Il titolo Un’altra vita è espressione della scelta di Emma (la Incontrada) di trasferirsi da Milano a Ponza all’indomani dello scandalo che ha travolto il marito (Cesare Bocci) accusato di corruzione. Una vicenda che si preannuncia di sofferenza per la rottura di un consolidato equilibrio matrimoniale ma che prelude al raggiungimento di una più matura consapevolezza professionale e personale da parte dei protagonisti.
Spiegata così la vicenda sembrerebbe accattivante, piena di risvolti umani, degna di essere rappresentata e seguita perchè foriera di insegnamenti e persino di riflessioni sulla condizione di ognuno di noi.
{module Google richiamo interno} Invece, fin dalle prime immagini ogni buon proposito è stato abbattuto dalla sceneggiatura colma dei soliti luoghi comuni della fiction made in Italy. La prima puntata si apre con la festa di compleanno di una delle figlie di Emma e di Pietro. La piccola non ha neppure il tempo di spegnere le candeline che i Carabinieri bussano alla porta per arrestare il papà.
Il soggiorno sull’isola di Ponza procede tra ulteriori luoghi comuni: la caldaia che non funziona, le figlie di Emma che non riescono ad abituarsi al luogo, la dottoressa che non trova clienti, salvo poi ritrovarseli a frotte, dopo che, in condizioni precarie, ha fatto nascere una bambina. Una neonata, tra l’altro, venuta al mondo in tempi record. Misteri della fiction italiana.
Ma il vero, unico, protagonista della fiction è lo spettacolare paesaggio dell’isola di Ponza. Scorci e tramonti suggestivi, vicoli e panorami dal mare salvano la mediocrità di tutto il resto. Immagini che sembrano cartoline.
Una osservazione a parte merita la recitazione: assolutamente poco credibile. A volte sembra di essere capitati in un mondo fantastico nel quale tutto è stato scritto a tavolino e imparato a memoria ma ripetuto senza alcuna convinzione.
Di Cesare Bocci, il Mimì Augello de Il Commissario Montalbano, sono da apprezzare gli sforzi di far dimenticare il personaggio che lo ha reso famoso. Sforzi inutili. L’immaginario collettivo del pubblico guarda a lui come l’espressione della legalità e della lotta al crimine. Perciò il ruolo è azzardato.
Vanessa Incontrada recita alla medesima maniera nel bene e nel male, nella buona e nella cattiva sorte, da persona felice o sofferente.