Ritroveremo i concorrenti con i loro numeri strambi o, perché no, talentuosi, mentre il pubblico sarà chiamato ad esprimere gradimento o disapprovazione con pentole e campanacci, quando il semaforo gli darà la possibilità di farlo.
Carlo Conti sarà affiancato alla conduzione da Ludovica Caramis, mentre il Maestro Pinuccio Pirazzoli dirigerà l’orchestra, sulla pedana che fu della spalla storica di Corrado, il Maestro Roberto Pregadio.
Il casting ha riguardato circa 6mila partecipanti. Oltre alle immancabili stranezze, gli autori hanno cercato personaggi dotati di talenti nascosti e sorprendenti. Forse La Corrida non è più un programma in grado di dare il via a nuove carriere – come è stato, tra gli altri, per Gigi Sabani, Neri Marcorè ed Emanuela Aureli – ma rimane un’ottima occasione per scoprire nuovi volti.
Seguiamo insieme la diretta della prima puntata.
La Corrida 2019 si apre con il giuramento, officiato da Ludovica Caramis. Un modo per accertarsi con ironia che sia i dilettanti sia il pubblico siano pronti ad accettare le regole della goliardia.
Poi, Carlo Conti ricorda con affetto Corrado e il suo esordio con La Corrida su Radio Rai, nel lontano 1968.
Subito dopo, pesca in platea la “Valletta allo sbaraglio” di questa sera: Linda, da Gragnano.
Con la celebre espansività campana, Linda è subito protagonista.
Si esibirà proprio cantando, cimentandosi con “Quando finisce un amore”, di Riccardo Cocciante.
Punta più a rendersi ridicolo che a cantare e la sua voce viene sovrastata dal frastuono dei campanacci.
Nel frattempo, la valletta Linda dice di non sentirsela di ricoprire il ruolo e viene sostituita da una sua amica, Nunzia, sempre proveniente da Gragnano.
La seconda concorrente è Maria Luisa Carmela Pappalardo da Catania. Personaggio a dir poco eccentrico, attualmente disoccupata ma si dice “dalle mille risorse”, plurilaureata, cantautrice, scrittrice, comica, esperta di marketing…
Questa sera canta “Un amore così grande” nella versione di Claudio Villa.
Di fatto, non canta, parla. E non ha idea di cosa sia l’orchestra, che infatti non riesce nemmeno a suonare. Scontata anche in questo caso la stroncatura da parte del pubblico.
Terzo concorrente: il rumorista Massimo Gasparini, fornaio di San Giustino (Perugia). Si presenta come pacioso e affabile.
Tra i rumori che riproduce ci sono la caffettiera, l’orologio a cucù, la scimmia, il treno e il cavallo. Non originale, quindi, però se la cava discretamente e non punta sulla ridicolaggine. Forse è anche per questo che dal pubblico riceve il primo applauso della serata, per quanto tiepido.
La concorrente successiva è Annalisa Bonadonna, 34enne pianista e musicoterapeuta.
Questa sera ci farà conoscere Carmela, il pupazzo suo alter ego, di cui è ventriloquo durante le sue sedute.
La canzone con cui si esibisce è “‘I te vurria vasa'”, celebre brano del repertorio della canzone napoletana. Per lei arriva addirittura la standing ovation del pubblico.
Adesso tocca a due concorrenti molto particolari. Sono Raffaele Comoli e Vincenzo Veneri, due maghi che hanno partecipato alla Corrida con Corrado, Gerry Scotti, Flavio Insinna e Carlo Conti, dunque con tutti i conduttori della sua storia.
Raffaele dice senza mezzi termini che questa sera farà meglio di David Copperfield.
Peccato che scelgano di puntare sul ridicolo.
La pausa tra le esibizioni viene dedicata ad una coreografia ballata dal corpo di ballo su un medley dei Queen.
Dovranno cercare di replicarlo sei donne e cinque uomini pescati a caso da Carlo Conti tra gli spettatori in studio. Vanno a prepararsi e li vedremo più avanti.
Intanto, assisteremo all’esibizione del dilettante Carmelo Razza da Catania. È un bizzarro 53enne che si definisce cantante, cantautore e poeta.
La sua presentazione diventa esilarante per via della quasi totale incomprensibilità di ciò che dice.
Canta un suo brano prima in maniera sbilenca, poi inizia a berciare. Rimedia quasi solo rumori dal pubblico.
Il sesto concorrente è il giovane Matteo Messore, studente 19enne di Cassino (Frosinone). Si definisce principalmente un trapper, per quanto il suo aspetto faccia sorgere qualche dubbio, per usare un eufemismo.
Canta “Sorrido sempre” ed è difficle utilizzare per lui un aggettivo diverso da “imbarazzante”. Il pubblico in studio, comunque, si divide.
