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Dopo la puntata di domenica scorsa, ecco alcuni dei servizi in onda nella puntata:
– Come vengono riconosciuti gli scafisti tra i migranti che sbarcano sulle coste italiane? Cristiano Pasca si reca presso la Procura di Siracusa, dove è stato creata la sezione Gicic, il Gruppo Interforze di contrasto all’immigrazione clandestina, che si occupa principalmente di individuare e arrestare scafisti. Qui è appena arrivata la comunicazione del recupero da parte di una nave militare tedesca di tre barconi di migranti provenienti dalle coste libiche. La Iena segue passo dopo passo tutte le operazioni svolte dal Gicic, dal momento dell’approdo della nave tedesca nel porto di Augusta fino all’individuazione dei presunti scafisti tra centinaia di migranti.
– Qualche settimana fa Matteo Viviani ha raccontato la storia di Max, un uomo di 45 anni affetto dal morbo di Parkinson dall’età di 17. Dopo aver perso il lavoro a trent’anni, nonostante l’avanzare della malattia e le conseguenti sofferenze fisiche, Max ha deciso di comprare una piccola barca e dedicarsi all’attività di pescatore, aprendo anche una bottega sotto casa e gestendo tutto da solo. Settimana scorsa Max si è sottoposto, presso l’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, ad un complesso intervento chirurgico che potrebbe cambiargli la vita. L’inviato, che ha seguito Max nei giorni precedenti fino al momento dell’ingresso in sala operatoria, è tornato a trovarlo per verificare con lui quali siano stati gli esiti dell’operazione. Nel frattempo, grazie alle donazioni del pubblico, che ha chiesto venisse aperto un conto corrente, la Iena ha consegnato all’uomo un salpareti, un costoso attrezzo elettrico di cui Max aveva bisogno per il suo lavoro da pescatore.
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– Reportage di Marco Maisano che trascorre tre giorni insieme all’équipe di medici e infermieri dell’ospedale di Emergency a Kabul, in Afghanistan. Qui l’inviato documenta gli effetti della guerra sui civili: in sala operatoria arrivano persone di ogni età, ferite da proiettili o mine antiuomo, spesso in bilico tra la vita e la morte.
– Perché le calciatrici italiane non sono riconosciute come professioniste, costrette quindi a mantenersi facendo altri lavori e spesso obbligate ad abbandonare la propria passione per necessità? Se in altri Stati come Francia, Germania, Stati Uniti o Giappone il calcio femminile produce un certo giro d’affari tra sponsor e diritti tv, perché anche in Italia, dove il calcio è considerato lo sport nazionale, non ci si investe? Di questo profondo gap tra il mondo del calcio maschile e quello femminile se ne occupa Nadia Toffa, che raggiunge la squadra del Mozzanica (BG), seconda in classifica nel campionato femminile di Serie A, e una calciatrice italiana del Paris Saint Germain.
Qui la puntata di giovedì scorso.