Le parole della settimana si può considerare un vero e proprio spin off della rubrica di Che tempo che fa alla quale Gramellini ha collobarato per anni accanto a Fabio Fazio. Adesso il giornalista vive una vita propria televisiva.
Ogni sabato il giornalista farà una sua personale selezione delle parole che, a suo parere, hanno caratterizzato i giorni appena trascorsi. Saranno parole che spaziano su tutti i principali campi sia dell’informazione che di altri settori. Ognuna però con un proprio significato, un proprio valore. Ogni parola, insomma fa riferimento ad un evento ma anche soltanto ad un sogno, ad una speranza, ad una prospettiva per il futuro.
Secondo la nuova Rai 3 diretta da Daria Bignardi, dovrebbe essere un modo semplice per avvicinare il pubblico ad un modo di fare informazione servendosi solo di parole. Potrebbe essere anche una sola parola quella protagonista della settimana, ma Gramellini promette che è evocatrice di un sommerso al quale spesso non si pensa per la fretta informativa che caratterizza un certo modo di proporre le notizie.
Il giornalista, attraverso le parole racconta, insomma, fatti, persone, eventi, luoghi che sono stati al centro dell’attenzione sui principali notiziari televisivi e sulle pagine dei quotidiani. Ma Gramellini scava anche nelle notizie meno note, quelle di cui pochi parlano forse perchè non hanno sui media l’appeal necessario per farne titoloni e sbatterle in prima pagina. L’intento del conduttore, invece, è dimostrare il contrario. Insomma il fine è dare dignità anche a “parole” che forse non l’avrebbero avuta. Inoltre il giornalista si propone di scovare anche “parole” e quindi fatti non conosciuti.
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Ogni parola si animerà attraverso una serie di espedienti: immagini, testimonianze, coinvolgimento di ospiti, filmati. E verranno coinvolti anche altri personaggi chiamati a segnalare le proprie “parole della settimana”.
Ad aiutarlo in questa impresa ci sarà un personaggio che cambia di settimana in settimana. Il compagno di Gramellini potrà appartenere a qualsiasi settore, dall’informazione, allo spettacolo allo sport.
L’appuntamento è nella fascia dell’access prime time del sabato sera, dalle 20.30 alle 21.05.
Buongiorno, tra i miei vecchi giornali ho trovato questo articolo in prima pagina, si tratta del Corriere della sera del 20 maggio 1950. Titolo: PENSARE IN TEMPO AD UN NUOVO SENATO. L”articolo tolti alcuni riferimenti dell”epoca potrebbe tranquillamente essere riproposto oggi. Ripropongo qualche riga del lungo articolo :
“…rende d’attualità la domanda, per rispondere alla quale bisogna mettersi fuori dagli interessi e dalle suscettibilità di gruppi e di uomini che certamente hanno la loro parte nella vicenda e rischiano di non farne vedere l’importanza sostanziale….”
È ancora
” … E se l’on De Nicola, che per il suo passato politico, la sua esperienza giuridica e il suo distacco dai partiti, ha i numeri ideali per condurre in porto una riforma del genere…. Non si vede proprio perché debbano essere i senatori del gruppo democristiano a creargli difficoltà”
La parola quindi perché non “poltrona” o “potere” o ancora ” interessi di partito”?
Salve , ho appena sentito la presa in giro di Gepy riguardo all’inglese dei nostri politici. Vorrei dire anch’io la mia se mi è permesso.
Mi chiedo come Gepy, ma anche tutti gli italiani, pronuncia ad esempio le parole che si scrivono “walking” o “stalking”.
Nel primo caso gli scrittori, i giornalisti ecc…. insegnano attraverso i mass media che si pronuncia wolking (ovvero : muro del re) e stolking (dove c’è pure un re ). Ma queste sono solo due esempi, la lista di parole inglesi che vengono insegnate in modo storpiato con pronunce maccheroniche è molto lunga.
Allora mi chiedo : di che ci meravigliamo se siamo un paese che vorrebbe ambire (anche giustamente considerata la globalizzazione) a sostituire piano piano la nostra lingua con quella inglese, ma non è in grado di insegnarcelo giustamente? Quante sono le famiglie che mandano i loro figli all’estero ad imparare questa lingua correttamente? Non sarebbe bene a cominciare da qui in Italia, almeno gli italiani non farebbero brutta figura quando si supera la frontiera italiana ? Io mi rifiuto di pronunciare in modo sbagliato, ma quando succede gli altri mi capiscono solo se sanno l’inglese.
Mi farebbe molto piacere che venisse affrontato questo argomento, ma temo che nemmeno questa mia mail riceva una risposta. Nessuno vuole affrontarlo. Perché sig. Gramellini e sig.ra Gepy, volete spiegarmelo per favore? Forse la TV si sente in colpa ?
Grazie per l’attenzione
Daniela