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Un cortocircuito singolare: lui che in Mario, serie della seconda serata di Mtv, è l’anchorman di un tg che lancia servizi che sbeffeggiano tutti i vizi dell’informazione di casa nostra, viene intervistato proprio dal Tg1, il telegiornale-istituzione della tv italiana.
Pochi minuti dopo, altro canale altro Maccio Capatonda: stavolta nel pettinatissimo salotto di Fabio Fazio, intervistato a Che tempo che fa insieme alla sua spalla Luigi Luciano, in arte Herbert Ballerina.
Giovedì notte, addirittura, era in contemporanea a Le Iene Show e ospite nel talk di Sky E poi c’è Cattelan, venerdì pomeriggio la sponsorizzazione proseguiva in radio, a Stai Serena su Radio2.Non basta: domenica scorsa lo ritroviamo a Quelli che il calcio. Marcello Macchia, insomma, sembra essersi inserito in quel sistema televisivo che aveva tante volte sbeffeggiato.
Nessuna incoerenza da parte sua: Maccio Capatonda non si è mai posto sul piedistallo di autore che disprezza la televisione. Di fatto però l’ha sempre trattata con irriverenza, in quanto strumento di abbruttimento dei suoi stessi spettatori.
Giulio Verme, il protagonista di Italiano medio, cresce con due genitori impegnati a fissare il piccolo schermo e non gli prestano attenzione. Così da grande è circondato da spettatori di reality show. Motivi questi, per cui l’uomo sposa la causa ambientalista allo scopo di differenziarsi dalla massa, seppur con scarsi risultati. È qui che subentra la miracolosa pasticca: dato che ricorriamo solo al 20% delle potenzialità del nostro cervello, e il compito si rivela impegnativo, tanto meglio ridurle al 2%.
L’italiano medio, cresciuto davanti alla televisione, insegue la fama effimera che i reality promettono ai loro concorrenti. Si rivela un troglodita, maleducato, volgare e sboccato: essenza e personificazione della cafonaggine, eppure modello vincente nella vita.
Il linguaggio comico che punta sul demenziale, i giochi di parole, le situazioni surreali, i personaggi sopra le righe di Maccio Capatonda non nascondono certo un’esplicita critica sociale. E la televisione occupa un ruolo centrale in questa visione della realtà. Nonostante ciò però, anziché considerarlo un outsider, la tv se ne nutre incurante dei messaggi da lui veicolati.
Non è questo l’unico paradosso; l’altro riguarda il pubblico. Complici le sue grottesche caricature, Capatonda infatti non è un autore di nicchia: lo dimostrano gli oltre 776mila like sulla sua pagina Facebook, ma soprattutto gli incassi del film, stimati in 317mila 547 euro nel primo giorno di programmazione. Si tratta cioè dell’incasso più alto registrato nell’ultimo anno da un film italiano al debutto in un giorno non festivo. In definitiva, il lavoro di Marcello Macchia è ampiamente apprezzato persino da quegli stessi “italiani medi” sbeffeggiati.
Potremmo pensare che è tutto “tratto da una storia finta”, ma probabilmente siamo troppo “medi” per rendercene conto.