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Si inizia dalla Chiesa della Gran Madre. Il conduttore cala subito una della sue carte fortunate: una delle statue potrebbe contenere il Sacro Graal, ma finora non è stato trovato niente. Non solo, perché a Torino ci sarebbe un pezzo d’Egitto: qui infatti, si trova il primo museo egizio della storia. Secondo un’antica leggenda, l’origine della città sarebbe proprio egizia.
Il museo nasce dopo due anni dalla tradizione della Stele di Rosetta, perciò era una sorta di ritrovo degli studiosoi, che finalmente potevano comprenderne meglio le opere.
Accompagnato dal curatore Enrico Ferraris, Giacobbo ci mostra il tempio all’interno. Sono esibiti sono 3300 reperti, ma ce ne sono catalogati ben 37000: saranno tutti aperti al pubblico a breve, ma ovviamente Giacobbo ha il solito pass per entrare in anteprima. In fase di restauro c’è una mummia, che possiamo vedere in anteprima.
Prima capitale d’Italia, dal Castello del Valentino viene ripercorsa la storia del gran premio che attraversava il capoluogo piemontese.
Giacobbo si introduce in un frigorifero scoperto casualmente nel 2006: una ghiacciaia comune sotterranea, “trovata” per caso durante la costruzione di un centro commerciale.
A Torino si trova pure la prima sede Rai, dove sono state fatte le prove generali per la tv. Lì davanti, l’imponente Mole Antonelliana.
Dentro la Mole un museo in continuo cambiamento: quello del cinema. Giacobbo sale in ascensore verso la parte più alta, arrivando prima a un livello di 85 metri, e spingendosi poi a 100. Le telecamere possono allargarsi ora su un panorama mozzafiato, da cui si gode l’intera Torino.
Per De Chirico questa era la città più inquietante non d’Italia, ma del mondo. Il conduttore ricollega l’affermazione dell’artista a una vecchia “tradizione” secondi cui la città sarebbe vertice di due triangoli: uno di magia bianca e uno di magia nera.
Si passa quindi alle grotte alchemiche: una tradizione di cui le persone hanno continuato a parlare. Si troverebbero sotto Piazza Castello, dove effettivamente delle grotte sono vi sono: secondo quanto tramandato, nelle grotte alchemiche si cerrcava, per conto del re, di trasformare il metallo in oro.
Viene ripescato dall’archivio un servizio del 2010, realizzato in occasione dell’ostensione della Sindone. E da Torino ci spostiamo verso Superga per visitarne la Basilica: l’edificio è stato costruito modificando la morfologia della collina, abbassata di 40 metri.
Giacobbo ricorda lo schianto dell’aereo della squadra di Torino, di ritorno da Lisbona dopo un incontro amichevole: lo scontro avvenne contro il muraglione di Superga, condannantp alla morte 30 persone tra giocatori, riserve, allenatori, giornalisti al seguito. Vengono trasmesse le immagini dei funerali, in occasione dei quali venne istituito il lutto nazionale.
Il “grande Torino” non era solo una squadra fortissima di cui facevano parte i giocatori della Nazionale, era un simbolo di rivalsa: dopo la guerra, vedere una squadra italianache andava all’estro e vinceva, era uno stimolo per tutti. Lo racconta il figlio di Valentino Mazzola, figlio di Alessandro, che solo in seguito seppe della tragedia: la mamma lo portò una settimana fuori, per evitare che qualcuno glielo dicesse.
Rimasti senza la prima squadra decimata, entrò in campo la formazione della primavera. Ma le squadre avversarie risposero con un gesto solidale: fecero giocare anche loro le rispettive primavere.
Passando da Verona per parlare di Romeo e Giulietta, si torna a Torino: furono i Templari a costruire una fortezza difensiva? La risposta è sul monte dei frati cappuccini, da cui raggiungeva la fortezza. Il monastero dunque, prima di diventare tale, era destinato a ben altro utilizzo. E al monte dei cappuccini si fece seppellire il conte D’Aglié, protagonista di una tormentata storia d’amore.
La puntata prosegue sotto terra, in un laboratorio in cui si studiano i meteoriti. In conclusione, un omaggio a Gustavo Rol.
L’ultimo appuntamento con il ciclo invernale del programma è anticipato a giovedì, in occasione della vigilia di Natale.