Proseguono quindi le gag nella tavola calda Williamsburg Diner, nei bassifondi di Brooklyn, dove lavorano come cameriera, la sarcastica Max Black (Kat Dennings) e la bionda e milionaria in rovina Caroline Channing (Beth Behrs), ex rampolla dell’alta società costretta a mantenersi da sola, dopo che il padre è finito in carcere per frode fiscale e appropriazione indebita. L’incapacità della sofisticata Caroline di servire ai tavoli rende singolare questa sit-com nel cui cast, ci sono, tra gli altri personaggi, Oleg (Jonathan Kite), il cuoco ucraino del diner; Earl (Garrett Morris), il cassiere di colore 75enne della tavola calda dove si diletta a trasformarsi in un incredibile disc-jockey dopo aver suonato jazz; Han “Bryce” Lee (Matthew Moy), il direttore di origini coreane del Williamsburg inibito dalle donne e sempre alla ricerca di una trovata per avere più clienti; la polacca Sophie Kachinsky (Jennifer Coolidge), la vicina del piano di Max.
Quest’ultima e Caroline, seppur diverse e distanti anni luce come carattere, stringono amicizia e coltivano il sogno di aprire un commercio di cupcakes. Alla fine di ogni episodio, il budget delle due protagoniste viene aggiornato nella speranza che si possano raggiungere presto i 250 mila euro considerati necessari per realizzare il loro tanto agognato progetto.
King è co-ideatore con Whitney Cummings della sit-com che si è aggiudicata un Emmy Award e un People’s Choice Award. Martha Stewart compare nei panni di sè stessa. King e Cummings sono altresì produttori esecutivi con Tim Kaiser e Michelle Nader. Il tema musicale, “Second chance”, è eseguito da Peter Bjorn & John. Le riprese sono avvenute a Los Angeles.
Sono state molto differenti le critiche mosse alla serie da parte della stampa d’oltre oceano. Il “Washington Post” ha commentato che “si tratta di un bollente richiamo a La strana coppia”, “Hollywood Reporter” ha notato che “è la sit-com perfetta per ridere in tempi di crisi”, mentre il “New Yorker” ha difeso la serie adducendo che “è così spudoratamente razzista da non risultare offensiva o ripugnante”.