Ci spiega le funzioni del Comitato Media e Minori?
Al Comitato Media e Minori è affidata l’attuazione del Codice di autoregolamentazione Tv e Minori. Si tratta di un Codice che nasce dalla volontà delle Emittenti televisive pubbliche e private, nazionali e locali, di migliorare la qualità delle trasmissioni dedicate ai minori; lo scopo è aiutare le famiglie ed il pubblico più giovane ad un uso corretto della televisione, per sensibilizzare chi produce i programmi alle esigenze dei minori.
Come agisce il Comitato?
Il Comitato è stato estremamente importante per costruire, per così dire, una giurisprudenza sull’argomento. Ma la verità è che non possiamo affermare che l’attività molto impegnativa, seria e faticosa del Comitato Media e Minori abbia effettivamente tutelato in tutti questi anni i minori dai programmi nocivi o negativi per il loro equilibrio.
Infatti, nonostante la buona volontà dei promotori dell’iniziativa, sono ancora tanti i problemi che “attanagliano” il Comitato, a cominciare dal fatto che questo può intervenire solo dopo che il danno è stato fatto.
A tal proposito, alcuni propongono di sostituire il sistema dell’autoregolamentazione con modalità preventive di tutela dei minori. Il parent control ad esempio, potrebbe essere esteso ad età differenti dai 18 anni ed applicato anche nei confronti dei minori di anni 6, 8, 12, 14 e 16. Per fare ciò però, sarebbe necessaria la collaborazione delle emittenti, che dovrebbero “auto classificare” le proprie trasmissioni a seconda dei rispettivi contenuti.
Quali sono i problemi che vi hanno impedito di tutelare i minori in maniera adeguata?
Il primo punto di debolezza di questo meccanismo riguarda la composizione del Comitato, che è formato da cinque rappresentanti dei telespettatori, cinque rappresentanti delle emittenti e cinque rappresentanti delle istituzioni.
La decisione sulle trasmissioni segnalate infatti, è determinata dai cinque rappresentanti delle istituzioni che, a seconda che si schierino con le emittenti o con i telespettatori, cambiano il gioco. Di conseguenza, la composizione del Comitato andrebbe ripensata perché in questo modo funziona poco.
In secondo luogo, il Comitato può comminare solo una sanzione morale, cioè può obbligare l’emittente a dichiarare, in un telegiornale di massimo o di buon ascolto, di essere stata sanzionata, mentre l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, alla quale il Comitato invia le risoluzioni, può comminare sanzioni ben più pesanti. Ma non sempre lo fa.
Non bisognerebbe informare meglio il pubblico sulle funzioni del Comitato?
Infatti, un altro problema è legato alla scarsa conoscenza presso il grande pubblico dell’esistenza del Comitato e delle sue prerogative. Inizialmente le emittenti si erano impegnate a lanciare ricorrenti campagne informative sul tema, ma poi si sono limitate a segnalare l’organismo sui propri portali web. Anzi, la Rai neppure lo fa.
Un ultimo problema infine, sono le scarse, se non nulle, risorse economiche sulle quali può contare il Comitato. Tutti i componenti sono stati nominati a titolo gratuito, eppure sembra che manchino i soldi anche per rimborsare le spese di spostamenti e per realizzare un proprio sito web che sia efficiente ed autonomo rispetto al portare del Ministero dello Sviluppo Economico.
Lei ha fatto riferimento all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni; qual è il rapporto del Comitato con l’Agcom?
Il vecchio Presidente del Comitato, Franco Mugerli, si è a suo tempo scagliato contro il “lassismo” di Agcom che con le proprie decisioni avrebbe spesso “vanificato disposizioni di legge e del Codice di autoregolamentazione che il Comitato ha sempre ritenute chiare ed inequivocabili”. Per questo, il nuovo Comitato, in carica dal luglio dello scorso anno, ha riallacciato corretti e più proficui rapporti con l’Autorità, istituzione fondamentale per il raggiungimento degli scopi che si prefigge il Comitato.
Io stesso ho incontrato recentemente il nuovo Commissario Antonio Nicita, trovandolo particolarmente sensibile alle esigenze dei telespettatori più indifesi.
Parliamo delle emittenti, come si comportano rispetto al Codice?
Non tutti i gruppi editoriali presenti sul mercato televisivo hanno aderito al Codice di autoregolamentazione. Sky ad esempio, è una delle più recalcitranti agli obblighi previsti e, difatti, impugna sistematicamente davanti al TAR le nostre risoluzioni e le sanzioni di Agcom, vanificando tutto il nostro lavoro.
Altro canale a rischio per i più giovani è MTV che, da quando ha cambiato proprietà, è decisamente peggiorato. Ma il gruppo Viacom non sembra abbia alcuna intenzione di sottoscrivere il Codice.
Grande disponibilità, invece, ha dimostrato il Gruppo Discovery, proprietario di vari canali di discreto ascolto sul DTT. Ho personalmente incontrato i loro rappresentanti e spero che, quanto prima, aderirà al codice.
Che pensate di fare per rendere le disposizioni del Comitato Media e Minori più efficaci?
Con il nuovo Presidente, Maurizio Mensi, un giovane professore universitario particolarmente esperto di tematiche giuridiche, stiamo cercando di rendere il comitato più agile, cercando di sfruttare al meglio tutte le “leve” che le norme del codice di autoregolamentazione ci consentono, a cominciare dall’invio di tempestive ingiunzioni alle emittenti di adeguarsi alle norme violate, a finire con la emissione di comunicati stampa che stigmatizzano i comportamenti contrari al codice.
Non è una via facile, piana, ma ci metteremo tutto l’impegno possibile ed a tal fine sollecitiamo la collaborazione di tutti quelli che hanno a cuore una serena e salutare crescita psicofisica dei loro figli e nipoti. Un piccolo segnale di speranza c’è.