Non si è certo presentata come la diva triste alla fine della carriera: ma come un’artista più viva e attiva che mai, perché infatti ella segue il destino di quest’arte fattivamente, nelle iniziative come l’annuale “Roma in Danza” (nella capitale), nelle compagnie dove tuttora interviene da interprete, come nel Balletto del Sud di Fredy Franzutti, e negli infiniti incontri cui viene invitata, sui problemi di un’arte stupenda, che lei ha incarnato come poche.
Sì: mito della danza classica mondiale, come continua a definirla Strabioli, Carla Fracci ne ha fuso la purezza e levità con un’espressività intensa e senza orpelli, nei teatri di tutto il mondo.
Eppure, tutta l’intervista è stata l’affermazione della sua essenza di donna, ed un rarissimo video ne mostra il padre tranviere alla guida di un tram.
“Sono una donna normale, una moglie (del regista Beppe Menegatti: n.d.r.), una madre e una nonna: amo la casa, mi piace pulirla, lucidarla”. Questo realismo o razionalità nella vita, come ella stessa dice rispondendo alla domanda fra ragione e follìa postale da Strabioli, è emersa specie quando egli le ha chiesto di parlare del rapporto col terribile Rudolf Nureiev con cui lei ha ballato più di tutte le altre danzatrici, e che – unica – lo capì nella sua fame di affetti.
Ne ha ricordato la pretesa di una partner forte, capace di sostenere la lotta in palcoscenico con lui (altrimenti la annientava), come in un famoso “Schiaccianoci” alla Scala, difficilissimo nella di lui coreografia, che entrambi provarono per soli quattro giorni: lei non mollò e alla fine “… lui era anche generoso”.
Carla Fracci, ospite lo scorso febbraio anche nel salotto di Domenica live, ha ricordato, dopo le domande sulla sua infanzia, sulla campagna dove aveva scorrazzato da bambina e che poi le è sempre mancata, gli inizi faticosi, l’aiuto delle maestre, della Bulnes, gli esercizi interminabili per rafforzare le deboli caviglie, sottili come sedani: “Ci sono ballerine che già posseggono tutti i numeri fisici per danzare: io ho dovuto lottare per costruirmeli”.
E a questo punto, il meraviglioso video trascelto del II atto di una sua “Giselle”, di cui fu ineguagliata interprete, mostra nei passaggi indimenticabili – dinanzi al Principe Albrecht e a Mirta Regina delle Villi – proprio l’eccezionale velocità e straordinaria resistenza delle famose caviglie.
Carla ricorda poi d’infilata i ruoli da attrice su suggerimento di Eduardo, Filunena Marturano, Giulietta Masina, ed ancora – alla domanda del presentatore sulla costante vicinanza del marito regista – ella gli riconosce il forte e insostituibile sostegno della propria scelta di portare la danza anche fuori dai teatri, nei piccoli centri e nelle sperdute province, per prima in Italia.
Ed infine, a sorpresa per una ballerina dalla carriera lunga e intensissima: “Ma io non posso solo guardare indietro – ella afferma – non posso vivere del passato: c’è ancora tanto da fare per la danza, tanto da lottare, specie nel nostro Paese. E sono qui, a 80 anni, migliore di come pensavo di essere”.