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“Bentornato a Sanremo”, lo accoglie il direttore che aveva voluto l’artista in uno speciale dal titolo Zucchero partigiano reggiano. “Sono qua con un po’ di ricordi”,risponde l’artista: 30 anni sono tanti. E infatti i ricordi iniziano subito a scorrere: “Nonostante cercassi di farmi notare, passavo inosservato. Arrivai con Donne, arrivai penultimo: avevano pure organizzato una cena, e dopo questo risultato, scapparono tutti. Erano delusi. Ero triste come un calzino: me ne andai a letto insieme a mia moglie, appena sposata”.
“Ero -prosegue- rimasto un po’ male: adesso sono passati tanti anni. Conosco Carlo da 16 anni: quando mi ha chiamato, mi sono chiesto se il Festival avesse dato più lui a me, o io a lui. Ho scritto tante canzoni vincitrici o classificatesi tra i primi posti: mi sono detto che ormai siamo pari”.
La figlia Irene invece? “Forse ha un po’ bisogno di andare all’estero e ripensarsi. A me all’inizio dicevano che non potevo piacere qui, poi ho cominciato a fare come dicevo io. A quel punto ha funzionato. Irene probabilmente ha bisogno di questo: deve inc*****si”.
Riguardo una sua partecipazione: “Io, come Vasco, qui perderei. Qui è proprio un’altra cosa: se venissi con un pezzo come Partigiano reggiano, mi prenderebbero a schiaffi”.
Domani sera suonerà con tre musicisti di successo internazionale. “Uno con cui avrei voluto non suonare o cantare, ma parlare per una sera intera davanti a un bicchiere di vino, è Fabrizio De André”.
Ad aprile Zucchero sarà a New York: tre date di cui vedremo un assaggio domani sera. “I meccanismi -spiega- sono strani: è difficile votare una canzone dopo averla sentita due, tre volte. Magari uno spettatore ha visto un certo cantante sui giornaletti, lo conosce per il gossip: su parte del pubblico incide anche questo: bisognerebbe far votare dopo un mese, ma non sarebbe più Sanremo”.
L’artista ricorda anche i tempi difficili: “Ero disperato, avevo una bambina piccola e nessun soldo: mi sono detto che dovevo trovarmi un lavoro vero. Ero disposto a tutto, pur di avere un mensile. Poi per fortuna Donne ha iniziato a girare bene”. Sempre in quel periodo, trovò un piccolo sponsor, pur di raggranellare qualche soldo: “Tanto era la serata finale, non potevano farmi niente”.
Prima di lasciare la sala stampa, una riflessione sulla musica italiana vista dall’estero: “È ben vista, la melodia è vista come esotica. Ma considerata come vecchia: loro vedono l’osteria col mandolino. Eppure noi abbiamo dei musicisti spesso più avanti rispetto a certi musicisti anglosassoni: sui testi noi italiani siamo molto più forti. Ma se noi cantiamo sempre Volare, tutto ciò è inevitabile: dobbiamo imparare a valorizzare anche altri brani altrettanto importanti, come La donna cannone o La prima cosa bella ad esempio”.
Zucchero aprirà la finale con Ci si arrende, poi una versione più lunga di Partigiano reggiano e un duetto virtuale in memoria di Luciano Pavarotti sulle note di Miserere.