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Come nasce l’esperienza ai Sociopatici?
Stavo promuovendo il mio fumetto “Le avventure di Pene e Vagina” a Lucca e mi hanno ospitato per parlarne. Sono stato con loro per tutta la puntata e mi sono trovato bene.
Dopo un paio di mesi mi chiamano: dato che Saverio Raimondo doveva girare la seconda stagione di CCN-Comedy Central News, erano rimasti in due. Perciò l’hanno proposto a me. Poi ho saputo che è stata Andrea Delogu a propormi.
I Sociopatici di Radio 2
In pratica, ha preso la quota “comico” del trio
Si. Mi piace portare il mio occhio da persona che non riesce ad entrare appieno in questo mondo, osservarne il lato comico. Certo, non sono uno stand up comedian come Saverio Raimondo, ma anche i miei sono interventi comici, una satira sugli eventi surreali che si vengono a creare: io ho 40 anni, ero abituato a parlare in faccia alle persone. Il modo di comunicare è diventato più diretto, ma si perdono anche molti aspetti importanti.
A me fa molto ridere questa cosa degli hashtag e dei trend topic, che per una grossa fetta di popolazione è diventato un passatempo.
Chi ha vissuto il “pre”, chi non è nativo digitale, gestisce le relazioni in maniera diversa: chi è nativo digitale invece, conosce solo questo modo di relazionarsi. Per approcciare una ragazza, adesso devi solo riuscire a sapere come si chiama: poi basta cercarla su Facebook.
Sta per iniziare Sanremo. Lei lo scorso anno ha partecipato insieme al collega Mandelli: venivate dal successo de I Solti Idioti, eppure il pezzo non ha ottenuto un gran seguito
Qualche radio l’ha passato, ma diciamo che è stato un disastro totale. In realtà noi siamo andati lì con uno spirito goliardico, ma forse abbiamo sbagliato il momento. L’anno prima eravamo stati ospitati da Morandi, e abbiamo pensato che ci sarebbe piaciuto partecipare. Solo che siamo arrivati all’Ariston dopo il flop del nostro terzo film, e ci hanno accusato di farci promozione. Tutti si promuovono a Sanremo, però noi eravamo entrati in un meccanismo in cui la nostra idea era stata spremuta al massimo, perciò agli occhi del pubblico evidentemente avevamo perso in “purezza”. Poi, quando qualcuno ha sostenuto che stessimo copiando Cochi e Renato, è arrivato il colpo definitivo.
Biggio e Mandelli concorrenti a Sanremo 2015
Non può negare però che l’omaggio fosse palese
Ha contribuito il fatto che per la serata delle cover avessimo scelto proprio un pezzo di Cochi e Renato. Però, lo assicuro, quando abbiamo scritto Vita d’inferno non ci pensavamo: invece, per contrapposizione, ci è venuto in mente il verso “e la vita l’è bela” quando ci hanno chiesto con quale cover esibirci.
A me fa piacere che ci sia stato riconosciuta una somiglianza con Cochi e Renato: comunque, di fatto, ognuno ha un retaggio dietro. Però si sa, a Sanremo si è sotto l’occhio del ciclone e non ti perdonano nulla. Ad ogni modo: un’esperienza bellissima.
La coppia artistica Biggio-Mandelli è definitivamente scoppiata?
Siamo stati 15 anni insieme, ma in questo momento, semplicemente, avevamo voglia di fare cose diverse. Comunque ci vogliamo sempre bene: tra di noi non è successo niente.
Il successo dei Solti Idioti, ad un certo punto, è diventato fenomeno quasi di massa. Come lo spiega?
Cercavamo di raccontare qualcosa che esisteva veramente: abbiamo rappresentato con degli sketch un mondo. Credo il successo fosse dovuto al fatto che ognuno ci si riconosceva, oppure, con un gioco di parole, ci riconosceva qualcuno che conosceva.
Una comicità etichettata spesso dai critici come demenziale, e non con un’accezione positiva
Il demenziale è una categoria con un sua dignità artistica, però il non sense è fine a se stesso. La critica che ci veniva rivolta non era centrata: più che demenziale, la nostra comicità era surreale, perché noi comunque volevamo arrivare a raccontare la realtà.
Finché realizzavamo la serie, nessuno ci aveva criticato: le cose sono cambiate quando poi siamo arrivati al cinema, quando insomma abbiamo raggiunto un pubblico più ampio.
Biggio e MAndelli ospiti a Sanremo 2014
Ricordo invece una critica positiva di Canova, che aveva notato un utilizzo accurato e non banale della luce
Soprattutto con la serie, volevamo fare anche un prodotto curato e bello da vedere, contrariamente alla mentalità comune che vuole i prodotti comici senza contrasti, ma luminosi e solari. Questa è la mentalità italiana su quello che è comico: sole, luce. Ma perché un film comico non può avere una fotografia interessante?
Per la serie avevamo chiamato un regista inglese: lì la realizzazione “cozzava” con la comicità greve che mettevamo in scena. Nel film invece, avevamo altre pressioni: abbiamo comunque cercato di non snaturare la nostra concezione della fotografia, e Canova se ne è accorto. Ci aveva fatto davvero molto piacere.
Tornerà in futuro in tv?
Se viene un’idea carina per tornare in tv si, sennò no. Non mi interessa il mezzo, ma fare qualcosa di buono, avere un’idea.
Anche perché, senza Mtv, forse non è nemmeno semplice trovare un’altra rete in cui avere spazio
La Mtv che ci aveva lanciati è sparita da un po’… Insieme a Mario di Maccio Capatonda, siamo stati l’ultima produzione. Mtv era un posto in cui non interessavano gli ascolti: faceva cose che pensava fossero belle, anche di rottura. Per questo aveva successo. Ora è in una fase di transizione come vetrina di Sky, peccato.