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Edoardo, si riparte…
Proprio come 18 anni fa, quando è iniziata questa mia avventura televisiva. Anche nel 1998 era proprio domenica 20 settembre.
È alla guida di “Melaverde” da 18 anni e ha superato le 500 puntate. Un bel traguardo..
Già, 18 edizioni e 507 puntate. Anzi, abbiamo già registrato la 511. Un traguardo davvero significativo.
Non è ancora stufo?
Non sono assolutamente stanco. È un bel lavoro, è la mia vita, la cosa più importante della mia vita.
Orgoglioso?
Molto orgoglioso, e anche un po’ stupito, in effetti: non voglio passare per presuntuoso, ma abbiamo fatto la storia della televisione italiana con questi 18 anni di trasmissione. Vuole sapere quale è la mia più grande soddisfazione?
Certamente…
Sin dalla prima edizione il maschietto sono sempre stato io.
Come è nata l’idea del programma?
Quasi per scherzo. È un’idea dell’agronomo Giacomo Tiraboschi, incaricato di fare qualcosa che scalfisse l’assoluto predominio agricolo della Rai, con il programma “A come agricoltura”, diventato poi “Linea Verde”. È stata una scommessa vinta: tutti credevano che saremmo subito falliti per la povertà di mezzi e di tecnologia a nostra disposizione. Ora abbiamo persino i droni…
Ormai lei e Ellen Hidding siete una coppia collaudatissima. Quali saranno i vostri ruoli? Quale la vostra missione?
Con Ellen, a dir la verità, non ci vediamo mai: abbiamo infatti due registi e due autori diversi, e ci alterniamo anche come lavoro. Facciamo una o due puntate al massimo nella stessa location. Comunque, lei ha un carattere splendido, è sempre sorridente, non è affatto arrivista. Quanto ai ruoli…lei forse è più tecnica, io amo le interviste, raccogliere i sentimenti, le emozioni. Ah, Ellen ha però un grosso difetto: non mangia quasi niente. Io invece vivrei per mangiare.
Edoardo Raspelli con Ellen Hidding
Ora, col pallone gastrico, ha dovuto ridimensionarsi molto. Ma come fa un “critico” a non mangiare?
Ma per giudicare un piatto non serve abbuffarsi, cosa che per anni ho fatto. Basta un assaggio.
Quali le novità di questa edizione di “Melaverde”?
Novità particolari non ce ne sono. Diciamo che, dato che siamo stati bravi con il budget degli anni passati, ci allargheremo più verso il Centro-Sud Italia. Non penso andremo all’estero: ma d’altra parte ci sono tante meraviglie italiane da scoprire o riscoprire. Andrò anche in luoghi già visitati per vedere cosa è cambiato.
Come si spiega tutto questo successo?
Un successo straordinario davvero, con percentuali di share altissime, nonostante abbiamo contro il Papa (con l’Angelus su Raidue, ndr) e “Linea Verde”. Secondo me dipende dalla semplicità degli argomenti e dal linguaggio utilizzati, dalla nostra simpatia e spontaneità. E poi portiamo in tv la vita, i sentimenti, le speranze delle persone, le emozioni. Io stesso mi emoziono spesso.
Un’anticipazione della prima puntata?
Saremo in provincia di Parma, nell’allevamento di chiocciole tra i più grandi d’Europa, gestito da padre e figlio 15enne. Mi ha emozionato tantissimo vedere l’impresa del ragazzino nel gestire anche l’allevamento di cavalli.
Il conduttore in una puntata di Melaverde
A sentirla raccontare esce proprio il cronista che è in lei. Altro che il critico gastronomico!
Ma io infatti non sono un critico; sono un cronista e racconto quello che vedo e mangio. Racconto la vita vera.
A proposito di cibo: cos’è per lei?
In questo momento un supplizio, prima era sesso puro, un piacere carnale, concreto. Mi manca molto.
Che mi dice dei suoi concorrenti televisivi?
Abbiamo rosicchiato molto terreno, ma la Rai ha il predominio indiscusso: ha la benedizione del Papa che passa il testimone a “Linea Verde”, che dalle 13 alle 13.30 non ha rivali (noi non siamo più in onda). Comunque sia c’è spazio per tutti: gli altri fanno piatti, gastronomia, folklore, gag (Patrizio Roversi è un attore comico, io un giornalista), noi agricoltura.
Tutti cuochi in tv, oggi: perché la cucina in tv ha tanto successo?
Perché non costa niente. I cuochi, per avere visibilità, ci vanno pure gratis. E le trasmissioni sono fatte in studio per la maggior parte, quindi a costi bassissimi. Una cosa è però certa: fanno sognare e danno giusti consigli. Detto questo, a parte la mia invidia di un ruolo importante in altre trasmissioni, finalmente cucina chi è bravo o addirittura bravissimo: mi riferisco a Carlo Cracco, Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo, Gianfranco Vissani, Davide Oldani, per citarne alcuni.
È vero che ha stroncato Carlo Cracco?
Sì, è vero. Criticai in modo pesante le sue tagliatelle al rosso d’uovo. Suo padre lo esortò allora a toglierle dal menu. Lui non lo fece, ma le modificò.
Ha ancora in mente di realizzare il remake del film “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Europa”?
Certamente! L’idea c’è sempre. E se riusciamo a tirar fuori i soldi, tra poche settimane parto con un film gastronomico. Purtroppo Expo ha assorbito tutti gli investimenti, quindi i soldi per altre iniziative sono finiti. Ma sono fiducioso.
Ultima domanda: Lo scorso 17 giugno Melaverde ha ricevuto il Premio Moige ed è stata inserita nel volume “Un anno di zapping”. Quanto è soddisfatto? Cosa prova sapendo che il suo programma è tra i migliori della tv?
Il Premio Moige è stato una grandissima soddisfazione. Riceverlo in più alla Camera dei Deputati è stato di grandissima soddisfazione, per i valori che rappresenta. Mi dispiace solo che le copertine dei giornali vadano poi ai programmi che non vede nessuno; chi viene premiato, invece, viene pure snobbato.