“Sono davvero un tribuno”?, esordisce retorico il giornalista.
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Il monologo iniziale di Santoro tocca i trascorsi dei suoi talk: siamo quelli di Libero Grassi, dice; siamo usciti nelle piazze con le telecamere e tutti ci hanno copiato. E se chi ci ha impedito di parlare, cioè Berlusconi, è venuto proprio a Servizio Pubblico a chiedere di parlare, allora è segno che non è la squadra di Santoro ad aver perso. Intanto, la telecamera lo inquadra dal basso.
Il pensiero finale è riservato a Matteo Renzi: “mi ha chiamato per farmi gli auguri per il mio futuro, ma io gli auguri li faccio a lui, che poteva essere in questa piazza e invece ha scelto ancora di non esserci”. A noi, conclude Santoro, piace il rosso.
Al rientro dalla pubblicità, un vox populi di Bertazzoni al mercato, per testare gli umori nei confronti del premier. Proseguendo nel suo giro per la città, Bertazzoni incontra anche il parrucchiere del premier e Ceccherini.
Ora sul palco, Giorgia Solari e Marco Travaglio, che confrontano gli articoli che venivano scritti su Mussolini con quelli riguardanti Renzi. L’esaltazione della figura delle doti atletiche del premier è simile, tanto che i due leggono con la musica dell’Istituto Luce in sottofondo e riproducendone il tono di voce. Si tratta di un estratto del nuovo spettacolo di Marco Travaglio, in cui viene messa alla berlina una stampa compiacente, servile al punto tale da riuscire a riempire pagine con Renzi che guida una Smart.
Quella di Santoro è una piazza che raccoglie istanze: sul palco un insegnante, Giovanni Cocchi, e uno studente, Danilo Lampis, contro la “buona scuola” di Renzi. Poi il primo ospite della serata: Franco Battiato. Pubblicità.
Monica Guerritore omaggia Alda Merini, cantando Quelle come me. Un momento televisivo affatto casuale: dietro la Guerritore infatti, le dipendenti di un call center a rischio collegamento. La loro leader Serena è agguerrita: il call center è occupato dai colleghi, e nessuno ha intenzione di arrendersi.
Ancora una donna, che sta lottando per tenere in vita la cooperativa della Cesi. L’azienda ha perso le migliori professionalità; chiedendo aiuto a Bersani, il politico non ha saputo cosa rispondere a tal proposito.
Si prosegue con Sabrina Ferilli, sul palco con un monologo su cosa significhi per lei essere di sinistra: il sorriso di Berlinguer era il sorriso di chi si addormenta in pace con se stesso. La giustizia sociale può essere garantita solo se c’è lavoro, prosegue. L’unità è importante per batterci per le proprie idee; non sentiamoci tutti capi come i ragazzi della via Pal, mentre fascisti e leghisti si prendono le piazze.
Il ricordo di Enrico Berlinguer, citato dall’attrice, vive attraverso la figura della figlia Bianca Berlinguer. La giornalista racconta il periodo del sequestro Moro, durante cui Berlinguer sosteneva l’intransigenza nei confronti delle Brigate rosse: se fosse stato sequestrato lui, aveva detto a moglie e figli, nessuno avrebbe dovuto trattare con i terroristi, indipendentemente da ciò che lui avrebbe scritto durante la prigionia.
Gli uomini del Pci sentivano di lavorare per un progetto comune: il riscatto individuale passava attraverso quello collettivo. Il giorno del suo funerale, Giorgio Almirante si mise in fila per rendere l’ultimo omaggio a un uomo che, pur essendo avversario politico, aveva sempre stimato.
Il figlio Marco non volle che Craxi entrasse nella sala di rianimazione: il motivo però era personale, in quanto sapeva che il padre non avrebbe voluto essere visto in quello stato. Quando la famiglia uscì dalla stanza, i fotografi rispettarono la volontà di non ritrarre moglie e figli in quel momento di dolore.
Al pianoforte, Cristiano De André con Canzone dell’amore perduto.
Si passa all’attualità dell’inchiesta Mafia Capitale. Protagonista sul palco è Sandro Ruotolo, da qualche tempo sotto scorta per aver indagato sui rifiuti tossici a Casal di Principe. Prima di morire, il pentito Carmine Schiavone gli aveva detto che rischiava di fare la fine di Ilaria Alpi. Per Ruotolo, combattere l’evasione fiscale fermerebbe gli affari mafiosi.
Altro tema di attualità, l’iimigrazione. Ne parla Gad Lerner, subto dopo l’audio di una telefonata di richiesta di soccorso alla guardia costiera. Se non vogliamo che Rosso di sera sia solo un richiamo nostalgico, non possiamo lasciare che il luogo di nascita costituisca una condanna a vita.
Nicola Piovani esegue la sigla di Servizio Pubblico. A sorpresa, arriva e si esibisce Carla Fracci: è lei la straordinaria sopresa annunciata dal conduttore.
Dalla leggiadria dell’etoile de La Scala si passa a J-Ax; al rientro della pubblicità infatti, insieme a Il Cile, il rapper canta Maria Salvador, lanciandosi anche in un sermone a favore della legalizzazione delle droghe leggere.
Congedati i due artisti, è il turno di Giulia Innocenzi: la giornalista intervista Maurizio Landini.
Alba Parietti dedica il suo momento a don Andrea Gallo: un partigiano vero, in cui ha ritrovato la figura paterna. La Parietti si chiama Alba come la prima città liberata dal nazifascismo; papà non si era mai vestito da balilla, racconta la donna, ma non si è mai sentito diverso, bensì unico. Dopo la sua morte, ha cercato qualcuno della stessa statura morale a cui chiedere consiglio e chiamare nel cuore della. Il giorno del funerale, c’erano emarginati, prostitute, trans, mentre fuori dalla chiesa si sentiva in lontananza Bella ciao.
Ci avviamo verso il termine della puntata, con Alessandro Mannarino che si esibisce con Scendi giù. Seguono, le vignette di Vauro: per l’occasione, la spalla di Santoro ha rivisitato i gironi danteschi immaginando Renzi all’inferno.
Si va avanti: altri operai che si stanno battendo per non perdere il posto di lavoro, e chiedono risposta a Renzi. Dopo le rivendicazioni operaie, a smontare la reotrica della bellezza del premier, ci pensa Tommaso Montanari.
La conclusione infine, è affidata a Teresa De Sio, che propone una versione attualizzata di Bella ciao.
Santoro si congeda dal pubblico con un semplice “arriverderci”; Servizio Pubblico è davvero finito.