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Come infatti ammesso in conferenza stampa, il calcio è un argomento da studiare e approfondire; motivo questo per cui, come dice lei stessa, dovrà prepararsi e crescere insieme al programma. Consapevole dell’importanza che il calcio riveste per il pubblico italiano e decisa a non rivestire il ruolo della valletta scelta esclusivamente per l’avvenenza fisica, abbiamo incontrato Andrea Delogu per parlare di questa nuova avventura professionale sul piccolo schermo.
Ci racconta come sarà la sua conduzione al Processo del lunedì?
Cercherò di essere il meno pazza possibile. Enrico è molto paziente, e sta cercando di spiegarmi esattamente dove si può sbagliare e dove noni può sbagliare. Per me, è un mondo assolutamente nuovo: la cosa che ho apprezzato tanto, è che non mi hanno detto di fingere. Quando mi hanno chiamata, non mi hanno detto di fingermi tifosa di una squadra. Mi hanno invece detto: “Noi siamo per la sincerità: tu devi andare lì e raccontare veramente cosa sai e cosa non sai, e crescere insieme alla trasmissione. È questo che mi ha davvero convinta a buttarmi in un’esperienza incredibile, specie in Italia, dove il calcio è la vita: ero molto emozionata.
Si ispira a qualche modello?
In realtà non te lo so dire. La Clerici, la Ventura, erano donne che sapevano benissimo di cosa andavano a parlare di calcio perché erano appassionate. Qui la situazione è diversa: c’è Enrico, che è il simbolo del calcio, dello sport; io cercherò di unire tutto quello che è il “mondo del web” e quelli che, come me, non ne sanno molto.
Preferisce la radio o la televisione?
La radio è un flusso di parole: se sbaglio, non mi posso giustificare, fare un sorrisino o una di quelle faccette che “fanno simpatia”. Se sbagli insomma, hai sbagliato. E anche in televisione, soprattutto adesso con il Processo ma anche quando parlo di cinema con Marco Giusti, davanti agli esperti del settore, devo stare comunque attenta. Non mi posso rilassare mai.