Nell’anteprima dello show, Francesco Lancia si è intrufolato negli studi Rai di Napoli, arrivando fino al camerino di Renzo Arbore, chiuso nel bagno per discutere al telefono con la “fidanzata napoletana”.
Sempre nell’anteprima, Nino Frassica è apparso nervoso perché non ha fatto le “prove dell’improvvisazione”… Francesco Lancia ha anche incontrato Gigi Proietti, Lino Banfi e Marisa Laurito: i suoi tentativi di avere anticipazioni sono tutti andati male.
Dopo l’anteprima, Guarda… Stupisci ha avuto inizio sulle note di Come facette mammeta?.
Renzo Arbore ha aperto la serata, presentando l’Orchestra Italiana. Andrea Delogu ha fatto il proprio ingresso in studio, o nell’aula magna, detta anche Aula a Mare Antonio De Curtis dell’Università di Santa Chiara, nelle vesti di “direttrice”: il pubblico era interamente composto da studenti.
Arbore ha esordito, spiegando la funzione sociale del programma: “Non vogliamo fare un programma vecchio, vogliamo fare un programma antico!”. L’obiettivo del programma è quello di spiegare i meccanismi umoristici presenti nelle canzoni della tradizione napoletana.
Dopo aver spiegato il doppio senso contenuto nel testo di Agata, che dà il titolo al programma, Renzo Arbore si è esibito con la canzone Catarì.
Dopo aver “scaldato” il pubblico, Andrea Delogu presenta Nino Frassica che ha esordito, coniugando, a modo suo, il verbo stupire: “Non c’è un doppio senso. Stupisci è voce del verbo stupire. Io stupo, tu stupi…”. Renzo Arbore, però, gli ha schiarito le idee: “Voi, in Sicilia, come lo chiamate il pesce?”.
Nino Frassica, quindi, ha cantato Agata, stonando completamente le prime note: “Mi spiace, ho fatto solo 7 mesi di prova!”. Anche San Gennaro è venuto in soccorso di Frassica…
Renzo Arbore ha spiegato a Frassica anche il doppio senso del “solitario”. Frassica si è arrabbiato: “Io sono contro la volgarità, minchia!”.
Andrea Delogu ha dato il via alle domande degli studenti universitari presenti in aula.
Renzo Arbore, quindi, ha parlato di musica umoristica senza le parole, citando il comico e musicista statunitense Spike Jones. Nino Frassica ha proceduto con un suo esempio di meccanismo comico musicale, dando uno schiaffo ad un ragazzo. Frassica: “Ha fatto ridere?”.
Dopo la prima pausa pubblicitaria, Renzo Arbore ha reso omaggio a Renato Carosone, lanciando un filmato tratto dal programma televisivo del 1959, Musica alla Ribalta, riguardante Gegè Di Giacomo.
Andrea Delogu ha presentato Tullio De Piscopo che ha ricordato proprio il batterista Gegè Di Giacomo, lanciando, insieme ad Arbore, un altro filmato tratto da Serata di Gala, sempre del 1959.
Tullio De Piscopo, quindi, si è esibito con ‘O Pellirossa, la stessa canzone già ascoltata nel precedente filmato tratto da Musica alla Ribalta.
Durante la serata, sono andati in onda alcuni spot finti ironici firmati da Lillo e Greg.
Parlando di luoghi comuni, invece, Nino Frassica ha ammollato un altro schiaffo al povero ragazzo del pubblico, senza motivo…
E’ andato in onda, quindi, un filmato riguardante Massimo Troisi, tratto da Rosamuda… Che magnifica serata. In questo filmato, abbiamo visto Troisi cantare La porti un bacione a Firenze e lasciarsi andare alle canzoni napoletane ogni volta che partivano i mandolini.
Dopo l’omaggio a Troisi, Renzo Arbore ha presentato Gigi Proietti.
Durante la serata, abbiamo visto anche le improbabili lezioni di napoletano di Donald Trump.
Nino Frassica, successivamente, ha mostrato una serie di scritte reali e ironiche, viste e immortalate nella città di Napoli.
Gigi Proietti ha parlato del grammelot, procedendo con un esempio di grammelot “napoletano”.
Successivamente, l’attore romano si è esibito con Dove sta Zazà, “interrogato” da Renzo Arbore durante la canzone.
Renzo Arbore ha parlato delle usanze “svedesi” di Gigi Proietti per quanto riguarda il Natale (la moglie di Gigi Proietti è svedese). Carlotta Proietti, che da piccola cantava e scriveva canzoni in svedese, ha fatto il proprio ingresso in studio.
Gigi Proietti e Renzo Arbore hanno recitato insieme la barzelletta del leone. Proietti ha recitato una barzelletta anche con la figlia.
Ritornando sui luoghi comuni, Gigi Proietti si è esibito con una canzone sul caffè, firmata da Riccardo Pazzaglia e Domenico Modugno, ‘O cafè.
Il meccanismo comico successivo è stato la canzone sceneggiata.
A riguardo, è andato in onda un filmato tratto da A Parigi, con Renzo Arbore in Smorza ‘e llights. Poco dopo, abbiamo rivisto Fred Buscaglione con Eri piccola così, tratto da Passerella, e Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Claudio Villa, tratto da Drim.
Tratto da Marisa La Nuit, invece, abbiamo rivisto Marisa Laurito insieme a Mario Merola con la canzone Dicitencello vuje.
Marisa Laurito, quindi, ha fatto il proprio ingresso in studio, vestita da “pomodoro”.
