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I due conduttori entrano in studio, accompagnati da musica dance. In studio infatti, c’è la deejay con tanto di postazione. Lucci e la Petrini fanno il loro ingresso accolti dalle domande in coro del pubblico: “Chi sei?”, “Da dove vieni?”. Viene quindi presentata la squadra di giornalisti e, in un angolo, Montanini.
Si passa quindi al primo ospite: Eric Barbizzi, bambino di Ascoli Piceno, aspirante giornalista, che ci parla di immondizia. Il ragazzino è solo sul palco, in un vero e proprio monologo. Eric però, a un certo punto dimentica le parole dell’intervento: lo soccorre Lucci, che lancia il primo servizio. Si tratta di uno di quei tipici servizi a cui Lucci ci ha abituato a Le Iene: mamme che “istigano” le figlie a fare le modelle. C’è un abisso umano: bimbe portate dal parrucchiere ogni tre giorni, viziate con abiti da principessa, coroncine in testa e cresciute con l’insegnamento che bisogna vincere. Com’è nel suo stile, Lucci si addentra nella fauna che popola i concorsi: i genitori dicono che sono le figlie a voler partecipare. E Lucci risponde quello che qualsiasi spettatore vorrebbe dire: “Ah, i genitori non c’entrano niente? Ma falla studià, ‘sta bambina”.
Insomma: mamme disposte a tutto, pur di avere figlie popolari. Sapranno che c’è chi diventa famoso dalla loro camaeretta, parlando davanti a una telecamera? Ecco che in studio entra la “webstar” Sofia Viscardi, 18enne diventata famosa tra i suoi coetanei con i video raccontati su YouTube. La ragazza racconta la sua esperienza da webstar, poco dopo sostituita sul palco da David e Matteo, due filmmakers che hanno documentato i salvataggi dei migranti nelle acque della Libia.
I due sono a bordo della nave Iuventa. Le immagini filmate da David e Matteo sono impressionanti: basti pensare che tutta quella gente viene intercettata non su apposita segnalazione, ma sulla base di semplice pattugliamento. E dato che a simili scene non c’è alcun commento, pubblicità.
Si riparte da Francesco Facchinetti,che ci descrive il mondo tra 50 anni: senza Pooh, migliore di quello attuale. Le persone potranno lavorare da casa, chi non avrà un profilo social sarà escluso, ci sarà ancora Nemo. Lucci gli dà dell’ottimista.
Finalmente il servizio realizzato dalla Petrini, andata sul confine ucraino per occuparsi del conflitto tra Russia e Ucraina. La giornalista ha incontrato alcuni ragazzi italiani che combattono lì: arruolatisi per la Russia, rischiano la vita in una guerra che non è la loro. Alessandro, 21 anni, non spiega bene perché abbia compiuto questa scelta estrema, mentre un suo collega sostiene che si tratta di un conflitto europeo. Colpiscono molto le lacrime delle persone del posto, cresciute in una guerra che prima ha tolto loro l’infanzia, e ora pure la vecchiaia dopo una vita di stenti.
Al rientro in studio, Domenico Quirico per approfondire la questione. Il reporter, inviato de La Stampa, intervistato dalla Petrini, spiega come il totalitarismo abbia decido di lasciare la ua sfida in questo momento storico: l’Occidente non era mai stato così debole, non solo economicamente, ma pure nella possibilità di fare guerre. A differenza nostra, “loro ragionano in tempi molto lunghi”: hanno un’idea di futuro a lungo termine. L’arrivo dei migranti, prosegue Chirico, ci ha imposto di chiederci chi siamo: una domanda che non ci eravamo mai posti.
La Petrini lancia la seconda parte del suo reportage: Alessandro racconta di essersi informato su siti russi. Prima aveva vissuto per un periodo in Australia: si trovava bene, ma non aveva alcuno scopo. Per il Dunbass, andrebbe anche a combattere in Siria. Se ne è andato dall’Italia, ha imbracciato le armi perché nel suo paese non vedeva futuro: secondo Alessandro, la causa di questa debolezza dell’Italia, è dovuta all’immigrazione.
Selenia Orzella è entrata in un gruppo di “evangelizzatori“. La ragazza vuole “trovare lo spirito santo”: ci mostra i canti in chiesa, i discorsi in chiesa di don Roberto, la condivisione degli spazi con gli altri. La orzella documenta la sua esperienza, articolata in diversi giorni, giungendo alla conclusione che “per loro gioia raggiungere un rapporto con la verità, o almeno crederci”.
Il prossimo ospite ad entrare in studio è l’attore Giovanni Scifoni, che racconta ironicamente di essere stato emarginato sul set. Il motivo: è cattolico, perciò la troupe non avrebbe potuto bestemmiare. Il monologo prosegue: la bestemmia è un modo di relazionarsi, perciò un credente dovrebbe essere felice di sentir bestemmiare. Il problema però, è che non è un relazionarsi serio.
Alle 23.00 Giorgio Montanini, definito da Lucci “il pazzo delle Marche”. Il comico cerca di rovesciare il luogo comune sul perché lo stato si debba occupare del futuro dei cittadini: devi avere possibilità in base alle tue capacità. L’esempio è quello degli uccelli, che vengono cacciati fuori dal nido e, se non riescono a volare, precipitano a terra. Il punto, continua Montanini, è dare a tutti le possibilità, per poi concludere rivolto ai giovani: “Dovete stare alla larga dalla nostra generazione”, perché sono quelli che il futuro ve l’hanno tolto.
In sequenza, Alberto Forchielli per chiarire il motivo per cui verremo colonizzati dai cinesi: “L’Italia rischia di diventare il Messico d’Europa” perché non investe nelal ricerca quanto dovrebbe.
Segue un altro contributo video su Tor Bella Monaca, di cui viene documentato lo stato di periferia non solo urbana: “Sono una cicatrice che cammina”, confida un ragazzo. “Ho tante persone sulle spalle”, intese come colpe: un affresco di degrado sociale che trova poco spazio nei media. Fa da contraltare alle testimonianze del servizio Mirko Frezza, sul palco per condividere il suo trascorso in periferia: presidente del comitato di quartiere, è rimasto a casa sua per dare aiuto senza prendere sovvenzionamenti. Il sogno? Poter tornare in borgata per dire “Ammazza quant’è bella: c’è un sacco di verde”.
Infine, Licia Troisi accompagnata dal piccolo Eric, che aveva aperto la puntata: la scrittrice si rivolge a lui, escamotage per lanciare un messaggio positivo. L’ospite svela alcune delle ultime scoperte scientifiche. Persino il tumore, comunemente chiamati “male incurabile”, non è più tale.
La puntata si conclude qui, con quasi mezz’ora di ritardo rispetto al previsto. La presenza di Lucci non è stata invasiva, anzi: piuttosto defilata in diversi segmenti della serata, mentre il momento più alto è stato l’intervento di Domenico Quirico, che in pochi minuti ha sollevato domande tanto importanti quanto fondamentali per capire l’attualità.