
Sono due mondi paralleli, perché facciamo il nostro mestiere di attori sia in sala di doppiaggio che sul set. Certamente è diverso, perché in sala di doppiaggio dobbiamo rispettare più o meno quello che hanno fatto i nostri colleghi d’oltreoceano o d’oltralpe e quindi dobbiamo mantenere la loro interpretazione. Pur facendolo in italiano, quindi adattandolo alle nostre orecchie. Il set è un’altra cosa. Bisogna stare attenti a non cadere nella trappola della voce, che noi a volte usiamo nel doppiaggio. Sul set bisogna fare “macchina indietro” e non essere solo potenza vocale ma anche espressione fisica.
Come gestisce le sue professioni di doppiatore e attore? Si dedica in periodi diversi a fare l’attore e il doppiatore, o le porta avanti in parallelo?
No, porto avanti tutte le mie attività in parallelo. Con la radio – sono la voce di Radio Italia e faccio un programma sul soul su Radio 1 Rai – e con il doppiaggio dei grandi film. Magari non riesco a recitare nelle serie tv, perché hanno un impegno cadenzato, però i film li interpreto con molta tranquillità. Ci si prepara prima. Ad esempio, nel film “La mummia” che sta uscendo in questi giorni, la Universal mi ha contattato addirittura ad ottobre, per prepararmi. Adesso siamo in prova al Teatro Sistina con il musical “Mamma mia”, che partirà per un tour estivo che continuerà con la stagione invernale fino a marzo, per la regia di Massimo Romeo Piparo. Uno spettacolo bellissimo. Certo, è chiaro che lavorare su tanti fronti a volte confonde, però è più bello, secondo me, perché non ci si annoia mai.
I personaggi che ha interpretato da attore spesso non sono stati “positivi”. Lei, però, presso il pubblico ha un’immagine di grande simpatia. Ha lavorato su questo o è venuto spontaneamente?
Ma no, viene in maniera spontanea. Attori come me sono aiutati anche un po’ dalla fisicità, dall’aspetto. Certamente calarsi nella parte dei “buoni”, è più facile. Basta sorridere… Fare i cattivi è un impegno notevole, che hai proprio con il pubblico, perché ti deve amare e ti deve odiare. E poi, la cosa bella del cattivo è che quando muore il film è finito. Quindi, il vero protagonista chi è? Il cattivo, c’è poco da fare. Nella vita sono un uomo scherzoso, divertente, mi piace “fa’ un po’ de casino”, perché altrimenti diventa tutto esclusivamente lavoro. Quando sento qualcuno dire “Ah ma voi fate un lavoro per cui vi divertite”, beh…è un lavoro, tosto, di responsabilità perché poi offriamo il nostro lavoro al pubblico. E verso il pubblico tutti noi abbiamo un forte senso di responsabilità.
Qual è il suo rapporto con Napoli? Prima d’ora era mai stato così spesso in questa città?
Venivo già da bambino, negli anni ’60, a girare con mio padre gli sceneggiati della Rai nella sede di Napoli. Quindi, già da piccolino l’ho frequentata. Da ragazzo, da adolescente, si partiva con le moto da Roma per andare a prendere il famoso caffè a Napoli. Napoli c’è sempre stata, sono tornato anche con due spettacoli al Teatro Augusteo. Il pubblico napoletano mi ama, mi sento amato come se fossi uno di loro, forse anche per il fatto che ho sposato Giada, che dai napoletani è stra-amata. Napoli la conosco talmente bene che è un po’ come se fosse un allungamento di Ostia, di Roma.
Quindi spera di continuare ancora per un bel po’ con le riprese di Un posto al sole?
Ma sì. Perché i napoletani sorridono sempre? Guarda il paesaggio. C’è poco da fare, è talmente bella. L’accoglienza… Poi, vedere l’aumento dei turisti stranieri che stanno tornando a Napoli mi sta sorprendendo. Questo è bello, è positivo, perché Napoli è uno dei posti più belli d’Italia, in assoluto. Andrebbe un po’ tutto risistemato, perché credo che la città debba veramente puntare sul turismo, sarebbe la chiave di volta. Bacoli, tutte queste zone costiere meravigliose… Bagnoli, spero nella mia vita di vederla ridata al mare, alla gente, ai bambini, al turismo. Speriamo…
Grazie mille Luca, allora aspettiamo le vicende di Matteo.
Le super-vicende del super Matteo Serra.