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Il trash zotico, grossolano, ma gioisamente ottimista, della “rustica progenie darwiniana” ha vinto perchè ha mostrato uno spaccato di (finta?) umanità in tutta la propria schietta e sgraziata esuberanza, senza ipocrisie e sotterfugi. Bonolis e Laurenti hanno dato visibilità a uomini e donne che, forse, in altre trasmissioni, non avrebbero avuto accesso. Bonolis, in particolare, ha cambiato i connotati al “normale” e al “diverso” (tra l’altro due categorie che si sono scontrate in una delle puntate) ha svergognato la misera cultura di alcune fasce di connazionali, ha messo spudoratamente alla berlina persone felici di essere prese per i fondelli ed additate al pubblico ludibrio per insana ignoranza. Persone che, magari, non si sono neppure accorte del sottile ma impietoso gioco psicologico in cui Bonolis è maestro, tronfie solo del momento di visibilità televisiva.
Una visibilità che le ha immortalate dalla cintola in giù, complice la telecamera di Roberto Cenci pronta a frugare tra gambe, cosce, lati B, per poi risalire al decolleté ed alle facce del pubblico in sala, stravolte da una prorompente ed animalesca libidine. Ma attenzione a non catalogare l’infoiamento del pubblico, evidenziato fin troppo bene dal regista, come semplice eccitazione sessuale. Per questo ci sono infiniti siti erotici che soddisfano le ansie e vanno molto bene alla bisogna.
In Ciao Darwin c’è di più: la pulsione sessuale è amplificata dalla spinta di Paolo Bonolis che incita ed aizza il suo pubblico ad ugola spiegata come un domatore circense fa con le bestie feroci. Ma, contemporaneamente, il conduttore la destabilizza creando, con la sua spietata ironia, un muro tra il pubblico eccitato e le creature colpevoli, con la loro statuaria fisicità, di suscitare tali istinti primordiali.
Bonolis sprona, pungola, fa del suo linguaggio l’arma tagliente e sferzante con cui domina sul suo luna park e sulla galleria degli orrori. Ma lui resta sempre distaccato dalle bassezze del popolino assetato di spettacolo e di prove orripilanti di coraggio. Lui è fuori dell’arena e si crogiola nella sua superiorità che nasconde negli anfratti di ogni puntata: piccole frasi colte, riferimenti letterari, passano quasi inosservati al rumoroso pubblico in studio e forse anche ai telespettatori a casa. Ma servono a Bonolis per sopravvivere e farsi scudo contro il fiume in piena di trash con cui ha travolto, consapevolmente, Canale 5 ad ogni puntata.
Ma, concludiamo, è un trash godereccio, è una rappresentazione scritta a tavolino che suscita curiosità, risata facile, divertimento grasso, anche sguaiato.
Questi i motivi del successo di Ciao Darwin 7- la Resurrezione. Un successo confermato anche dall’ultima puntata di venerdì 6 maggio: 5.229.000 telespettatori, share 28,35%.