{module Banner sotto articoli}
Orfano del “Giova” di Crozza, la nuova stagione di Ballarò era stata lanciata puntando sulla presenza-evento di Benigni. Ma l’intervento del comico toscano si è rivelato un’intervista realizzata da Giannini, e nemmeno particolarmente memorabile: una spruzzata di retorica entusiasta sul futuro e poco più. Del resto questo è il Benigni che recita la Divina Commedia, mica quello che tastava le parti intime di Baudo rompendo la liturgia televisiva e desacralizzando l’ istituzione-conduttore.
Inizialmente si era parlato di una decina di comici a rotazione: grandi nomi che avrebbero attratto il pubblico. Avendo avuto Benigni al debutto inoltre, l’intenzione era quella di mantenere il livello alto, tanto che in un primo momento erano circolati i nomi di Fiorello, Sabina Guzzanti, Claudio Bisio, Luciana Littizzetto. E invece, già al secondo appuntamento, un filmato di Paolo Rossi.
All’esordio Ballarò ha vinto la serata attestandosi all’11,76% di share, con viva soddisfazione del direttore di rete. È bastata però una settimana perché la soddisfazione non fosse più la stessa: senza il premio Oscar e l’effetto novità, il programma ha quasi dimezzato gli ascolti scendendo al 6,53% di share.
{module Google richiamo interno} Intanto, a La7, Floris “rubava” l’idea di spalmare la comicità a più riprese durante la puntata, proprio quando Rai Tre, anziché avere il nome di rilievo, trasmetteva il filmato di uno spettacolo teatrale di Paolo Rossi.
Ora dunque, la squadra di lavoro sta cercando di capire come gestire la copertina satirica, che fino a pochi mesi fa era un rituale di Ballarò. Come vi abbiamo anticipato, in questa terza puntata ci sarà Giorgio Montanini, promosso dalla seconda alla prima serata di Rai Tre; si punta quindi sulla novità, cercando di dare una virata innovatrice al programma.
Non solo: in quanto stand up comedian, il comico sarà in studio, esibendosi live davanti al pubblico e agli ospiti. L’ideale per uno come Montanini, la cui crescita professionale non è avvenuta negli ovattati studi televisivi, ma nelle piazze. Davanti a pubblici da sagra, dove strappare una risata a chi non ti sta ascoltando, diventa una scuola di presenza scenica e carattere. Tanto più se i pezzi non prevedono le imitazioni dei dialetti regionali o profluvi di suocere, traffico sul Raccordo Anulare e donne isteriche col ciclo.
Non a caso, durante la conferenza di presentazione dei palinsesti Rai, Vianello l’aveva definito “ruvido”, e forse adesso questa sua “ruvidità” potrebbe imprimere una sterzata al talk show: l’asso da calare per catturare l’attenzione e, nel caso di eventuali proteste durante i suoi monologhi, tenere testa al Salvini di turno.
E chissà che ne penserà Floris di questo nuovo ingresso, lui che al termine di Ballarò, Nemico Pubblico nemmeno lo annunciava.