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Si comincia partendo dalla musica, in quanto fondamentale nella sua vita. Dai Pink Floyd ai Doors, passando dai dischi di musica classica della madre; fino a quando, un girno, suo fratello tornò a casa con un disco dei Beatles. Nonostante labocciatura in quarto ginnasio, il papà regalò a Verdone il biglietto per il concerto di Roma al Teatro Adriano: “Il concerto l’abbiamo intuito, perché era coperto dagli urli. C’era la Magnani, e guardava schifata tutte queste pazze che urlavano”.
L’evento, ricordato ancora come storico, durò appena 38minuti. “Per me i Beatles stanno sopra a tutto perché sono musicisti; più che i Rolling Stones, io amavo gli Who”, prosegue Verdone. Appassionatissimo, seguiva i gruppi in concerto: al Brancaccio ascoltò Jimi Hendrix, riguardo la cui performance straordinaria, si dichiara ancora “scioccato”. Incredibilmente, la sala non er agremita; non solo, era alloggiato persino in un “alberghetto”vicino Termini. Dell’artista custodisce anche un prezioso cimelio: un disco con tanto di autografo in copertina.
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Tra gli italiani, sono stati molto importanti Lucio Dalla e gli Stadio, autori delle musiche di Borotalco. Mino Reitano invece compare in Sono pazzo di Iris Blond: la serie prima di girare, sebbene le riprese sarebbero iniziate alle 11.00, il cantante andò a dormire molto presto perché non voleva avere la faccia stanca.
Verdone condivide con Mollica e Pani il momento in cui conobbe Ennio Morricone: amico del padre, Sergio Leone stava aiutando Verdone in un progetto. Ma sul set mancava un elemento fondamentale: un compositore per la colonna sonora. Così Leone chiese a Verdone di seguirlo, andando a citofonare a una villa: apri proprio Ennio Morricone, che si dimostrò subito disponibile.
In omaggio al maestre, un medley al pianoforte eseguito da Danilo Rea.
Proseguono gli aneddoti. Il bullo di Un sacco bello nasce da un’esperienza vera: dopo aver assistito a un concerto al Piper, per tutto il tempo con gli occhi sgranati davanti alle “dimensioni” cantante, nel camerino lo vide togliersi una bottiglietta di Coca Cola dai pantaloni. Essenziali per Verdone i caratteristi, di cui ha cercato di carpire i segreti del mestiere guardando le commedie italiane: “Oggi tutti vogliono fare i protagonisti”. Mario Brega, la sora Lella, Raimondo Vianello e Ricky Tognazzi, Walter Chiari: sono questi i nomi da cui ha imparato.
Se non avesse avuto successo nella carriera artistica, ora Verdone sarebbe un professore universitario. Oppure un medico generico, perché pare che riceva continue chiamate per consigli su medicine da prendere.
Ma chi è il suo più grande supereroe? Il padre Mario. Un uomo partito poverissimo, diventato un intellettuale di riferimento grazie alla sue passioni: il primo docente di storia e critica dello spettacolo in Italia. motivi questi, che portano a ritenerlo il migliore di tutta la famiglia: “Prima c’è lui, poi, sotto, noi”.
La puntata si conclude con l’esecuzione di Danilo Rea come dedica a Carlo Verdone.
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