Subito dopo si esibiscono Roberto e Alice Poggi, padre e figlia da Castel San Pietro, in provincia di Bologna. Lui gestisce un’azienda agricola, lei è studentessa appassionata di ballo.
Ha coinvolto in questa sua passione anche il padre Roberto e stasera ballano insieme. Non sono professionisti e si vede, ma ottengono ugualmente solo applausi (con standing ovation) dal pubblico.
Ora è il momento di Marcello Trezza da Roma, un ex impiegato di 81 anni che si definisce “regista di quartiere”. Ogni fine settimana raduna i personaggi più caratteristici del proprio quartiere e insieme si dilettano a girare cortometraggi parodistici, ispirati per lo più al cinema degli anni ’60.
È il primo concorrente-regista della storia della Corrida e proverà a girare una scena del film horror “La notte dei morti viventi”, rivista in chiave ironica.
Il Maestro Pinuccio Pirazzoli, Ludovica Caramis e la valletta Nunzia saranno gli attori del remake. Mentre Marcello girerà la scena con la sua videocamera.
La riuscita è pessima, ma il pubblico di divide ugualmente, forse apprezzando l’idea originale.
Segue Michele Noce, ex operaio 71enne dalla provincia di Frosinone, cantante appassionato di Claudio Villa.
Canta una versione di “Granada” al limite dell’inascoltabile e non è certo che lui se ne renda conto. Qualche applauso, ma soprattutto campanacci e pentole percosse per lui.
Il decimo concorrente è il pensionato Ermanno Arcese, un esagitato pseudo-ballerino proveniente da Arce (Frosinone).
È il quarto cocnorrente ciociaro di questa prima puntata de La Corrida 2019.
Anche lui si preoccupa sopratuttto di apparire ridicolo. Qualcuno applaude ispirato dalla sua simpatia, ma per lo più rimedia rumoracci.
Intanto, i “ballerini allo sbaraglio” si preparano in sala prove per replicare la coreografia sul medley dei Queen.
Ma per ora tocca a Carolina da Pistoia. È laureata in Archeologia e lavora come cassiera in un supermercato. È appassionata di canto e questa sera si metterà alla prova cantando “Fallin” di Alicia Keys.
Cerca di simulare una grande tecnica che in realtà non ha, però è ugualmente molto brava: solo appalusi e standing ovation.
Dopo di lei, è il turno di Giuliano Pesetti, 41enne informatico di Roma che si diverte a fare cover di canzoni straniere, riviste in fase di italianizzazione del testo.
Propone un medley di grandi successi, tra cui “YMCA”, ma non convince affatto. Il pubblico si diverte più per il modo strambo di cantare che per un qualche suo talento. Tanto basta, in ogni caso, per raccogliere non pochi applausi.
Ed ora Maria Adele Ceccotto, ex insegnante di greco e latino, proveniente da Portogruaro (Venezia). Scrive poesie e coltiva agrumi, ma soprattutto è appassionata suonatrice di violino.
Canta e suona “My way” di Frank Sinatra. Le facce afflitte degli orchestrali sono la fotografia perfetta del pasticcio di cui si è resa protagonista. Però, riceve ugualmente molti applausi.
L’ultimo concorrente della prima puntata è Rocco Tardugno, impiegato in un concessionario rivenditore di trattori. “Ballo e ululo”, dice.
È sconcertante, senza alcun senso. Rimedia un gran baccano, con qualche applauso sporadico. Per chiudere, chiede a tutto lo studio di ululare.
Adesso tocca al “balletto allo sbaraglio” sulle musiche dei Queen. Meglio del previsto, per quanto sgangherato.
Le quattro migliori performance della serata sono state quelle di Annalisa Bonadonna, dei ballerini Roberto e Alice Poggi, di Carolina Gavagni e di Giuliano Pesetti. Alla sfida finale degli applausi vincono Roberto e Alice Poggi.
La prima puntata de La Corrida 2019 finisce qui.
Ha ragione Carlo Conti quando dice che toccare il meccanismo de La Corrida sarebbe quantomeno rischioso. Anche perché è difficile capire su cosa lavorare, qual è il segreto che lo rende ancora oggi un programma di successo.
D’accordo la voglia di evasione e la propensione a lasciarsi andare alle risate, ma abbiamo visto per circa tre ore quasi solo personaggi con la smania di rendersi ridicoli, senza nemmeno il tentativo di provare a combinare qualcosa di realmente divertente o un minimo sensato.
Fino a qualche decennio fa, certi momenti potevano effettivamente essere percepiti come una rottura degli schemi (in special modo televisivi) e delle norme che regolavano la rappresentazione di sé in pubblico. Cosa renda tutto ciò ancora appetibile ed esilarante, dopo che esibizioni come queste sono state già viste migliaia di volte e sdoganate, è un mistero. Dunque, sì, effettivamente meglio non toccare il congegno, finché funziona.