Seguite con noi la diretta.
Si comincia. Manuel Agnelli entra in studio cantando a cappella uno dei suoi brani camminando per le strettoie dello studio Lanificio di Roma.
Si dà al via alla sigla vera e propria con Joan as Policewoman, il primo ospite internazionale della serata.
Joan ha suonato con Lou reed e tanti altri grandi artisti newyorkesi, esordisce Manuel Agnelli salutando l’ospite internazionale e passando al nucleo stesso del programma, La musica, l’arte, è politica. L’artista e il musicista fa informazione. E’ un megafono.
Si passa all’intervista a Claudio Santamaria, improvvisamente apparso in studio. Il ritmo è molto incalzante, praticamente senza pause.
Si parla dell’adolescenza in studio e Claudio Santamaria racconta di come venne introdotto alla musica da una ragazza incontrata al liceo.
Non avevamo un amplificatore, neanche una chitarra, ciò nonostante portai a questa nuova e imprevedibile band questa canzone, dice Santamaria così intonando le note del brano hit 1981 Boys dont cry dei Cure.
I due continuano a parlare delle loro esperienze d’infanzia. Il programma si contraddistingue subito per una forte spinta intimista. Agnelli e Santamaria stanno cercando di mettere al centro dell’intrattenimento i sentimenti e le emozioni, i dialoghi e i pensieri.
Agnelli passa ora al piano suonando un brano di Chopin al pianoforte. Dal pianoforte si passa alla chitarra di Santamaria che canta un brano degli Afterhours Non riesco a ricordare il tuo nome.
Agnelli e Santamaria si alzano all’unisono suonando ora insieme Ballata per la mia piccola iena, un altro brano degli Afterhours, con il supporto di Rodrigo D’Erasmo al violino.
Agnelli saluta Santamaria e passa al bancone del locale, in cui stazione il Premio Strega 2008 Paolo Giordano.
I due parlano assieme dei Maneskin e delle nuove generazioni. Sicuro c’è una cesura forte con i molto giovani, data prevalentemente dal digitale. Detto ciò mi sembra che il digitale dica loro di autopubblicarsi e autocomunicare, dice Paolo Giordano in chiaro riferimento all’uso spasmodico dei Socials degli ultimissimi anni.
Oggi vedo il successo come una malattia, dice Paolo giordano, porta dei circoli viziosi complicati. Io ci ho messo dieci anni a togliermi di dosso questa malattia e a tornare a scrivere in maniera più disinibita.
Si torna alle sonorità calde e assieme cupe di Joan as Policewoman, con il suo brano Tell Me.
Agnelli sta proponendo una selezione musicale all’avanguardia. Non c’è alcun dubbio, su questo versante il programma riesce in tutto e per tutto a far assaporare al pubblico italiano un’aria blues ed esteticamente fine e appagante. Ciò nonostante rischia a tratti di prendersi troppo sul serio.
Si passa all’intervista a Joan, Agnelli chiede subito all’interprete e cantautrice americana che aria tiri in America con Donald Trump presidente. Puoi immaginarti che aria tiri, è strana e soprattutto pesante, dice Joan.
Agnelli chiede poi a Joan di raccontare al pubblico italiano la sua avventura sentimentale negli anni ’90 con Jeff Buckley, il cantante americano morto a metà degli anni ’90 suicida.
Il microfono passa ora al cantante poliedrico Ghemon.
Interessante l’esecuzione di Ghemon, per due motivi: 1) le ritmiche blues infondono una profonda spensieratezza in studio; 2) il brano è lo stesso che i Maneskin eseguirono a Xfactor nei mesi scorsi e l’impressione, tutta col senno di poi, è che la loro versione sia migliore dell’originale.
Agnelli chiede a Ghemon come ha fatto a superare la depressione che lo ha afflitto. Il programma condotto da Agnelli non rinuncia affatto a una terapia d’urto con ospiti e, di riflesso, spettatori.
Torna Santamaria in studio che canta insieme ad Agnelli Gouge Away dei Pixies, uno di quei brani che, con ogni certezza, non è mai passato in Rai.
Si passa a Manuel Agnelli che spiega il significato di alcune parole, nella fattispecie la parola seminale, da cui associa un percorso musicologico che lo conduce sino a eseguire uno dei brani più famosi del Boss Bruce Springsteen State Cooper.
Il programma si avvia alle battute finali. Dopo anni di totale atarassia musicale finalmente l’Italia ha modo di godere di un programma per la musica e non per i produttori discografici. Per quanto a tratti si prenda troppo sul serio, Manuel Agnelli è riuscito nel compito prefissosi, meritando un plauso per la sua scelta coraggiosa.