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Sì, perché al tempo della Fallaci, quando fu assunta dall’ “Europeo” nel 1954, il giornalismo era ancora soprattutto carta stampata. L’idea di questa realizzazione di Rai Fiction con Fandango TV, e col sostegno della Regione Lazio nella produzione di Domenico Procacci, è venuta al regista Marco Turco: è stata sceneggiata da Stefano Rulli e Sandro Petraglia in collaborazione con Fidel Signorile e Marco Turco, anche se – a detta di quest’ultimo – nella più lunga versione televisiva si impongono evidenti elementi filmici.
“Ma non potevamo realizzare per le sale cinematografiche tre ore di fila di spettacolo – dice – per cui una sintesi, pur nient’affatto facile, si è resa necessaria. Il cast è stato sempre molto affiatato: del resto un film come questo, così sfaccettato, se non c’è affiatamento diventa irrealizzabile”.
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Ed ora gli artisti: Vittoria Puccini (Oriana) e Vinicio Marchioni (Alekos Panagulis) protagonisti: poi Francesca Agostini (Lisa), Adriano Chiaramida, Maurizio Lombardi, Gabriele Marconi, inoltre con Stephane Freiss nel ruolo di François Pelou (uno degli amori di Oriana Fallaci), e la partecipazione di Benedetta Buccellato.
“Doveva emergere la vita-contro della Fallaci – dice ancor il regista – una vita conseguente un carattere forgiato nell’adolescenza dalla staffetta nella Resistenza in Toscana. Perciò Oriana le notizie non se le faceva dire, se le cercava e non aspettava di essere accompagnata (nel filmato però, per farsi ricevere da Khomeyni fece sudare sette camicie al suo giornalista iraniano accompagnatore, togliendosi improvvisamente il chador dinanzi all’ayatollah, n.d.r.). So che siamo stati apprezzati essendo i primi ad esserci spinti in Vietnam per girare gli esterni: ma siamo andati anche ad Atene per riprendere la Grecia dei Colonnelli, e tutto con macchine fotografiche, macchine da presa, telecamerdigitale e perfino l’Iphone”.
“Eravamo tutti compresi nel catturare il realismo più fedele nell’ambientazione – dice Signorile – ma anche la figura di Oriana, contattando persone che l’avevano conosciuta, nella sua libertà da partiti e ideologìe, nel suo iniziale antiamericanismo, che però dopo l’11 settembre divenne – rompendo il suo esilio dorato dalla professione – un alto grido dal Corriere della Sera, e tutta la “rabbia e indignazione” di Oriana in difesa dell’Occidente contro l’Islam. Vittoria Puccini poi si è posta il problema dell’allacciamento della ribelle giovane Oriana con l’Oriana settantenne, in preda alla malattia: “ma ho subito capito che il fil rouge era la lotta, dapprima contro le ingiustizie nel mondo e le atrocità della guerra, poi contro il cancro e la morte.E ho voluto sempre in evidenza questa volitività e fierezza”.
E Vinicio Marchioni nella parte dell’eroe greco Panagulis che guidò la resistenza al regime dei colonnelli? “Sono stato l’amore più grande di Oriana: avevamo il carattere simile come il coraggio e la resistenza, un amore ritornante dopo dissidi e scontri. Io le avevo dato anche un figlio, che lei purtroppo perse, con grande sofferenza”.
Testimone di tutto la giovane universitaria Lisa, la cui figura entra nel film insieme con Oriana a Firenze e con lei agonizzante lo chiude, sempre a Firenze. “E ricordate, voi giornaliste – aggiunge Marco Turco – che oggi siete qui in tante, anche perchè c’è stata lei, Oriana Fallaci, con la sua professione coraggiosa, pericolosa e ‘maschile’, ad aprirvi la strada”.