I filtri antiparticolato, in effetti, riducono la produzione del particolato – il pm 10 – cioè le polveri formate da particelle che hanno un diametro di 10 micron, inferiori, quindi, a un millesimo di millimetro. Allo stesso tempo, però, farebbero aumentare un altro tipo di inquinamento, il cosiddetto nanoparticolato.
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Da qualche anno, il dottor Stefano Montanari, esperto di nanopatologie, denuncia il potenziale pericolo per la salute umana causato dalle nanoparticelle prodotte dai filtri antiparticolato. A luglio 2015, anche il Procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone ha lanciato un allarme ai tre Ministri competenti, Gianluca Galletti, Graziano Delrio e Beatrice Lorenzin, sulla “estrema pericolosità dei FAP per la qualità dell’aria e conseguentemente per la salute umana”.
La Procura di Roma ha sostenuto che nessuno avrebbe controllato il funzionamento di questi filtri prima che venissero omologati, cioè autorizzati e che addirittura “la normativa di settore è stata scritta chiaramente per consentire l’omologa di quel tipo di sistemi”, cioè dei filtri antiparticolato, mentre la stessa normativa “si è rivelata insuscettibile di corretta applicazione a sistemi alternativi…”
Luigi Pelazza incontra Anna Dukic, amministratore della Dukic Day Dream, ditta veneta che dal 2008 ha intrapreso una vera e propria battaglia con il Ministero dei Trasporti per riuscire ad omologare e, quindi, poter fare circolare sulle strade italiane, il dispositivo antiparticolato da loro progettato.
A tal proposito, la Iena intervista anche Michele Campostrini, inventore del dispositivo Dukic.
Michele Campostrini: Nel 2002 abbiamo brevettato un sistema elettromagnetico che va installato tra il serbatoio e il motore. Migliora la combustione polverizzando la struttura molecolare del carburante stesso. Non è un filtro, è un dispositivo antiparticolato. Noi non filtriamo nulla, miglioriamo la combustione, migliorando le caratteristiche del carburante. Di conseguenza non si producono inquinanti, oppure se ne producono estremamente di meno, e riduciamo di conseguenza anche i consumi.
Iena: Però c’è un problema, cioè che il vostro sistema è stato sì certificato ma non omologato. Come mai?
Michele Campostrini: Non è stato omologato perché quando il centro prova autoveicoli di Bari, che è Ministero dei Trasporti, ha mandato a Roma tutti i documenti per avere il numero dell’omologazione dopo aver certificato la prova riuscita, Roma, cioè il Ministero centrale, ha detto “No, non vi diamo l’omologazione perché vi manca la prova di durabilità”.
Iena: Spieghiamo che cos’è questa prova.
Campostrini: La prova di durabilità serve per stabilire che dopo 50.000 o 100.000 km, il filtro antiparticolato deve filtrare ancora l’80% del 100% iniziale. Nel nostro caso, non essendo un filtro, il centro prove autoveicoli di Bari ha risposto immediatamente a Roma che non si può fare questa prova perché fisicamente non esiste un filtro. Non solo, ma è un pregio perché loro il particolato non lo producono. Da lì è nata una querelle legale in tutti i tribunali d’Italia che va avanti dal 2008.
Ma il dispositivo Dukic riduce veramente le emissioni inquinanti?
Luigi Pelazza si reca in un centro prova e revisione di Bologna, accreditato presso il TUV NORD (centro di omologazione tedesco riconosciuto dall’Unione Europea), dove alcuni tecnici fanno un esperimento.
Viene presa una macchina del 2002 classificata euro 2, che non può entrare nei centri storici e che rimane ferma quando scatta il blocco del traffico. Prima vengono misurati i fumi che produce normalmente e, successivamente, vengono misurati quelli che produce dopo aver montato un dispositivo Dukic.
Secondo il tecnico l’esperimento avrebbe avuto il seguente risultato: il passaggio da euro 2 a euro 4 di una jeep del 2002 per quanto riguarda le emissioni misurate.
L’inviato decide, infine, di recarsi al Ministero dei Trasporti per parlare con un dirigente che, già all’epoca in cui furono autorizzati i filtri antiparticolato per le auto a motore diesel, rivestiva un ruolo tecnico importante.
Iena: Di fatto, voi avete omologato questi filtri antiparticolato, quindi è grazie a voi se oggi questi filtri sono in circolazione sulle auto.
Antonio Erario (Dirigente Divisione Normative ed Accordi Internazionali Ministero dei Trasporti): Sì, esatto.
Iena: Pignatone dice che ci sono dei pareri di tecnici e di esperti che evidenziano “l’estrema pericolosità dei FAP per la qualità dell’aria e conseguentemente per la salute umana. Il nanoparticolato viene respirato dall’uomo ed è in grado di determinare gravissime patologie”. Inoltre, dice che avete fatto una legge che, da una parte, favorisce la case costruttrici dei FAP e penalizza gli altri. Delle nanoparticelle, Pignatone dice una cosa e la cosa è supportata dall’Istituto Superiore della Sanità (ndr, la Iena mostra un documento dell’Istituto Superiore di Sanità che a settembre avrebbe confermato le preoccupazioni della Procura di Roma) .
