Quella di questa sera è la seconda delle tre date nella città veneta, che danno ufficialmente inizio al tour. Uno spettacolo che girerà l’Italia fino alla prossima primavera, con una pausa da novembre a febbraio per permettere la nuova conduzione di Claudio Baglioni a Sanremo 2019.
‘Al centro’ è stato ideato e realizzato da un gruppo di professionisti notevoli, tra cui spiccano Giuliano Peparini – a cui sono affidate Regia Teatrale e Direzione Artistica – e Duccio Forzano alla regia tv. Vedremo in scena più di 150 artisti per uno show che proverà ad armonizzare un gran numero di forme espressive al servizio delle canzoni.
È su questo congegno ambizioso che gli autori puntano per esaltare i grandi successi di Claudio Baglioni. Riascolteremo pezzi memorabili come “Questo piccolo grande amore”, “Strada facendo”, “Porta portese”, “Poster”, “E tu”, riproposti in ordine cronologico dagli anni ’60 ad oggi.
“Signora Lia”, brano del 1970, suonata in acustico da Claudio Baglioni per le vie di Verona, fa da anteprima di ‘Al centro’.
La diretta si apre con un pezzo forte: “Questo piccolo grande amore”. Scelta che di certo non dà ritmo all’apertura, ma ha il merito di coinvolgere immediatamente il pubblico dell’Arena di Verona (e quello a casa, viene da pensare).
Segue “Porta Portese”, canzone del 1972, più ritmata e vivace, esaltata dalla prima coreografica ideata da Giuliano Peparini.
Poi tocca a “Quanto ti voglio”, sempre del 1972, portata sul palco con un’introduzione rock. Lo spettacolo ha preso ritmo e man mano mette in mostra gli elementi che lo compongono. “Con tutto l’amore che posso” è anche un omaggio alle doti di tre cantanti coriste, salite sul palco con il padrone di casa.
“Amore bello” suggella l’affiatamento trovato con il pubblico presente a Verona, che canta dall’inizio alla fine. Tuttavia, l’impressione è che ancora non si siano viste le reali potenzialità dello spettacolo. Per ora, siamo di fronte ad un concerto evidentemente frutto di un grande lavoro e di una grande produzione, ma senza il salto necesario per andare oltre la celebrazione dell’artista.
Con “W l’Inghilterra” e “Io me ne andrei” (in versione fortemente rivisitata) tornano in scena le coreografie e tutto lo spettacolo sul palco sale di tono. “E tu” chiude il trittico che conduce al cuore dello show.
Su “Sabato pomeriggio”, invece, poteva essere fatto un lavoro più corposo. Ma per il pubblico è comunque una delle hit più conosciute: si canta in sing along.
“Quante volte” viene tenuta su da una nuova coreografia. Con “Solo”, Baglioni è l’unico a rimanere sul palco con una sedia, su una pedana.
Tocca al 1978 con “Un po’ di più”. Non è tra le prime canzoni che vengono in mente quando si pensa al cantautore romano, ma la coreografia e l’arrangiamento di questa sera le stanno regalando un’aura intrigante niente male.
Ancora 1978, con una “E tu come stai?” rivisitata ma comunque piuttosto ordinaria.
Con “I vecchi” e “Le ragazze dell’est”, lo spettacolo prende fiato e spezza un ritmo fin qui piuttosto sostenuto.
“Via” riporta una certa energia all’Arena di Verona. Anche in questo caso, l’arrangiamento e la coreografia, calibrati sulla canzone, la esaltano.
Siamo a metà concerto. Finora abbiamo visto uno show di livello, con un grande lavoro dietro, ma confinato ai canoni pop del Claudio Baglioni che conosciamo da sempre. Baglioni in forma, coreografie notevoli, arrangiamenti curati, atmosfera coinvolgente, regia con buoni passaggi, però nessuna sorpresa così grande da rimanere impressa.
La seconda parte prende slancio con “Strada facendo”. Poi, “Avrai”, del 1982, con il pubblico che accende centinaia di punti luce e crea la classica scenografia da Arena di Verona durante un concerto pop.
“Uomini persi” del 1985 segna questa fase piuttosto compassata, prima del gran finale. Da sottolineare le coreografie che accompagnano ogni pezzo, quasi tutte molto belle: uno sforzo enorme. Per “Un nuovo giorno o un giorno nuovo” e “Notte di note, note di notte”, tra gli arrangiamenti emergono sonorità, atmosfere, dettagli che stuzzicano maggiormente. E sul palco c’è spazio pure per un equilibrista.
“La vita è adesso” richiama il coro appassionato del pubblico, che del resto non è mai venuto meno. “Mille giorni di te e di me” è un momento per l’intensità e l’emozione dei grandi classici.
Con “Acqua dalla luna”, ‘Al centro’ entra nella fase anni ’90. Di nuovo una coreografia complessa e da apprezzare.
Se c’è una cosa che ha funzionato poco in questo spettacolo, sono le brevi introduzioni che Claudio Baglioni sta regalando di tanto in tanto alle sue canzoni. Servono a scandire il passaggio da una fase all’altra della propria carriera. Ecco, poche volte hanno aggiunto davvero qualcosa: nella maggior parte dei casi si è trattato di poche parole, pronunciate in maniera sbrigativa e apparentemente poco convinta. Solo un dettaglio ininfluente, ma in alcuni casi si è fatto notare.
Intanto, sta per iniziare la coda del concerto.
Si apre con “Io sono qui” del 1995 e un ritmo di chitarre tutte al femminile.
“Cuore di aliante”, del 1999, è “un viaggio verso la leggerezza”, dice Baglioni intorducendola e chiamando l’ultimo sprint per questa serata di ‘Al centro’.
Per la chiusura, Claudio Baglioni sceglie di rimanere da solo con un pianoforte verticale al centro del palco. E affida innanzitutto alle parole, ad un discorso – per la prima volta durante la serata – le sue emozioni e i ringraziamenti per l’affetto del pubblico ricevuto durante la sua intera carriera. Poi intona “Tutti qui”, da solo, in versione pianoforte e voce.
Sul finire del pezzo, il pubblico si alza e si raccoglie intorno al palco al centro dell’Arena. E “Con voi” è il brano scelto per chiudere lo show.
‘Al centro’ finisce qui. Spettacolo messo in piedi con professionalità di livello che si sono viste tutte, dalla regia alle tante e splendide coreografie. È mancato l’elemento sorprendente, quello che avrebbe potuto restituirci un Baglioni diverso, e forse sarebbe stato possibile variare maggiormente lo schema dello spettacolo durante la serata. Ma chi ama la musica leggera italiana di questo tipo e di quegli anni difficilmente può essere contrariato per questo concerto.