E’ andato in onda un filmato tratto da Speciale per me, dove vediamo un “indisciplinato” Renzo Arbore dare suggerimenti sbagliati a Marisa Laurito, intenta a recitare Shakespeare.
Marisa Laurito: “Mi hai rovinato un monologo pazzesco!”.
Marisa Laurito ha cantato ‘A Risa. Nino Frassica: “Ah, finalmente c’è Arisa, qualcosa di moderno!”.
‘A Risa è una canzone di Berardo Cantalamessa.
Successivamente, sono andati in onda filmati tratti dai film Totò, Peppino e la Malafemmina, F.F.S.S. e I soliti ignoti e un’intervista di Massimo Troisi.
Renzo Arbore: “Insieme a Pino Daniele, Troisi ha inventato una Napoli moderna, giocando sempre sui luoghi comuni”.
Per parlare del meccanismo della vittima, Nino Frassica, ovviamente, ha proceduto con un altro schiaffone al malcapitato del pubblico.
A riguardo, sono andati in onda filmati tratti da Toto Peppino e i Fuorilegge, Teatro 10 e Che Combinazione.
C’è stato anche un omaggio a Dean Martin e Jerry Lewis.
Renzo Arbore, successivamente, ha reso omaggio anche a Roberto Murolo, raccontando un aneddoto e cantando Fravula Fra’.
Renzo Arbore ha ricordato anche Riccardo Pazzaglia, concentrandosi soprattutto sulla sua attività di autore per Domenico Modugno.
E’ andata in onda una scena tratta dal film Separati in casa, con Simona Marchini.
Successivamente, Lino Banfi ha fatto il proprio ingresso in studio. L’attore pugliese ha ricordato, tra le altre cose, il cambio di nome d’arte, da Zaga a Banfi, che gli fu suggerito da Totò.
Anche Lino Banfi si è esibito con una canzone, Isotta, anche questa all’insegna del doppio senso: “Ti fai un’orina di sonno…”. L’attore pugliese è stato spesso interrotto da pernacchie, minimizzate da Renzo Arbore: “Sono le pause, non ti preoccupare… Te la senti da ricominciare da “Duro, duro”?”.
A forza di doppi sensi, Renzo Arbore ha fatto arrabbiare Lino Banfi. Arbore: “Avete appena visto un tipico esempio di rissa televisiva…”.
Poco dopo, è andata in onda una scena tratta dal programma televisivo Patatrac, con Lino Banfi e Franco e Ciccio.
Lino Banfi ha ricordato con commozione anche Gianni Boncompagni.
Il meccanismo comico successivo è stato la clownerie. A riguardo, è andato in onda un filmato tratto da Drim, con Renzo Arbore e Roberto Benigni.
Successivamente, è andato un altro filmato di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, tratto da Milleluci, sempre con la canzone Catarì.
Dopo il filmato-omaggio a Franco e Ciccio, Vittorio Marsiglia si è esibito con La pansé.
Il finale di questa prima serata è stato affidato all’Orchestra Italiana, che ha aperto con la musica classica e che ha chiuso con la musica classica, e a Come facette mammeta?.
Guarda… Stupisci, purtroppo, ha stupito soprattutto, se non esclusivamente, per una durata spropositata che, di fatto, ha annullato anche il fine didattico che il programma si era preposto.
In realtà, il precitato obiettivo educativo e formativo si è rivelato un semplice escamotage per tirare su un programma televisivo all’insegna della nostalgia e del revival, non certo una novità ma nemmeno un difetto.
Nonostante la presenza di studenti universitari nel pubblico, uno studio ricostruito a mo’ di aula magna, la co-conduttrice Andrea Delogu nelle vesti di “direttrice” o maestrina, durante l’eterna lezione, non abbiamo assistito ad eccessivi tecnicismi: questo, sostanzialmente, è stato l’unico pregio della serata anche se, una velocissima analisi dei vari espedienti comici, trattati durante la serata, non sarebbe stata nemmeno un’idea così malvagia.
E’ obbligatorio ritornare, quindi, sulla durata del programma che, molto presumibilmente, sarà risultata estenuante anche per i fan imperterriti di Arbore.
Ogni occasione per rivedere la tv di Renzo Arbore è ben accolta, sia chiaro, ma oltre alla sostanza, anche la forma è importante.
Con il materiale andato in onda questa sera, negli anni ’90 o nei primi anni 2000, Renzo Arbore avrebbe riempito almeno tre puntate di trasmissione.
Purtroppo, anche l’artista foggiano è rimasto vittima della pessima abitudine di inglobare prima, seconda e terza serata insieme in una sorta di contenitore televisivo che rasenta la maratona.
La difficoltà di riempire così tanto spazio, inoltre, si è percepita davvero tutta: canzoni ripetute, gag ripetute (lo spot pubblicitario fittizio di Lillo & Greg è stato trasmesso più di cinque volte, dopo un po’, si è perso il conto…), trovate dimenticabili e superflue e anch’esse reiterate (la gag di Donald Trump su tutte).
La sostanza si salva perché, come già anticipato, rivedere il modo di fare televisione e varietà di Renzo Arbore è sempre un piacere.
Il tentativo, però, di attrarre un pubblico potenzialmente più giovane non ha avuto un buon esito, nonostante lo stratagemma del pubblico giovane e il mezzuccio, evitabilissimo, di inserire più risate in post-produzione.
La durata e la forma hanno depredato Guarda… Stupisci del proprio intento originario.