Il progetto si compone di una serie di monologhi affidati a personaggi noti che raccontano storie di donne uccise dai loro compagni; il tour nei teatri italiani era partito a novembre dello scorso anno, a sostegno dell’approvazione di proposte che contrastassero il femminicidio.
Tradotto letteralmente con il titolo Wounded to death, lo spettacolo sarà l’evento ufficiale di UN women, agenzia dell’Onu che si occupa dei diritti delle donne, il 25 novembre, giorno dedicato alla lotta contro la violenza di genere. Per l’occasione, i monologhi verranno recitati da un cast internazionale.
Ma andiamo con ordine. Il debutto in lingua inglese infatti, avverrà prima: il 19 novembre a Washington, nella sede dell’Organizzazione degli Stati Americani. Nel corso della giornata verranno celebrati gli 85 anni del CIM, l’agenzia intergovernativa nata per assicurare i diritti alle donne nei paesi delle Americhe; qui lo spettacolo coinvolgerà le 34 Ministre per le Pari Opportunità che parteciperanno al summit.
Il 25 novembre, come già anticipato, Wounded to death arriverà nel Palazzo di Vetro su invito della Missione Italiana. La rappresentazione verrà inoltre introdotta dagli interventi dei portavoce delle istituzioni partecipanti; non mancherà un bilancio sui risultati ottenuti da Stati Uniti e Italia. Il nostro paese in particolare è stato uno dei primi in Europa a sottoscrivere la Convenzione di Istanbul, che attende la firma di altri cinque paesi per divenire vincolante. A conferma dell’impegno made in Italy per la causa, si aggiunge la conversione in legge di un decreto contenente norme per combattere il femminicidio.
Il 28 novembre invece, si torna a Bruxelles, dove i monologhi di Blessées à Mort avevano già suscitato l’attenzione del Parlamento Europeo a giugno. Ora invece andrà in scena nel Teatro Saint Michel.
Infine, ultima tappa il 3 dicembre a Londra, a conclusione della Trust Women Conference, una conferenza sui diritti delle donne promossa dalla Thomson Reuters Foundation in collaborazione con International New York Times.
Quattro date che confermano dunque l’importanza del lavoro di Serena Dandini. Del resto, come vi avevamo già raccontato, Serena Dandini aveva dichiarato che questa rappresentazione sarebbe stata “uno sputnik in grado di provocare una serie di reazioni a catena, dibattiti, iniziative di sostegno alle associazioni che si occupano di violenza sulle donne”. L’intento era chiaro: “Vogliamo dar vita e forma a donne divenute solo dei numeri che in tv vengono chiamate per nome e vengono uccise spesso anche una seconda volta, sull’altare dell’Auditel”. E i numeri parlano da soli: secondo un rapporto delle Nazioni Unite, più di un terzo della popolazione femminile al mondo subisce violenza fisica o sessuale, spesso da parte del proprio marito o fidanzato. Segno che la mobilitazione non può e non deve fermarsi adesso.
Ferite a morte, lo spettacolo della Dandini arriva all’Onu
15 Novembre 2013
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