Intanto spiega ai nostri giovani lettori chi era Manzi?
“Un rivoluzionario che aveva una missione e la portava avanti sfidando le regole. Sono contento che Barbagallo ed il regista Giacomo Campiotti si siano imbarcati in questa impresa. C’è la ferma volontà di celebrare un personaggio così importante. Anche se la Rai svolge servizio pubblico, mi auguro che continui a far conoscere delle realtà che non si conoscono.
A proposito di tv. Quali sono le trasmissioni che ritiene migliori?
Per me sono validi programmi del tipo Report o Per un pugno di libri, che, per l’appunto, fanno informazione corretta e riscono a portare anche la cultura in televisione. Vorrei che ci fossero più programmi indipendenti dalla politica. Sarà difficile”.
C’è un personaggio oggi come lo era allora Alberto Manzi?
“Mi viene in mente Gino Strada, che con Emergency dedica la vita ad una missione”
Visto che è qui a Sanremo, lo vede il festival? E ha visto altre edizioni?
“Come un po’ tutti. Spesso si passano delle serate con gli amici a fare il Toto Sanremo. Quello che noto è che manca a Sanremo la musica indipendente. Ci sono dei gruppi interessanti, che fanno un certo genere di musica ma non partecipano al Festival. Trovo le canzoni di Sanremo troppo melodiche, sentimentali, si ispirano all’amore. Per carità, è un sentimento nobile, ma delle volte è troppo smielato”.
Chi le piace tra gli ospiti di quest’anno?
“ Ruphus Wainwright, adoro il modo in cui canta e mi piace il suo spirito”.
Dopo Rino Gaetano e il 1° Maggio, le manca solo di venire in gara a Sanremo…
“Perché no? Mi piacerebbe molto!”.
Progetti futuri?
“Sono in uscita con il film, presto nelle sale cinematografiche, Il venditore di medicine, è stato un lavoro molto duro, che ha fatto scalpore all’ultimo Festival del Cinema di Roma che racconta la storia di un uomo ingordo del suo lavoro, che pensa a fare soldi e che, per inseguire un sogno, perde tutto ciò che ama. Attualmente sto girando il film diretto da Ermanno Olmi, ‘14-’18. l’Italia in guerra di cui però non posso dire molto”.