Micol, con la sua arpa solenne che intona “Bella Ciao”, apre la parte serale del concerto del Primo Maggio. I Ministri si presentano con il loro alternative rock ricercato con il brano “Tra le vite degli altri” e chiudono con “La piazza”. Subito dopo la scena è tutta per Gianna “nazionale”. La Nannini è seduta su un trono, visto l’infortunio alla gamba, ma lei è una rocker e non si può tirare indietro o dire no e canta una canzone stupenda e malinconica omaggiando Guccini con una cover di “Dio è morto”. Poi “Fotoromanza”, che racconta gli anni del telefono coi fili, le attese e le follie degli amori, sempre con la sua immensa energia. Un finale un po’ incerto, qualche intoppo, ma Gianna continua e chiude alla grande con “Sei nell’anima”.
Ultimo fa emozionare di nuovo i giovanissimi con la famosa “Il ballo delle incertezze” e grazie alla sua meravigliosa padronanza del palco ci introduce veramente al clou della serata.
Ecco poi di nuovo la trap, i ragazzi accorrono verso il palco. È l’apocalisse? No, è Sfera Ebbasta, che ipnotizza tutti grazie al brano “Tran tran”. Con la sua solita irriverenza e senza mezzi termini chiude l’esibizione cantando “Rockstar” e facendo gestacci.
Si entra nel magico e sospeso mondo di Max Gazzè, con un’orchestra al seguito e proiezioni romantico-visionarie. Non sfigura dopo l’idolo della folla Sfera Ebbasta; ripropone pezzi del suo repertorio come “Una musica può fare” e “La vita com’è” e incanta con il brano portato a Sanremo 2018, “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”.
Ermal Meta è la faccia pulita della nuova musica italiana, sembra il ragazzo della porta accanto, canta con brio e profondità le sue “Vietato morire” e “Non mi avete fatto niente” (brano vincitore del Festival di Sanremo 2018). Il ritornello di quest’ultima è cantato interamente dalla piazza.
Carmen Consoli con la sua voce riconoscibile chiude il trio cantautorale ripercorrendo le tappe della sua ormai lunga carriera. Con “Amore di plastica” e “In bianco e nero” scioglie i nodi del cuore e fa scendere una lacrima ai presenti.
Subito dopo arriva sul palco il ciclone Cosmo, che promette 15 minuti di sfrenato divertimento. La promessa è decisamente mantenuta con “Turbo/Attraverso lo specchio” ed “Animali”, la piazza balla e si scatena sulle sue note. L’esibizione si chiude con il cantante che si getta tra la folla, per ben due volte, e viene trascinato a tal punto da non riuscire più a risalire sul palco.
Le Vibrazioni ritornano agli antichi fasti con i loro cavalli di battaglia “Dedicato a te” e “Vieni da me” e preparano il pubblico all’esibizione de Lo Stato Sociale, attesa band capitanata dal presentatore dell’evento Lodo Guenzi. Lodo si riappropria delle sue vesti musicali, cantando il tormentone radiofonico “Una vita in vacanza”, che ormai è entrata indelebilmente nelle nostre menti.
I Calibro 35 si ispirano alle colonne sonore dei polizieschi anni 70. Un inseguimento dopo l’altro illuminano di thriller la fine del concerto con il brano “Superstudio”.
Chiude questo strepitoso concerto – in modo del tutto inconsueto rispetto alle passate edizioni – il dj Fatboy Slim, con un remix house e techno che fa tremare le pareti della Basilica di San Giovanni in Laterano, un mix di pezzi storici da discoteca ed hit anni 80-90. Poi, quasi alla fine del suo set, manda in visibilio la piazza con il brano “Eye of the tiger” e viene proiettata un’enorme tigre alle sue spalle.
Ambra e Lodo ringraziano gli organizzatori e Guenzi chiude dicendo:
“Viva la cassa dritta, viva Fatboy Slim”