Come ha anticipato anche nell’intervista che vi abbiamo proposto sul nostro sito, i prossimi protagonisti saranno Sophia Loren, Riccardo Muti, Leonardo Bonucci, Paolo Sorrentino e Maria De Filippi.
Ciascuno di loro avrà modo di raccontare non solo successi e cadute della propria carriera, ma anche curiosità più personali.
A raccontare comincia tu prende evidentemente il nome dalla canzone “A far l’amore comincia tu” della stessa Raffaella Carrà e ricalca il format spagnolo “Mi casa es la tuya”.
Seguiamo insieme la diretta della prima puntata.
L’anteprima è dedicata alla presentazione di Fiorello. I suoi esordi a 15 anni in radio, poi i lavori nei vilaggi vacanze, il teatro, il Karaoke fino agli show su Rai1.
L’intervista inizia in una sorta di loft allestito in una veranda lungo il fiume Tevere a Roma. Raffaella Carrà rompe il ghiaccio ricordando l’invito ricevuto da Fiorello per la prima puntata in assoluto di “Stasera pago io”, lo show con cui ha esordito in prima serata su Rai1, nel 2001.
Poi si torna indietro, alla turbolenta infanzia dell’artista siciliano: era un bambino e poi un adolescente molto irrequieto. L’esordio sul palco fu durante una recita in cui impersonava Ulisse e dice di aver provato delle sensazioni pazzesche che si ripromise in quell’istante di voler rivivere il più possibile durante la vita.
Con i suoi fratelli più piccoli – Catena e Beppe – dice di aver avuto sempre un rapporto sereno e affettuoso e racconta le serate passate insieme in casa a guardare i programmi televisivi.
Esordì a Radio Marte a quindici anni con una trasmissione di tre giorni e due notti senza sosta. Una sfida che veniva dalle radio libere e dagli Stati Uniti. Per 72 ore mandò in onda dischi e intrattenne i radioascoltatori, di fatto stabilendo un piccolo record.
Non andò benissimo, al contrario, con il calcio. Nonostante la passione che lo muoveva fin da piccolo, non riuscì a proseguire nella carriera di calciatore dopo le prime esperienze nelle giovanili. Ma il tifo è rimasto: prima il Catania, poi l’Inter – di cui è tifosissimo ancora oggi – hanno continuato ad alimentare la sua passione.
Tra i primi lavori che decise di fare per avere una primitiva forma di indipendenza economica, ci sono stati l’aiuto-fruttivendolo e l’aiuto- barbiere.
Il cambiamento radicale della sua vita, però, avvenne quando a Brucoli (Catania) fu inaugurato un villaggio turistico: “Lì ho visto che oltre la Sicilia c’era il mondo. È stata la svolta della mia vita”.
Entrò come collaboratore in cucina, ma racconta di essere stato felice ugualmente, perché per lui ciò che contava – si confessa simpaticamente – era stare lì, scoprire quel mondo fantastico e dedicarsi alla sua passione per le donne.
Poi Fiorello divenne cameriere, un’esperienza che ricorda come fondamentale: “Facendo il cameriere impari a rapportarti con le persone, a capirle. È facendo il cameriere che ho iniziato ad intuire come far ridere le persone, che poi mi volevano sempre insieme a loro”.
Dopo le prime imitazioni improvvisate per i clienti del bar del villaggio, decise di prendere l’iniziativa e di fatto una sera si impossessò del palco dedicato agli spettacoli, in un momento in cui era vuoto. Salì e iniziò a cantare “Moonlight serenade” di Glenn Miller in un inglese maccheronico, che però raccolse i primi applausi.
La sua prima, vera grande occasione arrivò grazie all’assenza del dj per alcuni giorni. Iniziò ad occuparsi dell’intrattenimento per alcune serate, facendo imitazioni (tra cui quella di Raffaella Carrà) e piccoli sketch.
La sua carriera era di fatto iniziata. Sua madre era scettica e preoccupata, mentre suo padre la rincuorava, lungimirante: “Con la faccia che ha, farà talmente tanta strada che ti stuferai di vederelo”.
Qualcosa di simile disse di suo fratello Beppe: “Ha una faccia da attore”.
Tornando all’impiego villaggio, Fiorello racconta che con lui lavorava, come istruttore di tiro con l’arco, Bernardo Cherubini – il fratello di Lorenzo Jovanotti – che gli propose di adare a Milano a fine stagione. Lì Jovanotti aveva già iniziato a lavorare con Claudio Cecchetto a Radio Deejay.
Cecchetto lo ingaggio da subito affidandogli programmi d’intrattenimento, per stessa ammissione di Fiorello piuttosto assurdi e sguaiati.
Si rendeva protagonista di uscite folli, come quando ammanettò in diretta su Rai1 Raffaella Carrà.
Nel 1990 era inviato a Sanremo per Radio Deejay quando ebbe al notizia della morte improvvisa di suo padre. Fu un duro colpo che ancora oggi gli rende difficile andare al Festival. “Con Claudio Baglioni ho voluto vincere questa difficoltà, per questo ho deciso di andare”.
Appena apprese la notizia, prese un’auto e corse da Beppe Fiorello, impegnato con il lavoro in Val D’Aosta, per dirglielo e poi partire insieme verso la Sicilia.
Anche Raffaella Carrà confessa che condusse Sanremo nonostante avesse ricevuto notizie terribili su suo fratello, malato di tumore al cervello.