Erario: Le norme europee internazionali praticamente vengono soddisfatte solo e unicamente, per quanto riguarda il particolato, con l’uso del FAP.
Iena: Come fate a sapere se i FAP funzionano? Che prove vi danno le case costruttrici?
Erario: Si fanno delle prove di omologazione.
Iena: Ma voi queste prove di durabilità le avete mai viste?
Erario: Certo.
Iena: Sicuro che voi avete visto queste prove?
Erario: I nostri servizi di omologazione fanno quello.
Iena: Pignatone dice “Il Ministero non ha effettuato alcun controllo sull’esito finale e sul corretto svolgimento delle suddette prove. Non ha mai ricevuto, né ha mai richiesto ai produttori la documentazione inerente alla conclusione positiva delle prove di durabilità”. Lo dice il Procuratore della Repubblica di Roma, ed è grave quello che dice. Lei mi sta dicendo l’esatto contrario.
Iena: Le nanoparticelle possono provocare il cancro, punto.
Erario: In quale quantità? In quale numero?
Iena: Lei sta dando un’informazione sbagliata, perché sta dicendo che le nanoparticelle che fuoriescono dal filtro antiparticolato sono così in proporzione minima da non causare un danno alla salute. Lei sta dicendo questo.
Erario: Lei mi provi il contrario, cioè che ci siano anche studi che dicono che invece sono pericolose.
Iena: Eccolo qua. Non le basta l’Istituto Superiore della Sanità? (ndr, La Iena mostra un documento al dirigente).
Erario: No, perché se fosse così questo sa cosa significherebbe? Vietare tutte le macchine diesel del mondo.
Iena: Dovevate controllare l’effettivo funzionamento prima di rilasciare l’omologa, probabilmente. Sarebbe stata una cosa più sensata.
Erario: La procedura che noi abbiamo seguito è la stessa che si segue in tutto il mondo per omologare…
Iena: Non può essere sbagliata la procedura?
Erario: Tutte le procedure sono migliorabili, ma addirittura dire che è sbagliata.
Iena: Non ci può essere un buco nella procedura?
Erario: Si deve dimostrare però che c’è un buco nella procedura.
Iena: E questa è la dimostrazione è questa. Un vostro funzionario ha dichiarato che le prove non le ha mai fatte e che non era tenuto a farle. A settembre 2008 voi, in seguito a diverse prove previste dalla legge, avete omologato, certificato il dispositivo. Successivamente, sempre voi dite all’altro ufficio: “le prove che hanno fatto non vanno bene”. Dice (ndr, la iena indica un documento): “la Dukic non ha fatto la prova di durabilità”. La prova di durabilità si riferisce al filtro antiparticolato. Ora mi spiega come fa la Dukic, che non è un filtro, a fare questa prova?
Erario: (ndr, non risponde).
Iena: Facciamo una cosa. Voi dite alla ditta Dukic cosa deve fare affinché questo dispositivo venga omologato o no. Vi chiediamo, però, di venire al banco prova con noi. Ci interessa la salute pubblica, perché questo dispositivo potrebbe, e ho detto potrebbe, essere un dispositivo migliore del filtro. Facciamo le prove assieme? Non devono passare altri dieci anni.
Erario: Non devono passare altri dieci anni. E’ chiaro che per me fare chiarezza al più presto è sempre la cosa migliore. Secondo noi, a suo tempo, diciamo che è stato interpretato male il decreto da parte dei nostri colleghi. Bisogna anche ammettere gli errori. E noi abbiamo ritenuto come sede centrale di non procedere perché secondo noi non andava bene.
Iena: Si prende questo impegno con noi?
Erario: Il mio impegno è riferire a chi decide nel settore omologazioni, che non è il sottoscritto, e al più presto avrete una risposta.
Secondo “La Stampa”, il quotidiano online, il docente universitario Stefano Caserini del Politecnico di Milano ha effettuato una ricerca su questi tipi di tubi magnetici e tale ricerca ha incluso anche il sistema Dukic. Il Sig. Stefano ha asserito che questo tipo di tubi non possono dare risultati efficienti per risolvere il problema. Se perciò il tubo Duckic non può dare tali risultati mi chiedo se può essere possibile che durante i test effettuati tramite computer sia stato possibile per qualcuno manomettere il computer fer falsificare i dati.
Vedi l’intero articolo:
http://www.lastampa.it/2015/09/27/scienza/ambiente/il-caso/filtri-dukic-day-dream-un-misterioso-complotto-oppure-la-solita-bufala-2K0iGpICrNjDV8eczIVl4I/pagina.html
Sig. Roberto, non serve manomettere il computer per falsificare i dati in quanto i risultati di una singola prova non dimostrano nulla (bisognerebbe ampliare il discorso ma non è la sede più opportuna), non per niente le prove necessarie sono più di una, ma la premiata ditta non ha mai voluto nè replicare nè proliferare le prove… chissà perché!