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Questa sera sarete protagonisti di una puntata live di “610” al Lucca Summer Festival. Come è articolata?
Tradizionalmente il nostro programma è registrato. Ma l’impatto con il pubblico riserva un coinvolgimento maggiore. Il nostro spettacolo, a partire dalle 21 di questa sera, sul palco di piazza Napoleone a Lucca, propone tutti i personaggi di 610, dal grande capo Estiquatsi al campione di calabrese estremo Pasquale Dianomaria al poeta Altibano Colombani in arte Fru fru. Presenti anche gli attori Lallo Circosta, Simone Colombari, Pierluigi Corallo e Ketty Roselli.
Ci saranno anche intermezzi musicali?
Certo, In linea con l’atmosfera ‘rock’, la truppa di “610” celebrerà il “Radio2 Lucca Summer Festival” con la musica di Greg & The Frigidaires di cui faccio parte e che ripropone i classici di uno dei generi più interessanti degli anni ’50/’60, fatto di armonie vocali, ritmi swinganti e rockeggianti.
Quando vi rivedremo in tv?
La verità è che le idee proposte da noi non sono accettate dai responsabili di rete, quelle che, invece, ci offrono, non le riteniamo adatte a noi. Posso comunque anticipare che Stefano Bollani ci ha invitati come ospiti fissi nel suo nuovo programma che andrà in onda su Rai3 in terza serata nella prossima stagione. Non ne conosciamo ancora il titolo né i contenuti.
Tornerete con 610 su Rai2 il prossimo autunno?
Certo. E ci piacerebbe portare 610 nella fascia mattutina della seconda rete radiofonica.
State preparando il film di Natale, vero?
Il 24 agosto dovremmo iniziare le riprese del film Natale con il boss. Questo il titolo a meno di ulteriori cambiamenti. Io e Lillo siamo i protagonisti assieme a Francesco Mandelli e Paolo Ruffini nella parte di due poliziotti. Sarà una storia incentrata su personaggi della cosiddetta malavita organizzata, come Gomorra.
Vostra la scrittura e la sceneggiatura?
Per la prima volta la vicenda è tutta farina del nostro sacco, scritta da noi, sempre nel rispetto dei dictat del classico film natalizio con equilibrio tra Nord e Sud e quel buonismo, non retorico che deve esserci sempre. Però è una storia che sentiamo vicina alla nostre corde professionali.
Il duo Lillo e Greg con Braga
Qual è la sua opinione sul dilagare di un certo tipo di comicità, spesso volgare, in tv che fa capo, ad esempio, a programmi come Colorado e Zelig?
Chiamare comicità quella presente nelle trasmissioni citate è come voler definire Ristorazione l McDonalds. Ma questa è la comicità che va per la maggiore e, in mancanza di alternative, il pubblico se la fa bastare. Dal punto di vista televisivo, tra chi fa satira, io salvo solo Corrado Guzzanti che ha il senso giusto della caricatura. Stimo la sorella Caterina con cui ho lavorato, mentre Sabina non fa più satira, solo arringhe.
La sua definizione di umorismo?
E’ un elemento necessario nella vita di tutti noi, aiuta a vivere la quotidianità. Tra l’altro io non credo che sia più semplice far piangere che far ridere: ci sono degli stereotipi a cui si ricorre in ambedue i casi che troppo spesso sono scontati. Il luogo più comune per far ridere è schernire il potente di turno. Ma spesso è colpa anche degli italiani che si sono assuefatti a determinati comportamenti.
In che senso?
Gli italiani non fanno nulla per migliorare alcune situazioni. Se, ad esempio, i francesi scendono in piazza e fanno sentire la propria voce su specifici problemi, noi scriviamo un post su Facebook e ci accontentiamo di condividerlo. Tutto finisce li.
E’ vero che lei non ha la tv in casa?
E’ vero, ma non ne sento la mancanza. Ritengo che oramai non esista più il professionismo di una volta in vari settori, dalla conduzione, alla recitazione, alla regia. In compenso le serie tv sono molto migliorate.
La sua passione per la musica?
Dura da anni. Ho una serie di gruppi molto diversificati nei generi, nei quali suono con altri musicisti. Adoro comporre musica e ho scritto le colonne sonore dei nostri film.
Lillo, però non la segue in questa sua passione?
Ha altre passioni, tra cui dipingere i soldatini in miniatura.
Avete mai proposto alla Radio un programma musicale?
Certo, ma c’è sempre l’incognita del cambiamento di genere che blocca i dirigenti.
La vostra vis comica è slegata dall’attualità: una libera scelta?
Noi riproponiamo un po’ la vecchia commedia dell’arte, satireggiamo sui comportamenti dell’essere umano che non cambiano nel tempo. Però tendiamo a scrivere tutto delle nostre gag, lasciando al minimo l’improvvisazione.