Poi Raffaella Carrà invita Fiorello a salire in auto per andare verso il Teatro delle Vittorie, caro ad entrambi. È lì che Fiorello fu protagonista di uno dei suoi primi provini di grossa importanza, al cospetto di Pippo Baudo (che quella volta non lo prese). E fu dal Delle Vittorie che andò in onda “Stasera pago io”.
Lo showman, ad un certo punto, prende lo smartphone e fa partire la canzone “Ballo ballo” – che lui cantava al villaggio turistico – e cantano insieme.
Arivati al teatro, entrano e iniziano a ricordare le rispettive esperienze vissute – anche la Carrà ha presentato non pochi programmi in quel teatro – con gli aneddoti legati ai personaggi nelle foto appese alle pareti.
Tra i personaggi ricordati con maggiore affetto da Raffaela Carrà c’è Corrado.
Subito dopo tocca a Fiorello raccontare gli aneddoti salienti della sua esperienza. Come quando improvvisò in diretta con Celine Dion, visto che non c’era stato modo di accordarsi con il suo staff sul da farsi. Sorpresero tutti, con la cantante, di solito molto elegante e misurata, che iniziò a rappare con un “testo” che poi venne chiamato “Prosciutto e mortadella”.
Altra scena celebre fu quella in cui Dustin Hoffman disse in diretta a Fiorello: “Non mi rompere il …”. I due erano impegnati nel numero dell’ospitata e tutto avvenne simpaticamente, ma pare non fosse previsto che l’attore dicesse quella frase.
Anche Liza Minelli si prestò a rivedere in maniera ironica “New York New York”, in uno dei momenti che Fiorello ricorda più volentieri.
Sempre improvvisazione fu quella di Liza Minelli nella stagione di Domenica In presentata dalla Carrà.
La cantante si trovava a Roma per altri motivi e venne ospitata negli studi all’ultimo minuto, grazie ad una storita dello stilista Rocco Barocco.
Con Sylvester Stallone, invece, Fiorello si cimentò in un round di boxe.
E non poteva mancare il racconto di come nacquero la canzone e il ballo del “Tuca tuca”, marchio di fabbrica Raffaella Carrà. Una delle prime affermazioni – tutt’altro che facile da ottenere – fu con Alberto Sordi durante “Movie mag” del ’71.
Il racconto di Fiorello ora prosegue con il suo periodo più difficile, quello immediatamente successivo all’exploit con “Karaoke”. “Di positivo ci fu che mi resi conto di essere fuori controllo e mi fermai prima di fare troppi danni a me stesso e alla mia carriera”.
Fu Maurizio Costanzo a prendersi cura professionalmente di lui, chiamandolo a Roma per “Buona Domenica” e rimettendolo in corsa.
Ma a portare a compimento la sua carriera fu il produttore televisivo Bibi Ballandi, che lo chiamò in Rai per fare un varietà nella prima serata del sabato sera, “Stasera pago io”.
Ricordandolo, Fiorello si commuove profondamente.
Lo ingaggiò dopo essere rimasto colpito per come lo showman riuscì ad intrattenere il pubblico del Festivalbar per lunghi minuti. Durante una serata, si era creato un buco nella scaletta per alcuni problemi tecnici che avevano fatto spostare l’esibizione dei Red Hot Chili Peppers. Fiorello fu costretto ad improvvisare e lo fece talmente bene da colpire profondamente Ballandi.
Un altro grande con cui Fiorello aveva un legame profondo era Mike Bongiorno. In realtà, dice, sono stati a stretto contatto solo negli ultimi anni di vita di Bongiorno, nonostante lo imitasse da anni.
Fiorello ci tiene a precisare che le sue non sono mai state vere e proprie imitazioni, preferisce chiamarle caratterizzazioni.
Il racconto finale è dedicato alla moglie Susanna. “Sono quelle cose che capitano una volta nella vita: la vedi e dici ‘Ci siamo’. Mi è bastato vederla, ancora non la conoscevo e già sentivo che quell’incontro lì sarebbe stato unico”.
Il loro matrimonio dura da sedici anni e insieme hanno avuto una figlia, Angelica.
Susanna Biondo aveva già avuto una figlia, Olivia, per la quale Fiorello è diventato, di fatto, come un padre. “Mi sono emozionato enormemente quando ha detto a sua madre che ‘non ricorda la vita senza Rosario” e che se un giorno dovesse sposarsi, vorrà sia suo padre sia me ad accompagnarla all’altare”.
La prima puntata di A raccontare cominica tu finisce qui. Prossimo appuntamento per giovedì prossimo con l’intervista a Sophia Loren.
Raffaella Carrà è riuscita nell’intento di far conoscere in maniera gradevole e più in profondità Fiorello, con aneddoti e lati più personali forse conosciuti realmente solo dai fan più fedeli dello showman. Un’intervista rilassata, coinvolgente e anche divertente.
Tuttavia, in questo la Carrà è stata indubbiamente facilitata dall’ironia e dalla loquacità del suo ospite. Un fattore da non trascurare per un programma che dura molto e che è un’unica, lunga intervista: non è scontato che la stessa efficacia si potrà ottenere con tutti gli ospiti.
Da settare la fase centrale, in cui il programma si trasforma in una sorta di Techetechetè e che questa sera non sempre è stato gestito in modo da aggiungere davvero qualcosa di accativante ai filmati andati in onda.
In ogni caso, un esordio senza dubbio positivo.