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Viene subito presentato l’ospite speciale della mattinata: Andrea Camilleri accolto da una standing ovation. L’occasione è speciale in quanto è il primo dei romanzi storici dello scrittore riadattati al piccolo schermo.
La parola ad Eleonora Andreatta, responsabile di RaiFiction, E’ una grande emozione e felicità aver con noi il maestro Camilleri. Questa è la casa televisiva di Camilleri. RaiFiction ha sempre voluto lavorare sui romanzi storici, ma il lavoro è nient’affatto semplice.In termini di linguaggio cinematografico, il prodotto sarà all’avanguardia per l’attenzione posta all’ambientazione storica del 1877. La storia è fantasmagorica e piena di colpi di scena, dentro vi sarà tutto, dalla suspense alla mafia, dal dramma alla commedia.
Il racconto, continua la Andreatta, può tranquillamente essere inteso come apripista di un ciclo di film dal sottotitolo C’era una volta Vigata.
La parola passa subito allo scrittore e maestro Andrea Camilleri: Montalbano soprattutto nelle ultime due puntate ha raggiunto livelli altissimi di consenso. Beh io di fronte a tanto consenso provo un po’ di paura. Ho detto scherzosamente che non vorrei che qualcuno venisse sotto le finestre di casa mia di notte gridando ‘Montalbano santo subito!’.
Io non capisco perché le mie storie abbiano così successo. Sì, ci trovo delle qualità, ma non così tante. Tanto che m’è venuto il dubbio che Montalbano sia una sorta di alibi: sì, bello Montalbano, adesso andiamo a rubare dopo aver omaggiato il grande commissario.
La mossa del cavallo è un romanzo duro… Qualcuno ha scritto che i Montalbano sono testi rassicuranti, bontà sua!, io li trovo inquietanti. Questo è uno degli errori basilari dell’Italia. In Sicilia, per esempio, si chiese nel 1868 se i Siciliani volessero o meno far parte del Regno di Italia, questi risposero in blocco sì. Allora com’è che nel giro di meno di quarant’anni in Sicilia si proclamò per tre volte lo stadio di assedio? In Sicilia giunse un esercito fucilatore, com’è possibile? Carlo Alberto della Loggia fece un proclama: ‘Non abbiate paura a uccidere i contadini. Nelle loro fattorie troverete più fucili che pane’, com’è possibile allora tutto questo odio?
Pensate che la Sicilia, fino all’unità d’Italia, non aveva la leva obbligatoria. Con i Borboni si andava volontariamente. Giunse così, all’improvviso, la leva obbligatoria. E’ una tassa sulla forza-lavoro dei contadini d’allora. Questo è stato uno degli errori più giganteschi che il governo nazionale potesse fare. Ciò nonostante quest’esercito, fatto di siciliani, piemontesi e fiorentini, costituì la prima vera Unità d’Italia. E così è cominciata l’Italia da un primo grande errore enorme.
Passa la parola al produttore Palomar Carlo degli Esposti, Sono felicissimo di collaborare da più di vent’anni con Camilleri. Io dipendo totalmente dal maestro.
A parlare è ora il direttore di RaiUno Angelo Teodoli, E’ come fosse maturato un momento in cui una convergenza stellare ha fatto sì che si producesse questo immenso romanzo storico. Farlo adesso, in tale situazione storica, è perfetto. Il modo in cui è stato raccontato è moderno. Questo è un romanzo storico, è difficile da immaginare, ma il linguaggio utilizzato fa sì che risulti molto vicino al pubblico come Western all’italiana.
La parola passa ora al regista Gianluca Maria Tavarelli: Per quanto il romanzo sia estremamente rocambolesco e ironico, il tutto è estremamente vero e concreto e crudo. Mi sono permesso di pensare che la Sicilia fosse un po’ come una terra di frontiera, un po’ come il West italiano, senza troppe regole, con molti briganti eppure persone oneste… I personaggi del romanzo son straordinari, e quando ho pensato al riadattamento televisivo ho avuto paura. Eppure siamo stati estremamente fortunati nel trovare gli attori adatti.
Il microfono passa al cast. Il primo a intervenire è Michele Riondino: Nel momento in cui il mio personaggio si trova chiuso in un angolo, capisce che dovrà stare in una zona d’ombra, ambigua. Lui verrà manovrato a causa delle sue radici. Il linguaggio, neanche a dirlo, è profondamente radicato nel dialetto e questo personaggio che interpreto è uno dei precursori delle difficoltà linguistiche e relazionali che poterono subire i siciliani a ridosso dell’Unità d’Italia. La mossa del cavallo, in tal senso, è un romanzo estremo. Non mette il lettore a suo agio, niet’affatto, soprattutto quando il genovese si contrappone al siciliano. Conosco molto bene il siciliano, ma quando ho letto il genovese sono rimasto impietrito.
In questo percorso nell’idioma genovese mi sono fatto aiutare dal padre novantenne di un mio amico di Genova, che mi inviava memo vocali su Whatsapp ripetendo le battute, e dal capo ultrà della Sampdoria che mi ha supportato anche sul set.
Si passa alle domande
Al maestro Camilleri viene chiesto quale sia il suo rapporto con la Liguria e con Genova: E’ dagli anni ’50 che la conosco e ne sono rimasto affascinato. Quando posso la faccio tornare nella mia memoria. C’è un certo distacco dalla verità dei fatti. Tutto questo romanzo viene da una pagina di Leopoldo Franchetti, livornese, meridionalista e senatore del Regno d’Italia. Lui parlava però di un ispettore capo ai mulini di origine milanese. Ma pensare di far parlare il mio protagonista in milanese m’ha fatto venire i brividi. Perciò mi sono preparato leggendo i grandi poeti genovesi e anche qualcosa di teatro.
Camilleri adesso risponde ad una domanda sulla rappresentazione della sua Sicilia: Capisco di edulcorare in qualche modo la Sicilia, attraverso la memoria giovanile della mia Italia. Montalbano è stato utile per far scoprire paesaggi inediti della mia terra. Gli stranieri hanno così visto il Duomo, le piazze e quant’altro. Così come in questo film si daranno a vedere dei nuovi spazi inediti e mozzafiato, e di questo sono estremamente grato.
Viene fatta una domanda sugli errori commessi al tempo dell’Unità d’Italia e su quelli fatto oggi, soprattutto con riferimento alla campagna elettorale: Quella a cui stiamo assistendo non mi sembra né campagna né città. E’ solo qualcosa di disgustoso all’insegna di false promesse e litigi. In Italia l’aspetto più grave è la decadenza della politica. Si continua con gli errori del passato.
Un’altra domanda a Camilleri sulle differenze culturali tra Nord e Sud: Certo che c’è differenza tra Nord e Sud. Basta prendere un treno, oppure la Palermo-Messina, già basta questo.