Dunque sarà un altro finale aperto per Una grande famiglia 2?
Diciamo, senza svelare nulla, che alcune linee narrative si chiuderanno. Ma altre rimarranno aperte e rappresenteranno la struttura sulla quale si baserà la terza serie che è già in fase di scrittura. Al centro, naturalmente dell’interesse e della curiosità del pubblico ci saranno i personaggi principali, Edoardo Rengoni, sua moglie Chiara che è diventata la donna di Raoul, il mio personaggio, Raoul e Eleonora la madre. Quattro personaggi in cerca di futuro. E siatene certi, il futuro per loro ci sarà. Soprattutto per Raoul.
Quali ingredienti hanno catturato tanto la curiosità e l’interesse del pubblico anche nel secondo sequel?
Innanzitutto raccontare la crisi al Nord è stata una delle idee vincenti. La prima difficoltà era rappresentata dal pubblico che avrebbe potuto non accettare il sequel con lo stesso entusiasmo perchè magari si attendeva eventi differenti da queli che sono accaduti. La bravura degli sceneggiatori ha sventato questo pericolo. E gli ascolti sono aumentati di puntata in puntata. La seconda stagione, poi, ha avuto due appuntamenti in più rispetto alla prima che era composta da sei episodi.
Ha funzionato il cosiddetto triangolo tra Raoul, Edoardo e Chiara?
E’ stato l’elemento chiave che ha diviso il pubblico per la particolarità della situazione in cui i tre personaggi si muovevano. I telespettatori si sono come divisi in fazioni parteggiando per Edoardo che voleva riavere la moglie o per Raoul sicuro di aver trovato in Chiara la donna della sua vita.
Può anticiparci qualche evento della terza serie?
Posso solo dire che il primo episodio della terza serie di Una grande famiglia si apre con un funerale. Ma non è quello di Raoul. Neppure noi attori, al momento, sappiamo chi morirà.
Dopo un ruolo così intenso e sofferto, si calerà in un personaggio più lineare e sereno psicologicamente?
Sono già sul set di Un medico in famiglia 9 serial del quale non interpreto tutte le puntate, ma una buona parte. E finalmente mi calo in un ruolo leggero: sono Marco Neri, giornalista sposato con una nipote di nonno Libero. Marco è un cronista d’assalto, cerca di calarsi in altre identità per intrufolarsi in situazioni particoalri e realizzare “lo scoop”. In questa serie scriverà anche la biografia di un atleta in difficoltà per cercare di entrare nel mondo dell’editoria.
E’ difficile per un attore dedicarsi solo alla lunga serialità?
Un attore può entrare anche in crisi se non si stacca ogni tanto dal set delle lunghe serie. Ognuno di noi ha bisogno di spaziare anche in altri settori. A me piace dedicarmi al teatro e al cinema, puntando sempre sulla qualità. Recentemente ho interpretato lo spettacolo teatrale Anticamera che è stato a Roma circa dieci giorni. E per il grande schermo ho lavorato con grande soddisfazione con Marco Tullio Giordana e Ozpetek.
C’è un personaggio che vorrebbe interpretare sul piccolo o sul grande schermo?
Si, vorrei calarmi nel ruolo di un poliziotto a metà strada tra l’indagine e l’azione. Ma anche interpretare un tranquillo giovanotto con una relazione sentimentale stabile non mi dispiacerebbe.
Le sue fiction sotto tutte targate viale Mazzini. Come mai?
Semplice coincidenza. Quando Canale 5 mi chiamava ero sempre impegnato in altri lavori. Ma per Mediaset sono stato nel cast del terzo sequel di Elisa di Rivombrosa, ho interpretato Intelligence e la serie I liceali.
Il suo rapporto con i libri?
Ho amato moltissimo e amo ancora Viaggio al termine della notte di Céline. E’ il mio libro di riferimento. Attualmente mi sto dedicando a volumi che raccontano storie di sport.