“Interpretando il ruolo di Rosa Tomei, che per 40 anni è stata la compagna di Trilussa, mi sono resa conto, con emozione, che stavo riportando in vita una donna vera, rimasta nell’ombra e della quale mancavano le più elementari notizie. Mi stupisco di questo mistero. Gli sceneggiatori hanno lavorato per cercare di tratteggiarne il carattere e gli elementi essenziali della personalità.Per più di 40 anni è stata una presenza costante nella vita di Trilussa. Cameriera? Badante? Compagna? Nessuno ne ha mai saputo nulla.
Eppure un legame fortissimo, un amore straordinario a 360 gradi unisce Trilussa e Rosa. E’ lei la donna che governa tutto il suo mondo e la sua intimità, da cui gli altri sono esclusi. Rosa vive per il poeta, lo protegge, lo guida, lo preserva da se stesso e dai debiti, ne condivide le idee. Io mi sono trovata a dover compendiare nella mia interpretazione, tutte queste sfaccettature di una donna così particolare. Rosa lo ama? Di più. Un amore che è più di un amante, più di un figlio. Un amore che io non ho mai raccontato e che raramente ho visto sugli schermi. Forse un fac simile si potrebbe trovare nel rapporto tra la Loren e Mastroianni nel film Una giornata particolare.
Siamo in presenza di una donna dal carattere forte, per niente avvenente, analfabeta ma dotata di uno spirito ironico non indifferente. E’ fortissima nel tener testa a tutti, in primis ai creditori, per salvaguardare la pace di Trilussa. Gli dà da mangiare la cicoria che raccoglie e ne se priva lei, lo tiene tra le braccia mentre muore.
Ma chi era Rosa? Ho cercato di conoscerla cercando notizie su Internet. Di lei non ci sono immagini,le uniche risalgono a quando, dopo la morte del poeta, venne sfrattata dalla casa nella quale aveva vissuto con lui per 40 anni. Non aveva infatti alcun titolo per potervi rimanere,secondo la morale comune. E da quel momento, nessuno ne ha saputo più nulla.
Fino ad oggi, quando una signora, Enrica Schettini Piazza. mi ha contattato e mi ha raccontato di aver assistito, in ospedale, lei giovanissima volontaria, una donna che affermava di chiamarsi Rosa Tomei. Era malata e aveva un’ermiparesi. Le chiese: lei è sola? La Tomei rispose, guardando verso il corridoio: no, aspetto lui. E l’ha aspettato fino alla morte. Per lui aveva imparato a scrivere. Ha lasciato 33 poesie, pregando la giovane volontaria di trovare un editore per farle pubblicare. Io le ho lette, sono bellissime. E sicuramente alcune parlano d’amore, l’amore che lei aveva per Trilussa.
Quante coincidenze. C’è una voce che ci sta parlando, cerca di farsi sentire dopo la morte, non essendo riuscita a farsi sentire in vita. Io spero, con la mia interpretazione, di aver dato il giusto calore e la giusta dolcezza e forza a Rosa. E cercherò anche di darle voce, trovando un editore per le sue poesie”.