L’attrice, protagonista delle fiction Capri e Rossella, ambedue andate in onda su Rai1, racconta la sua esperienza sul set, i motivi che l’hanno convinta ad accettare il ruolo e parla a 360 gradi di molti altri argomenti, compresi i suoi progetti futuri.
Ci spiega, innanzitutto, di che parla la serie?
La storia è basata sulle azioni di un gruppo scelto di poliziotti anticrimine, reclutati a livello internazionale che hanno il compito di colpire e debellare la delinquenza organizzata e ripristinare la legalità. Di questo team quattro sono uomini, l’unica donna sono io. Lavoriamo e ci esponiamo in prima persona per ristabilire la sicurezza a livello globale e rendere la vita ai cittadini meno pericolosa. La delinquenza dilaga in Europa i cui paesi sono divenuti territorio perfetto pe sfuggire alla giustizia e far prosperare ogni tipo di traffico illecito.
Qual è il suo ruolo?
Io sarò la giovane agente Eva Vittoria, specializzata nella lotta a Casa Nostra. Nonostante sia cresciuta in una famiglia in odore di mafia, il mio personaggio è una professionista al di sopra di ogni sospetto. Ha dimostrato tutto il suo valore nel contrastare il traffico di droga e il ricoclaggio di denaro sporco. La sua particolarità consiste nel non utilizzare mai le armi.
Passerete tutte e cinque le puntate a combattere il crimine?
Assolutamente no. Ci saranno anche, nella sceneggiatura, molti risvolti affettivi, tensioni sentimentali, sofferenze umane antiche e presenti che condizionano molto la vita di ognuno di noi cinque. Insomma vedrete un bel mix di azione e passini che non deluderà, anzi catturerà l’attenzione del pubblico.
Come mai il suo personaggio non impugna mai la pistola?
La verità è che io ho da sempre un vero e proprio terrore per le armi. Così la produzione mi è venuta incontro e ha deciso di fare di Eva Vittoria una grande esperta di arti marziali.Questa sarà la sua caratteristica.
Anche lei, come altre attrici italiane varca l’oceano per tentare la carriera negli USA?
Innanzitutto, io sono italo- americana, nata negli USA, a Daytona beach in Florida, e vissuta lì fino a sette anni. Quindi ho una gran padronanza dell’inglese che è la mia lingua madre, anche se mi sento molto italiana. Mi sono sempre divisa tra l’Italia e l’America, e quando si è presentata l’opportunità di sostenere il provino per Crossing lines, sono stata avvantaggiata perchè era come se giocassi in casa.
Però la serie non è made in USA?
No, Crossing lines è una coproduzione finanziariamente nata in Europa e acquistata dagli USA. Ma le atmosfere che caratterizzano la storia sono molto americane, anche se arricchite da tanti ingredienti europei. Le riprese sono state effettuate tra Parigi, Nizza e Praga.
E’ alla sua prima esperienza come attrrice negli USA?
No, ho già preso parte ad una serie americana dal titolo Wilfred. So di essere all’inizio di una carriera prestigiosa che voglio portare avanti con professionalità e umiltà, consapevole di avere ancora e sempre molto da imparare. Ma ripeto, il mio obbiettivo principale è continuare a lavorare in Italia.
Ha già altri progetti italiani?
Nella prossima stagione autunnale tornerò su Rai1 come protagonista della seconda stagione di Rossella, fiction in costume che avrà una veste completamente rinnovata. Il mio persoaggio, infatti, sarà più moderno anche nell’aspetto, avrò una frangetta sbarazzina e mi esprimerò con un linguaggio meno ingessato.
Non teme le critiche dei suoi colleghi italiani per questa trasferta americana?
Assolutamente no. Io credo che in Italia siamo un popolo di invidiosi per fortuna benefici, nel senso che appena qualcuno fa qualcosa di differente, tutti ad analizzarne le mosse e a storcere il naso.
Come attrice spazia in diversi generi, trova difficoltà di ambientazione?
La forza di un attore consiste proprio nel mettersi alla prova in ruoli diversi. Ma non nascondo che passare da costumi e acconciature pesantissime come quelli di Rossella alla sveltezza delle azioni in Crossing lines, mi ha lasciata un momento perplessa e ho avuto bisogno di riadattarmi alla nuova situazione.
Ancora una volta, però, con Crossing lines, esportiamo all’estero una storia di mafia italiana. Non le sembra troppo?
E’ colpa nostra se continuiamo a produrre queste storie. E non dobbiamo meravigliarci, poi, se oltre confini si parla di noi solo per la mafia e, per quanto riguarda la politica, conoscono solo Berelusconi. Abbiamo tante risorse, infinite potenzialità, non fossilizziamoci solo in determinate produzioni.
Da italo americana, cosa apprezza maggiormente dei due paesi?
Dell’Italia amo tutto, degli americani apprezzo la capacità di valorizzare gli attori anche se hanno parti molto limitate in lavori per il piccolo e il grande schermo.Non amo affatto, invece, la gran mole di trash che ruota intorno ai personaggi dello showbiz.