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Molti attori che hanno fatto televisione, oggi sono passati a fare teatro. E’ il caso di Gabriele Cirilli, Sebastiano Somma, per citare alcuni più famosi. Come mai questa “migrazione”?
“Ci potrebbe essere una motivazione nobile ed una meno nobile. Quella nobile: oggi gli attori sentono l’esigenza di non circoscrivere la propria recitazione solo in tv; cercano un’altra metodologia comunicativa. Il teatro è senz’altro un mezzo diverso ed affascinante. La motivazione meno nobile: ci sono sempre meno progetti in cinema ed in tv, o magari all’ultimo momento vengono meno e il tutto salta. E allora, ecco, che l’attore va alla ricerca di altre soluzioni, come il teatro che t’accoglie sempre, non ti abbandona, come fanno tv e cinema. In teatro progetti ed operazioni partono sempre e sono meno complessi che altrove. Ecco, perché, forse molti miei colleghi da un po’ di tempo a questa parte hanno scoperto la magia del teatro. Io abbino tv e teatro e posso affermare che quando recito davanti al pubblico, l’emozione è completamente diversa”.
Ed infatti anche lei fa spesso tv. Cosa guarda di più e cosa non le piace per niente?
“Innanzitutto guardo le fiction, dove anch’io mi trovo ad essere protagonista. Osservo cosa il mercato propone, mi tengo aggiornato guardando i miei colleghi nelle fiction. Seguo anche i programmi d’informazione (Porta a Porta, per esempio), quelli di approfondimento, nonché quelli sportivi da buon tifoso. Non seguo per niente i programmi di intrattenimento, i varietà”.
Se dovesse definirsi, chi è in realtà Marco Falaguasta?
“Una persona creativa… e basta”.
I suoi progetti futuri?
“Sono sia teatrali che televisivi. Dal 28 gennaio al 16 febbraio sarò di nuovo a teatro con Come tre aringhe al Teatro De’ Servi e dal 25 marzo al 20 aprile sarò per la prima volta al Teatro Manzoni dove riproporrò uno dei miei spettacoli di successo, L’ultimo rigore. In televisione vi do l’appuntamento a marzo prossimo dove sarò presente con due fiction, una su Canale 5, I segreti di Borgo Larici e su Raiuno con Il restauratore, che in questi giorni stiamo finendo di girare”.
Intanto, parliamo di “Tutta colpa della felicità”
“Molto spesso fra i miei coetanei sento molti rimpianti, delusioni, perché sono rimasti prigionieri di una vita che non hanno scelto e per loro felicità si sposa con libertà. E così come tema per questa nuova pièce ho deciso di mettere al centro dei protagonisti che vogliono riconquistare la libertà perduta e provano con coraggio a reinventare le proprie vite”.
E in che modo?
“Lasciando le mogli, il lavoro, la città, le proprie abitudini per inseguire l’obiettivo della felicità. Ma le difficoltà più comiche si avranno quando, liberi da tutte quelle cose che si ritenevano sbagliate, si cerca di percorrere la nuova strada. Si raggiungerà veramente la felicità? Non sempre. E’ su questo interrogativo che s’incentra tutta la commedia”.
La felicità, però, dal titolo sembrerebbe una colpa…
“Bisogna avere coraggio, intanto, di voltare pagina per raggiungere la felicità. Ma questa può diventare una colpa se non si punta ad altro nella vita. Alla fine si possono trascurare tante cose ed in quel caso la felicità può diventare colpevole”.
Ma lei che ha scritto il testo, l’ha raggiunta la felicità?
“Mi posso reputare felice. L’80% delle cose che volevo realizzare le ho portate a termine; quel rimanente 20% mi auguro di ammortizzarlo quanto prima. In fondo ho ancora del tempo davanti a me, quindi il risultato del 100% è raggiungibile”.